Wise Society : Viaggio a Sortino, città del miele: dai pupi siciliani a uno sfolgorante barocco

Viaggio a Sortino, città del miele: dai pupi siciliani a uno sfolgorante barocco

di Paola Greco
5 Ottobre 2022

La Sagra del Miele, tra il 7 e il 9 ottobre, può essere il pretesto per questo borgo della provincia siracusana ricco di storia, arte, cultura e antichissime tradizioni culinarie

Nella Sicilia orientale, incastonato tra i monti Iblei, c’è il borgo di Sortino, un paese di poco più di 8.000 abitanti, che è un piccolo scrigno di cultura, monumenti storici e tradizioni culinarie. Il paese, conosciuto per la produzione di miele e per essere la patria dei Puglisi, famiglia di antichi pupari siciliani, è un pregevole custode del più scenografico barocco siciliano, e gode della vicinanza geografica della Necropoli Rupestre di Pantalica. Durante il secondo weekend di ottobre si terrà qui la 40° edizione della tradizionale Sagra del Miele: l’occasione ideale per assaggiare il superfood per antonomasia e per scoprire le ricchezze di questo territorio.

Sortino

Vista di Sortino da Pantalica – Foto Shutterstock

Sortino: capitale del miele, tra storia e tradizioni

Sortino è considerata la capitale del miele ibleo, riconosciuto come prodotto P.A.T. (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) della regione Sicilia: è naturalmente biologico ed integrale, perché prodotto senza aver subito trattamenti di pastorizzazione che spesso ne distruggono le benefiche sostanze nutritive, posto nei vasetti esattamente come lo hanno immagazzinato le api nei favi. Non a caso, il miele ibleo è uno dei più pregiati e celebrati al mondo, descritto e citato da greci e romani, cantato da Virgilio, Ovidio e Teocrito: questo miele era l’unico, tra l’antica Grecia e la Magna Grecia, a poter essere paragonato a quello ateniese del monte Imetto, che era considerato il non plus ultra, ma spesso veniva superato da quello nostrano.

La nascita dell’apicoltura in Sicilia è raccontata nel mito di Aristeo, l’apicoltore greco figlio di Apollo, che fu condannato all’esilio nell’isola, allora colonia greca. L’ape mellifera era il simbolo di queste terre, tanto da essere effigiata sulle monete ible. Il termine “ibla” divenne ben presto sinonimo di “dolce”, e la fama di questo nettare ha attraversato i secoli, raccontato da autori come Shakespeare, Foscolo, D’Annunzio e molti altri.

Un’apicoltura molto particolare

Si possono trovare riscontri di un passato apistico in quasi tutta l’area degli Iblei, ma Sortino è il luogo in cui si è sviluppata una tecnica di raccolta del miele molto particolare e tramandata da qualche millennio. Gli apicoltori qui sono chiamati “fascitrari”, perché per la raccolta del miele utilizzavano i “fascetri”, all’interno dei quali venivano posti i favi: si trattava di arnie a forma di parallelepipedo costruite intrecciando fasci di legno di ferula, porosi e leggeri, che in questo territorio impervio, roccioso, ma ricco di specie arboree, piante e arbusti aromatici, si trova in abbondanza. I fascetri erano talmente all’avanguardia e raffinati da consentire di rispettare l’integrità delle colonie di api, garantendo la qualità del miele, in perfetta armonia con la natura. Inoltre, grazie al loro peso esiguo, erano facilmente trasportabili: i fascitrari, infatti, erano nomadi, si spostavano seguendo l’alternarsi delle fioriture, e queste particolari arnie erano il fulcro del loro lavoro.

Indissolubilmente connessa alla natura nomade dei fascitrari è la creazione del mitico “spiritu re fascitrari”, per scaldarsi nelle fredde notti montane.  Il metodo di estrazione del miele avveniva per torchiatura dei favi. Per recuperare la cera, considerata all’epoca più preziosa del miele, i fascitrari scioglievano i favi nell’acqua calda: questa era talmente carica di zuccheri che cominciava a fermentare, fu così che qualcuno ebbe l’intuizione di distillarla, facendone una bevanda unica nel suo genere. Gli ingredienti e le fasi di preparazione di questo prezioso liquore sono tutt’oggi segreti! Per renderlo più gradevole, infatti, veniva aggiunto il Gileppo, un decotto di miele arricchito con degli aromi: ogni famiglia di fascitrari aveva il proprio, la cui ricetta era ed è custodita gelosamente e tramandata di padre, in figlio, in nipote. Lo “spiritu re fascitrari” viene tutt’oggi prodotto nel segreto delle “case di’ fascitrari”, in modiche quantità e per uso casalingo, seguendo passaggi millenari per un nettare che pare si versasse nei calici degli Dei dell’Olimpo.

