L'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa in uno studio ha dimostrato come gli stimoli ambientali possono arrestare il decadimento cognitivo negli anziani
L’Italia è una delle nazioni col maggior numero di anziani e oltre un milione di questi presenta un deficit cognitivo o una demenza senile grave: la cui forma più diffusa è la malattia di Alzheimer. Lungo la Penisola più di una persona su cinque (21,4 per cento dei cittadini) è over 65 e il 6,4 per cento ha superato gli ottant’anni. Contro queste malattie neurodegenerative, al momento non esistono terapie risolutive. Per questo l’obiettivo è mettere a punto interventi che contribuiscano a rallentare il processo di deterioramento cerebrale. Più di qualcosa è già possibile fare.
LA GINNASTICA PER LA MENTE RITARDA L’INVECCHIAMENTO – La conferma giunge da una ricerca pubblicata sulla rivista «Scientific Reports» e coordinata dagli istituti di neuroscienze e fisiologia clinica del Cnr. Oltre al ruolo della dieta, come spiega Lamberto Maffei, ex direttore dell’istituto di neuroscienze e vice-presidente dell’Accademia dei Lincei, «quando impegniamo il cervello in attività complesse e in un contesto sociale e giocoso, i circuiti neurali vengono rimodellati mediante la produzione di fattori neurotrofici che favoriscono la plasticità cerebrale. I neuroni rispondono agli stimoli anche nella terza età, consentendo di attuare una vera strategia anti-invecchiamento». Sottoponendo un gruppo di anziani colpiti da forme lievi di declino cognitivo a un programma di allenamento, per la mente e per il corpo, gli scienziati hanno notato una significativa frenata della progressione del disturbo. Per sette mesi le persone arruolate nello studio sono state accolte, per tre mattine a settimana, nell’area della ricerca del Cnr di Pisa in una struttura creata e attrezzata con una palestra, un ampio spazio riservato alle attività di gruppo e con ambienti dedicati alla stimolazione cognitiva (compiti di memorizzazione di volti e parole, esercizi di logica e giochi di attenzione).
L’OBIETTIVO E’ PORTARE QUESTO APPROCCIO NELLA PRATICA CLINICA – Gli anziani, accompagnati dai loro familiari, «hanno fin da subito mostrato di gradire molto la partecipazione alle attività proposte -raccontano Alessandro Sale e Nicoletta Berardi, ricercatori dell’istituto di neuroscienze del Cnr – e i risultati sono stati sorprendenti: gli stimoli ambientali hanno arrestato il decadimento cognitivo nei partecipanti, con effetti riscontrabili anche a livello dei parametri di funzionalità cerebrale valutati con le più moderne tecniche di imaging. Questi risultati possono avere importanti applicazioni in campo clinico per la malattia di Alzheimer e per altre forme di demenza senile: l’arricchimento ambientale costituisce una via molto promettente per stimolare la plasticità in maniera fisiologica e non invasiva, in una fascia di popolazione che spesso vive invece in condizioni inadeguate e povere di stimoli».
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