Wise Society : Bioedilizia: i nuovi materiali intelligenti che fanno bene all’ambiente

Bioedilizia: i nuovi materiali intelligenti che fanno bene all’ambiente

di di Giorgio Viscardini
30 Novembre 2010

L’ultima frontiera della bioedilizia vuole gli edifici capaci di interagire in relazione a posizione ed ecosistema circostanti. Un approccio dinamico per ridurre i consumi e gestire lo spazio con maggiore efficienza. A vantaggio di chi ci vive

Ancora oggi lo sfruttamento energetico mondiale ricorre per l’80 percento circa a fonti di origine fossile quali carbone, gas, petrolio e tecnologie a rischio, come l’energia nucleare. La crescita costante del fabbisogno energetico di Paesi in via di sviluppo e l’esaurimento progressivo previsto nei prossimi decenni delle scorte disponibili, hanno fatto si che la sfida dettata dall’ambiente si riflettesse su un settore i cui prodotti sono tradizionalmente concepiti come oggetti statici e rigidi: l’edilizia. Esigenze diverse come controllo ambientale, tutela della salute e risparmio energetico trovano oggi convergenza in quella corrente comunemente chiamata bioedilizia.

Solar Decatlon Europe

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Bioedilizia per ridurre i danni su ambiente e salute

Costruire in edifici e case in bioedilizia significa limitare il consumo di risorse non rinnovabili, e, utilizzando materiali non nocivi ed ecologici, ridurre al minimo l’impatto sulla salute e sull’ambiente.  Il settore dell’edilizia è, infatti, fra i maggiori responsabili del consumo energetico mondiale: solo in Europa, il mercato edilizio utilizza circa il 45 percento dell’energia prodotta e il 50 percento delle risorse naturali attualmente disponibili. Il concetto di architettura reattiva sta lentamente prendendo piede grazie alla spinta dei cosiddetti materiali intelligenti, una serie di composti dotati di una o più proprietà soggette a stimoli esterni, come lo stress meccanico, la temperatura, l’umidità, il pH o il campo elettrico e magnetico.

Materiali innovativi e prototipi e energia zero

L’ultimo arrivato in ordine di tempo è un vero e proprio materiale “camaleontico”, capace di regolare l’isolamento a seconda della temperatura esterna. Si tratta di un polimero liquido e termosensibile, brevettato per la copertura di tetti e realizzato a partire dall’olio di cucina esausto. Il prodotto controlla i livelli dei raggi infrarossi e a seconda dei casi permettere, modificandone la composizione, di calibrare il passaggio dalla modalità “assorbente” a quella “riflettente” per temperature ambientali specifiche. In questa direzione nel 2008 è stato creato l’Adaptive Building Initiative, una joint venture che riunisce progettisti e ingegneri con l’obiettivo di creare la prossima generazione di sistemi adattivi per uso architettonico.

L’approccio scelto va oltre al design di coperture e facciate concentrandosi anche su sistemi strutturali veri e propri che in mano al team di progettisti divengono strutture rimovibili o a scomparsa per consentire agli spazi di passare da interni a esterni. Sulla stessa riga si posiziona il progetto vincitore dell’ultima edizione del Solar Decathlon 2010 (premio americano dedicato agli edifici a basso consumo realizzati dalle università): Lumenhaus. Si tratta di un’eco-abitazione realizzata dagli studenti di ingegneria e architettura della Virginia Tech (Usa), caratterizzata da un particolare utilizzo dell’energia proveniente dal sole. È dotata, infatti, di pareti in vetro che massimizzano l’esposizione alla luce naturale, a sua volta regolata tramite un sistema automatico denominato “Eclipse System”. È completamente autosufficiente energeticamente e si adegua automaticamente alle variazioni climatiche che intervengono nel corso dell’anno. In pratica una a casa zero energia, totalmente alimentata dal sole. La strada giusta da seguire per realizzare l’obiettivo del futuro: abitazioni  sempre più capaci di coniugare una maggiore efficienza energetica con una migliore qualità della vita.

SIEEB Centro ecoefficiente, China, Mario Cucinella Architects

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