Varietà e benefici del miele ibleo di Sortino

Oltre alla grande scelta dei mieli tipici, primo fra tutti il millefiori, Sortino è famosa per la produzione di varietà squisite e delicatissime, come il mitico miele di timo cantato dai poeti, diventato l’anno scorso Presidio Slow Food, quello di eucalipto ed il particolarissimo miele di zagara, fiore all’occhiello di tutta la Sicilia.

Miele di zagara -Profumi di Sicilia

Per chi non lo sapesse, la zagara è il fiore degli agrumi, in particolare quello dell’arancio (tipico di queste parti è quello ovale biondo) e del limone, oltre che del bergamotto. In primavera tutta la Sicilia, con le sue campagne ricche di rigogliosi alberi di agrumi, è pervasa dal profumo delicato ed inconfondibile di questi candidi fiori, da cui si ricava l’acqua di Zagara, la fragranza tipica dell’isola, ed il miele, dolcissimo, dal retrogusto lievemente acidulo e molto profumato.

Il miele di zagara vanta tantissime proprietà benefiche, che condivide con tutte le varietà di questo preziosissimo superfood: ricchissimo di componenti nutrizionali, antiossidante ed antinfiammatorio, è una preziosissima fonte di energia. Stimola inoltre le difese immunitarie e può essere usato come sedativo naturale della tosse, o per contrastare raffreddamenti e sintomi influenzali. Il miele di zagara, inoltre, presenta anche delle peculiarità tutte sue: ha per esempio un effetto rilassante e calmante ed è spesso consigliato per alleviare gli stati d’ansia, o per contrastare mal di testa e insonnia. Si ritiene anche che possa stimolare l’appetito ed aiutare la digestione dopo un pasto troppo abbondante. Infine, gli vengono attribuite proprietà depurative dell’organismo, soprattutto se consumato prima dei pasti.

Miele di timo – Presidio Slow Food

Questa particolare varietà di miele rappresenta l’eccellenza della produzione iblea: infatti il timo che cresce sui monti Iblei vede l’associazione di numerose specie di piante, in particolare, quelle caratterizzate dalla costante e prevalente presenza di timo e rosmarino sono fondamentali per produrre il tradizionale e pregiato miele monoflora.

Purtroppo, i timeti sono in continua regressione, aggrediti negli ultimi decenni su più fronti: inquinamento atmosferico, prodotti chimici, incendi, raccolta indiscriminata per usi terapeutici e cosmetici, senza considerare il problema, più generale, degli effetti dei cambiamenti climatici sulle fioriture, a cui si aggiungono le troppe conversioni di terreni rocciosi in terreni agrari. Per tutti questi motivi, negli ultimi anni la produzione del miele di timo ibleo è significativamente calata. Da tempo inserito nell’Arca del Gusto, il Presidio Slow Food del miele di timo ibleo, oltre a valorizzare questo prodotto unico, punta a invertire la tendenza del declino dei timeti.

La Sagra del Miele di Sortino: miele e non solo

L’occasione ideale per degustare le preziose varietà di miele dei Monti Iblei di Sortino è sicuramente la tradizionale Sagra del Miele, che si tiene in autunno ed è giunta ormai alla 40esima edizione, e che nel 2022 si svolgerà nel weekend dal 7 al 9 ottobre.

Oltre alle tante varietà di mieli, sarà anche l’occasione per assaggiare le innumerevoli specialità che si fanno con questo straordinario prodotto: i dolci delle feste come i “piretti”, biscotti duri di farina e miele con una mandorla al centro, le famose “sfinci”, o sfingi, le squisite frittelle condite con miele crudo ed i “sanfurricchi”, caramelle di solo miele, considerate le più antiche al mondo.

La ricetta tradizionale è segreta, tramandata di padre in figlio, e la loro preparazione è molto affascinante da vedere: il miele viene cotto in una particolare pentola fino a ebollizione, quindi versato a raffreddare su un piano di marmo dove viene lavorato con la spatola. A questo punto il miele è battuto attorno a un chiodo, fino a quando non diventa dorato, per essere infine tagliato in caramelle. Unico custode della ricetta dei “sanfurricchi” di Sortino è ormai Marco Giunta, discendente della storica famiglia Caruso, che li prepara solo di rado e in occasione della Sagra del Miele.

Un altro piatto tipico della tradizione contadina di Sortino, assolutamente da provare, è il “pizzolo”, una particolare focaccia che originariamente si faceva con gli avanzi dell’impasto per il pane e condita con verdure e peperoni arrostiti. Una versione dolce e davvero prelibata è quella con il miele, naturalmente, e la ricotta, altro prodotto tipico della tradizione sortinese.

L’antica “Opira di li Pupi” della Famiglia Puglisi

Durante la Sagra sarà possibile assistere ad alcuni spettacoli di pupi siciliani.
È di Sortino, infatti, la Compagnia della Famiglia Puglisi, pupari da cinque generazioni, che qui hanno anche un suggestivo e ben curato Museo.

