Wise Society : Clima: servono misure urgenti prima della catastrofe

Clima: servono misure urgenti prima della catastrofe

di Fabio Di Todaro
9 Ottobre 2018

Secondo l'ultimo rapporto degli scienziati dell'IPCC il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi nel 2030

Se i Paesi della Terra non prenderanno provvedimenti per limitare l’emissione di gas serra, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi fra appena dodici anni, nel 2030. La triste prospettiva, che farebbe venire meno l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, emerge dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite-IPCC, che valuta le prospettive di mantenere il riscaldamento globale entro i limiti previsti e mostra la necessità di un’azione urgente per il clima. Approvato da 195 governi, il report (il più importante testo scientifico sui cambiamenti climatici, realizzato per guidare il processo decisionale delle politiche governative) sottolinea che oggi abbiamo l’opportunità, ancora e per poco, di modificare la china pericolosa su cui abbiamo posto il mondo come lo conosciamo.

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Clima: Sono quattro gli scenari possibili con cui i decisori politici potrebbero far fronte per ridurre le emissioni di gas serra di origine umana nell’atmosfera, Foto: William Bossen/Unsplash

Rapporto IPCC 2018: a rischio la sostenibilità del Pianeta

Il rapporto – frutto di due anni di lavoro di 91 ricercatori di 44 Paesi, che hanno esaminato seimila studi in materia e valutato quarantaduemila recensioni di colleghi e governi alle loro conclusioni – dimostra che mantenere il riscaldamento globale entro un aumento di (massimo) 1,5 gradi è più sicuro in termini di impatti climatici e che l’aumento della temperatura globale di due gradi oltre i livelli preindustriali porterebbe a conseguenze devastanti: fra cui l’innalzamento del livello dei mari, la desertificazione di molti territori, la perdita di habitat, della biodiversità e la diminuzione delle calotte glaciali.

Tutti scenari che si tradurrebbero – o meglio: che in parte si stanno già traducendo, con un aumento della temperatura attorno a un grado – in ripercussioni gravissime sulla nostra salute, sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza umana e sulla crescita economica. Un aumento di temperatura oltre i limiti andrebbe a braccetto con un incremento delle emissioni gas serra, anch’esse foriere di spiacevoli scenari per l’uomo e l’ambiente. Nella ricerca si legge che «il riscaldamento da emissioni umane dal periodo preindustriale a oggi persisterà per secoli e millenni e continuerà a causare ulteriori cambiamenti di lungo periodo sul clima». Secondo quanto riferito nel dossier, se oggi si cominciasse a ridurre drasticamente le emissioni e ad assorbire l’anidride carbonica esistente nell’atmosfera, si potrebbe raggiungere l’obiettivo di mantenere il cambiamento globale entro 1,5 gradi, poiché le emissioni del passato da sole non provocherebbero il superamento di questa soglia.

Come mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi

Sono quattro gli scenari possibili con cui i decisori politici possono far fronte a un’evoluzione così drammatica. In tutti i percorsi la quantità di gas serra di origine umana nell’atmosfera (causa del cambiamento climatico) viene ridotta. Due i modi: attraverso il taglio delle emissioni (passaggio a energie rinnovabili e veicoli elettrici, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, riduzione del consumo di carne) e attraverso la rimozione dell’anidride carbonica (riforestazione, cattura e stoccaggio del carbonio, quest’ultimo un procedimento ancora sperimentale).

Quattro percorsi di sostenibilità

Il primo percorso indicato dall’Onu è il più «verde»: prevede di puntare sul risparmio energetico e la riforestazione. Il secondo punta su una elevata sostenibilità di tutti i settori produttivi, con un limitato uso dello stoccaggio di carbonio (che ad oggi è fattibile tecnicamente, ma non ancora sostenibile economicamente). Il terzo scenario vede i settori dell’energia e industriale simili a oggi, ma con una maggiore attenzione alla sostenibilità e un ricorso significativo al «carbon storage». Il quarto percorso (quello più caro all’amministrazione Trump, ma tecnicamente futuribile) prevede uno sviluppo basato sulle fonti fossili, con forti emissioni riassorbite dallo stoccaggio di carbonio.

L’importanza dell’azione dei singoli

Secondo gli esperti, gli effetti del cambiamento climatico sono «visibili» in molte delle reazioni estreme adottate dal clima negli ultimi anni: alluvioni, scioglimento dei ghiacciai, siccità, carenza di cibo. E, com’è facilmente prevedibile, le conseguenze sono più evidenti nei Paesi in via di sviluppo, dov’è la situazione di partenza (in tutti i sensi è meno rassicurante). Il messaggio è rivolto tanto ai decisori politici quanto ai singoli cittadini: la sfida è talmente importante da non escludere nessuno. Anche le scelte che compiamo singolarmente – dall’acquisto dell’auto all’utilizzo del riscaldamento tra le mura di casa, fino al consumo eccessivo di alimenti di origine animale – hanno infatti una ripercussione sulla salute del Pianeta.                                     

La posizione dell’Italia

Il rapporto è stato commentato anche da Sergio Costa, ministro dell’Ambiente del Governo-Conte: «Si conferma quanto ho iniziato a chiedere appena insediato: l’accordo di Parigi non è sufficiente per evitare effetti disastrosi al Pianeta. Dobbiamo accelerare la decarbonizzazione con interventi in tutti i settori. L’Italia c’è». Di «emergenza clima» ha parlato Maurizio Martina, segretario del Partito Democratico: «Chiediamo subito una sessione straordinaria di discussione in Parlamento per affrontare la situazione e preparare al meglio la posizione italiana per la prossima Cop24, la nuova Cop per il clima, che si terrà ai primi di dicembre in Polonia».

Il rapporto riscontra che limitare il riscaldamento globale a 1,5 grado richiederebbe rapide e lungimiranti transizioni in molti settori quali: suolo, energia, industria, edilizia, trasporti e pianificazione urbana. Le emissioni di anidride carbonica nette globali prodotte dall’attività umana dovrebbero diminuire di circa il 45 per cento  (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2030, raggiungendo lo zero intorno al 2050. Questo vuol dire che ogni emissione rimanente dovrebbe essere bilanciata dalla rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera, raggiungendo così la cosiddetta carbon neutrality. Un’utopia, rispetto a quanto visto finora. Adesso o mai più, però: la Terra ha già mostrato a più riprese il conto del riscaldamento globale.

Twitter @fabioditodaro

 

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