L'ultimo convegno della Società italiana di medicina estetica, conclusosi oggi a Roma, ha evidenziato l'azione del tessuto adiposo all'origine dell'antiestetico effetto “pelle a buccia d'arancia”
Chi pensa che alla cellulite non vi sia rimedio perché dipende dalla predisposizione genetica usa spesso questo argomento come una scusa per mangiare in modo scorretto e sregolato. Salvo applicare in loco dei cosmetici snellenti. Secondo quanto emerso all’ultimo convegno della Società italiana di medicina estetica, conclusosi oggi a Roma, questa strategia non risolve il problema: è stato scoperto che alla base della cellulite non c’è l’insufficienza del sistema venoso ma “la ciccia”.
Numerose ricerche, italiane e internazionali, hanno infatti dimostrato che è il tessuto adiposo a infiammare i tessuti e a innescare le trasformazioni della pelle. Il tessuto adiposo, ha spiegato Emanuele Bartoletti, segretario della Società italiana di medicina e chirurgia estetica (SIES), si comporta come un organo endocrino, infiammando i tessuti e innescando processi fibrotici che con gli anni aggravano il problema fino a uno stadio di irreversibilità. La cellulite non va più considerata quindi solo un problema legato all’insufficienza di vene e vasi linfatici ma anche una questione di scelte alimentari.
In particolare gioca un ruolo importante la fase di depurazione (i primi giorni), per cui è consigliabile bere almeno due litri di acqua al giorno e frullati di frutta e verdura, unita a un’azione deacidificante sull’organismo con un complessivo aumento delle proteine e un ridotto apporto in zuccheri semplici e complessi. Secondo Pier Antonio Bacci, docente di medicina estetica all’università di Siena, dopo la depurazione sono consigliabili 5-6 giorni di alimentazione senza glutine; poi si ricomincia a mangiare per 15-20 giorni carboidrati a pranzo e proteine la sera, mantenendo la proporzione di 60% alimenti alcalinizzanti (frutta, verdura e legumi) e 40% di acidificanti (carne, dolci, carboidrati).