“L’Antica compagnia Opera dei pupi Famiglia Puglisi” rappresenta una delle realtà che ha contribuito all’espansione dell’“Opira de li Pupi” in Sicilia, dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco nel 2001. Le storie raccontate durante gli spettacoli dei pupi, i cui dialoghi erano quasi sempre improvvisati dai burattinai, si basavano soprattutto sulle gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini narrate nella Chanson de Roland, e sui grandi poemi epico-cavallereschi italiani, primi fra tutti l’Orlando Furioso e l’Orlando Innamorato, che diventavano interpreti della vita quotidiana siciliana.

Le principali scuole di pupi siciliani sono quelle di Palermo e Catania, di cui fa parte la famiglia Puglisi, che si distinguono sia per la differente grandezza dei pupi, sia per le tecniche utilizzate per farli muovere. Si racconta che il capostipite, Don Ignazio Puglisi, riuscisse a prestare la voce a tutti i personaggi in scena, senza che il pubblico si accorgesse che provenivano da una sola persona. Oggi la Compagnia ripropone l’antica gloria del teatro utilizzando fedelissime copie di pupi del tempo, alti fino a 130 cm e pesanti oltre 30 kg. Assistere ad uno spettacolo di pupi, costruiti e dipinti a mano secondo i metodi tradizionali, è un’esperienza di grande suggestione, imperdibile per grandi e piccini.

Museo dei Pupi a Sortino

Museo dei Pupi a Sortino – Foto Paola Greco

Il barocco siciliano di Sortino

La Sagra del Miele può essere anche l’occasione per approfittare di alcune visite guidate tra cui quella a spasso per il borgo alla scoperta del barocco siciliano, ben rappresentato da una ventina tra palazzi nobiliari e chiese di pregevolissima fattura.
Ciò che colpisce di questo borgo è proprio la presenza massiccia di opere barocche, dovuta al fatto che, a seguito del terremoto del 1693 tutta la parte sud orientale della Sicilia fu letteralmente rasa al suolo e con essa Sortino, naturalmente. Si trattò del terremoto più forte mai registrato su territorio italiano, il 23° più disastroso della storia dell’umanità, tra quelli storicamente accertati.

Possiamo solo immaginare come erano ridotti i centri abitati: il numero delle vittime fu elevatissimo ed i danni al patrimonio artistico e culturale inestimabili. Eppure, in questo scenario apocalittico, i sortinesi non solo si sono rialzati e rimboccati le maniche, ma hanno dato prova di grande resilienza, dote che contraddistingue il popolo siciliano da sempre. Con molta sofferenza, ma anche determinazione, hanno lasciato il sito originario del paese, troppo vicino al fiume Anapo e quindi pericolosamente vulnerabile, ed hanno ricostruito Sortino un po’ più in alto, abbarbicato su di un costone roccioso affacciato sulla valle, in una posizione di maggiore sicurezza.

Qui, la ricostruzione settecentesca ha dato vita ad un centro ricco di bellezza e di storia e ad una rinascita culturale, artistica e sociale, come testimoniano le numerose opere d’arte, ed i monumenti civili e religiosi.

L’unico edificio ad essere stato ricostruito nella posizione originaria è stato il Convento dei Cappuccini, tanto che, mentre prima risultava in posizione predominante, oggi, a seguito dello spostamento a nord delle case, risulta essere più in basso rispetto al paese. All’interno della Biblioteca dei frati cappuccini, sono tutt’ora conservati oltre 13.000 libri, tra cui preziosi volumi antichi del ‘500.

Le necropoli rupestri di Pantalica

Altra visita guidata, assolutamente da non perdere, è quella alla necropoli di Pantalica, una vasta e suggestiva area naturalistica archeologica, a 5 chilometri da Sortino. Il sito si trova su un altopiano, circondato da canyon formati nel corso dei millenni dai fiumi Anapo e Calcinara. La storia di queste grotte è davvero antica: molto prima della colonizzazione greca, la Sicilia sud-orientale era abitata da diverse popolazioni, di cui sono testimonianza, appunto, gli imponenti resti archeologici e la vasta necropoli di oltre 5000 grotte artificiali. Si pensa però che le prime tracce umane potrebbero risalire a diverse migliaia di anni prima con i primi insediamenti di Homo Sapiens, tanto che Pantalica costituisce uno dei più importanti luoghi protostorici siciliani. Viene poeticamente, ma non scientificamente, identificata con la leggendaria Hybla, un regno siculo che dal XIII all’VIII sec a.C. si estendeva dalla valle dell’Anapo a Siracusa.
Nel 2005 il sito è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, per l’alto profilo storico, archeologico, speleologico e paesaggistico.

Necropoli di Pantalica

Necropoli di Pantalica – Foto Shutterstock

Paola Greco

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