Wise Society : La metamorfosi di Essen: da città inquinata a capitale green

La metamorfosi di Essen: da città inquinata a capitale green

di Fabio Di Todaro
27 Dicembre 2015

Da patria dell'acciaio a culla verde d'Europa: la trasformazione della città tedesca come esempio anche per Taranto

Qualcuno, in Italia, l’ha già ridefinita la Taranto tedesca. E non a torto. Essen è stata per anni una delle città più inquinate d’Europa. Ma adesso, cinque anni dopo essere stata capitale europea della cultura, è stata nominata capitale verde per il 2017. Da città dell’acciaio, a culla della natura e della biodiversità. Chi è stato in questa grande città industriale della Ruhr tedesca, può confermare la svolta di una città che ha sfruttato i suoi problemi – l‘inquinamento in primis – per trarne un’opportunità.

Industria a Essen

Foto di Peter Heinsius / Unsplash

La storia di Essen e dell’industria dell’acciaio

La storia di questa comunità è legata a doppio filo all’industria dell’acciaio e alla famiglia Krupp. È qui che, oltre due secoli fa, il capostipite Friedrich pose le basi di una piccola fonderia, in quella che era la sua città natale. Era il 1811 e per partire bastarono sette operai. Fino a quel momento Essen aveva vissuto di estrazione mineraria, ma da quel momento in poi la sua identità risulterà trasfigurata. Fu il figlio di Friedrich Krupp, Alfred, a fare grande la fonderia, costruendo anche un rapporto di fiducia con i propri operai. Da qui il soprannome di “Alfredo il Grande”, vista la magnanimità nei confronti dei suoi lavoratori. Furono le sue scelte commerciali a far decuplicare l’attività della Krupp, che in quarant’anni passò da cinque a ventimila dipendenti. Le due guerre mondiali fecero decollare la fabbrica (che poi divenne ThyssenKrupp), cuore della corsa agli armamenti dell’Impero Centrale prima e del Terzo Reich poi. Essen si riscoprì così ricca e operosa, ma pure inquinatissima.

Emscher, il torrente simbolo dell’inquinamento cittadino

Se il simbolo dell’inquinamento e della violenza perpetrata alla natura a Taranto è rappresentato dalle 1600 pecore abbattute per gli elevati livelli di diossina nel loro corpo e dal divieto di coltivazione nel raggio di venti chilometri dall’Ilva, a Essen fu il fiumiciattolo Emscher – dagli abitanti della città tedesca definito “torrente merda” – a diventare l’emblema di un periodo soltanto all’apparenza fecondo.

In una realtà sprovvista di un sistema fognario adeguato a reggere l’urto di una fonderia di tali dimensioni per quasi due secoli, il piccolo corso d’acqua divenne da subito la prima “valvola di sfogo” per gli abitanti della Ruhr. Al suo interno finiva tutto ciò che era scaricabile. Un problema, quello dello smaltimento, a cui si aggiunse poco dopo quello dell’acqua da bere. Con le falde sotterranee inquinate, gli abitanti di Essen, si ritrovarono a bere un’acqua depurata, ma chissà quanto sicura. In nome del profitto e del lavoro, però, i Krupp apparivano intoccabili. Senza di loro la Germania non avrebbe sconfitto la Francia a Sedan né spaventato gli alleati durante il secondo conflitto mondiale. Ma dal 1986 – anno in cui fu chiusa l’ultima miniera di carbone – a  Essen si è sviluppato un centro finanziario che occupa circa l’ottanta per cento della forza lavoro e porta un ulteriore quota (140mila persone) di pendolari in città ogni giorno.

La metamorfosi di Essen

Essen, Germania

Foto iStock

La rinascita di questa comunità s’è compiuta dunque in meno di trent’anni. Un periodo giusto, ma talvolta insufficiente anche secondo i più famosi urbanisti europei, per cambiare il volto di una città. Per far fronte al problema dell’acqua inquinata, s’è deciso di recuperare l’acqua piovana in bacini artificiali attorno a cui sono sorte realtà residenziali, parchi e quartieri universitari. E il centro cittadino è oggi considerato un piccolo lavoro di design e progresso scientifico, in cui la modernità e la tradizione, la storia e l’identità della comunità locale si incrociano in una commistione che è poi il segreto della rinascita di Essen.

Karmenu Vella, commissario europeo all’ambiente e agli affari marittimi, ha motivato così la designazione a capitale green dell’Europa: «Per la capacità di reinventarsi a fronte di una solida tradizione industriale che ne ha segnato il passato». Oggi in città ci sono un percorso della cultura, il cinema più grande della Germania, una miniera – la Zeche Zollverein, l’ultima a essere chiusa – divenuta patrimonio dell’Unesco e un’ampia area cittadina riservata allo shopping. Parchi, chiese, sinagoghe e un fitto calendario di concerti e spettacoli teatrali completa il programma di chi fa un salto a Essen per apprezzare come sia stato possibile cambiare il volto di una città in meno di tre decenni. Segno che, se si hanno le idee chiare, non serve poi troppo tempo per ridare fiducia a una città.

Twitter @fabioditodaro

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