Tre secoli dopo Montesquieu, una ricerca pubblicata su «Nature Human Behaviour»conferma il legame tra le condizioni climatiche e lo sviluppo del carattere di una persona
Chi vive al Sud, agiterà l’orgoglio meridionalista. Dal Nord, invece, è probabile che giunga la solita replica: «Ma se da voi si sta così bene, perché allora in molti vengono a vivere qui?». Che l’Italia, a oltre 150 anni dalla sua unione geografica, non sia ancora un Paese rappresentato da un’unica identità, lo si capisce dalle frequenti schermaglie tra meridionali e settentrionali. Il clima, la cucina, la socievolezza, il calore umano: su questi temi si gioca spesso il confronto sociologico, che in parte rispecchia la verità e in altre è foraggiato di stereotipi. Ma a tenere assieme questi aspetti, come ipotizzava già tre secoli addietro Montesquieu nell’opera “Lo Spirito delle leggi”, ci sarebbe anche un razionale scientifico. Non sarebbe aria fritta, dunque, il legame tra le condizioni climatiche e lo sviluppo del carattere di una persona. E uno studio appena pubblicato sulla rivista «Nature Human Behaviour» non fa altro che confermare l’ipotesi.
L’IDEALE SAREBBE VIVERE A 22 GRADI – L’esito della ricerca, condotta tra la Cina e gli Stati Uniti, è perentorio: vivere al caldo rende più estroversi e aperti a nuove esperienze. Gli stessi autori sono cauti: «Questo è quanto osservato, ma siamo lontani dal poter provare una causalità diretta». È però un dato di fatto che la personalità delle persone vari a seconda dell’area geografica in cui vivono, pur non essendo ancora chiaro ciò che esattamente porti a queste differenze. Per capire la relazione tra temperatura ambientale e personalità, gli esperti hanno raccolto di dati di 5.587 cinesi e li hanno messi a confronto con quelli di oltre 1,6 milioni di americani. Le informazioni raccolte riguardavano la temperatura delle città in cui vivevano i partecipanti e cinque tratti della personalità: estroversione, socialità, coscienziosità, nervosismo e apertura alle nuove esperienze. Le conclusioni hanno svelato come i soggetti che vivono a temperature miti mostrano punteggi più alti relativamente alla socializzazione e alla stabilità emotiva, oltre che alla «plasticità»: intesa come estroversione e apertura a nuove esperienze. I ricercatori hanno pure individuato quale sarebbe la temperatura ideale: 22 gradi, quelli che in questa fase dell’anno non si raggiungono nemmeno in Sicilia.
COSA SUCCEDERA’ COL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN ATTO? – Dietro quella che per molti potrebbe passare come la scoperta dell’acqua calda, c’è un razionale scientifico. «L’idea è che, come specie a sangue caldo, gli esseri umani hanno un bisogno fondamentale del comfort termico – afferma Samuel Gosling, psicologo dell’Università del Texas, tra gli autori della pubblicazione -. Le temperature piacevoli incoraggiano le persone a esplorare l’ambiente esterno, dove abbondano sia le interazioni sociali sia le nuove esperienze. Al contrario, quando la temperatura ambientale è troppo calda o troppo fredda, le persone hanno meno probabilità di uscire e quindi meno probabilità di incontrarsi con gli amici e di provare nuove attività». Un aspetto di cui tenere probabilmente conto, nel momento in cui si decide anche in quale città si vuole studiare o vivere. Con un avvertimento, però. «I cambiamenti climatici stanno facendo aumentare le temperature a tutte le latitudini: non dovremo dunque stupirci se nel tempo cambierà anche la nostra capacità di adattarci a esse e di conseguenza le nostre risposte». Chi può, dunque, corra a prendere un po’ di sole, prima che sia troppo tardi.
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