Sono sempre di più gli itaiani che vanno all'estero a farsi il ritocchino. Non senza rischi però...
A far alzare i livelli di guardia è stato un reality show in onda da qualche giorno in Nuova Zelanda. Titolo quanto mai attuale: «Beauty and the beach». Oggetto: i «bisturi trip». Si tratta di viaggi realizzati con un solo obiettivo: far ritoccare il proprio corpo senza dare fondo a tutti i risparmi. È questa l’altra faccia del turismo sanitario, che non nasce da un’esigenza medica, ma dalla volontà di contenere le spese. Il tema risulta attuale pure a queste latitudini. «Il fenomeno è presente anche in Italia e non è esente da rischi – afferma Pierfrancesco Cirillo, segretario dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) -. Il trend, nato negli anni ’80, è diventato più florido grazie a internet. Molti pensano di unire l’utile al dilettevole: ossia una vacanza di piacere con un intervento. Ma talvolta le conseguenze di una simile scelta non sono trascurabili».
I RISCHI LEGATI AL TURISMO SANITARIO – Spesso c’è anche un altro motivo alla base di questa decisione: non voler informare colleghi e amici del «ritocchino». Si parte per una vacanza e si torna ringiovaniti o dimagriti. Oltre a rischiare di non raggiungere il risultato desiderato, ci si può però trovare di fronte a un calvario per porre rimedio alle complicazioni. La difesa della categoria riguarda innanzitutto gli standard igienico-sanitari: il rischio di contrarre infezioni o malattie come l’epatite B non può essere considerato pari a zero, «perché a costi di gran lunga inferiori, corrisponde inevitabilmente una qualità più bassa», prosegue Cirillo. Ne va anche del rapporto tra paziente e specialista, che andrebbe instaurato in anticipo rispetto all’intervento e richiede di essere alimentato nel postoperatorio, per accertarsi che non subentrino imprevisti. Tutto ciò è escluso dai «pacchetti» che comprendono viaggio e intervento: ricontattare il chirurgo si rivela spesso un’utopia, una volta rientrati in patria. Come la vacanza immaginata nei giorni che accompagnano l’operazione. «Inutile scegliere località esotiche per andare al mare: non ci sono interventi di chirurgia plastica che consentono di andare in spiaggia o in un museo dopo 24-48 ore», chiosa lo specialista.
QUALI GLI INTERVENTI POSSIBILI «LAST MINUTE»? – Sono sempre di più i connazionali che non si fidano della buona volontà e preferiscono rivolgersi a un chirurgo, per rimodellare la linea. È in crescita il trend degli interventi di chirurgia plastica lungo la Penisola. Nel 2014 1,2 milioni di italiani (+9% rispetto all’anno precedente) hanno fatto ricorso a bisturi, silicone e trapianto di grasso per recuperare lo smalto perduto. La domanda aumenta soprattutto alle porte delle vacanze. Ma il miracolo «last minute» è alla portata? Considerato il periodo, si possono ritoccare palpebre (blefaroplastica) e orecchie (otoplastica). In simili casi, spiega Marco Moraci, chirurgo plastico e ricercatore alla Seconda Università di Napoli, «una settimana di riposo può essere sufficiente, anche se per il primo intervento occorre escludere l’esposizione al sole per almeno trenta giorni». Anche rifarsi il seno è possibile. «Basta osservare 3-4 giorni di riposo e poi indossare un costume sportivo, senza esporre al sole le cicatrici». In ogni caso, chi è diretto verso il mare dovrà evitare il bagno per due settimane e usare filtri a protezione totale per i sei mesi successivi all’intervento. Opposte, invece, le indicazioni per chi vuole ridurre di una o più taglie il seno o rifarsi il naso. Idem dicasi per un lifting o per altri trattamenti rivolti al viso (peeling, laser) è meglio rimandare l’appuntamento all’autunno.
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