Bere alcolici in gravidanza fa male: senza se e senza ma. Nella giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione sulla sindrome feto-alcolica e sui disturbi alcol correlati (9 settembre), l’attenzione degli esperti è puntata sulla consapevolezza dei danni arrecati dal consumo di birra, vino e superalcolici durante la gravidanza.
L’obbiettivo è far crescere la sensibilizzazione relativamente alla sindrome feto-alcolica, malattia prevenibile (non bevendo nei nove mesi) eppure ancora molto diffusa. Ogni anno, a livello globale, sarebbero quasi 120mila i bambini che nascono con questa condizione, che racchiude uno spettro di disabilità (neurologiche e fisiche) derivate dal consumo di vino e altre bevande alcoliche bevute dalla futura mamma durante la gravidanza.
Che cos’è la sindrome feto-alcolica?
L’Italia, dove culturalmente l’alcol è accettato e anzi associato sovente a immagini positive, è tra le nazioni al mondo con prevalenza maggiore di sindrome feto-alcolica. Questo perché molte future mamme sono convinte che consumare vino, birra, liquori, amari o superalcolici in maniera moderata non comporti problemi per il feto.
Viceversa, sono poche le donne informate del fatto che il consumo di alcol in gravidanza sia sempre nocivo: a prescindere dalla quantità assunta e dalle volte in cui viene consumato. In realtà, però, è noto ormai da tempo come l’alcol, anche in piccolissime dosi, se assunto nel corso della gestazione e durante l’allattamento, sia una sostanza teratogena che può causare gravi problemi al nascituro, anche a lungo termine. Tra questi vi è, per l’appunto, la sindrome feto-alcolica.
Alcol in gravidanza: le possibili conseguenze della sindrome alcolica fetale
La sindrome alcolica fetale è una condizione malformativa complessa caratterizzata da specifiche malformazioni e disturbi:
- Malformazioni facciali (rime palpebrali brevi, labbro superiore sottile, filtro naso-labiale piatto e allungato)
- Microcefalia (altezza e peso)
- Deficit di crescita
- Ritardo neuro-psicomotorio
Ma non finisce qui, perché dello spettro dei disturbi feto alcolici fanno parte anche altre possibili conseguenze cognitive e comportamentali, quali i disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, dell’attenzione e iperattività e i deficit di funzionalità motoria.
Non è ancora conosciuto cosa renda un feto più sensibile di un altro ai danni prodotti dall’alcol. L’effetto potrebbe essere il frutto dell’interazione tra fattori genetici, stress, fumo e alimentazione.
In ogni caso, si sa che l’alcol può danneggiare qualsiasi organo del feto durante il suo sviluppo, e in particolare il cervello.
«L’etanolo è una molecola tossica che ha un’alta affinità con i lipidi – ripete sempre Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità -. Nel feto è attratto dalla membrana delle cellule nervose, a cui si lega fino a determinare progressivamente la loro morte. L’alcol attraversa la placenta a una concentrazione equivalente a quella ingerita dalla madre, che dovrebbe farne a meno già nei mesi che precedono la gravidanza, quando questa è programmata».
Sindrome alcolica fetale: è curabile?
Ad alto rischio è considerato il primo trimestre, in cui la donna può non sapere di essere incinta. I postumi dell’alcolemia dipendono dalla dose, dalla frequenza e dal periodo di consumo.
I danni causati dall’esposizione prenatale dall’alcol – e conseguentemente manifestati nel bambino – sono irreversibili e non curabili. Ragion per cui tutto passa dalla prevenzione. In gravidanza (meglio ancora se dalle settimane precedenti, nel momento in cui si cerca di rimanere incinte), meglio non bere.
Twitter @fabioditodaro