Wise Society : Minori e dipendenza da social network: Meta denunciata

Minori e dipendenza da social network: Meta denunciata

di Patrizia Riso
10 Gennaio 2024

Il 24 ottobre 2023 i procuratori generali di 33 stati federali in Usa hanno denunciato la compagnia Meta, proprietaria di Instagram, Facebook e Threads. Ecco perché

La denuncia riguarda la violazione nella gestione dei dati di minori di 13 anni, età minima negli Stati Uniti per avere un profilo Instagram. Nel testo depositato al Tribunale del distretto Nord della California si legge che Meta ha ottenuto i dati di oltre 2,5 milioni di account di bambini. Come è possibile? Il problema alla base è la verifica della reale età di chi si registra alla piattaforma. Se un minore dichiara una età più alta di quella reale, non è al momento possibile controllare quanto dichiarato e bloccare l’iscrizione. L’azienda si difende sostenendo che negli ultimi dieci anni sono state realizzate misure di tutela dei minorenni e che spetterebbe ai rivenditori di App controllare l’effettiva età di chi scarica una applicazione social.

Bambini che usano social network

Foto Shutterstock

Social, età minima e protezione dei dati

Secondo i procuratori che hanno fatto partire la denuncia, Meta è colpevole di aver violato il Children’s Online Privacy and Protection Act. Il provvedimento obbliga le piattaforme social a fornire un avviso e ad ottenere il consenso dei genitori per raccogliere dati degli utenti minori di 13 anni. Secondo l’accusa Meta sa la percentuale di minori di 13 anni iscritti e ne ha tracciato il comportamento, ma sceglie di non fermare davvero l’iscrizione dei minori alle piattaforme per ingaggiarli pienamente in quanto prossima generazione di utenti.

Il regolamento UE sulla tutela dei dati personali fissa a 16 anni la soglia minima per accedere ai social network. In Italia l’età minima per fornire autonomamente il consenso al trattamento dei dati e quindi procedere con l’iscrizione è attualmente 14 anni.

Non è la volta che Meta si trova ad affrontare una denuncia riguardante il trattamento dei dati. Anche nel 2019 la compagnia ha pagato $5 miliardi e acconsentito a cambiare le sue modalità di trattamento dei dati per difendersi dalle accuse della Federal Trade Commission che sostenevano che il sistema riducesse la capacità degli utenti di controllare la loro privacy.

La dipendenza da social network esiste davvero?

L’accusa nei confronti della compagnia Meta va oltre il trattamento dei dati e tocca il tema fondamentale della dipendenza che i social network creano sia nei ragazzi e nelle ragazze che nelle persone adulte.

Frances Haugen ha lavorato come Data Scientist per Facebook prima di diventare whistleblower, letteralmente suonatrice di fischietto. Il termine è usato per indicare chi denuncia dall’interno una situazione illegale o tossica in una realtà aziendale o in una istituzione pubblica. In un’intervista con l’emittente CBS del 2021, l’esperta ha menzionato come Instagram aumenti il rischio nei minorenni, e non solo, di avere pensieri suicidi e anoressia.

Tornando indietro nel tempo, nel 2020 il documentario The Social Dilemma spiegava molto bene il sistema di profilazione e di dipendenza dai social network. Tutto ruota intorno al funzionamento della dopamina, molecola che fa da neurotrasmettitore e controlla movimento, memoria, attenzione, sonno, umore apprendimento. La dopamina controlla anche i meccanismi di ricompensa e piacere sui quali i social network sono stati progettati. Niente di nuovo.

Già nel 2018 il programma Rai Presa Diretta intervistava alcuni professori e professoresse di università americane che cominciavano a studiare l’effetto dello smartphone sul nostro cervello. I dispositivi mobili, che contengono diversi social network e ci permettono di averli sempre a disposizione, rendono i nostri i nostri cervelli sempre in allerta. Ogni volta che riceviamo una notifica, dal punto di vista neuronale, reagiamo come se dovessimo affrontare un pericolo, spiegano gli esperti.

Social network, tra dipendenza e salute mentale

Altro tema collegato alla presenza di minori sui social media è l’amplificazione del cyberbullismo. Secondo il Report pubblicato nel 2022 dal Pew Research Center, centro di ricerca indipendente, il 46% quindi quasi la metà degli adolescenti tra i 13 to 17 negli Stati Uniti ha avuto almeno una esperienza di cyberbullismo. La statistica è il risultato di un sondaggio realizzato con 1316 adolescenti tra Aprile e Maggio 2022. Ma Nina Vasan e Sara Johansen, due psichiatre del Laboratorio per l’Innovazione nella Salute Mentale della Facoltà di Medicina di Stanford, hanno studiato i danni e l’effetto dipendenza da social network ed evidenziato come gli algoritmi dei social network puntino al massimo alla mitigazione del danno – che è quindi riconosciuto – e non su un approccio positivo per il quale è importante fare del bene.

Per questo, ad esempio la piattaforma Pinterest ha deciso di inserire esercizi e contenuti terapeutici per combattere la depressione, trovabili dagli utenti tramite la barra di ricerca; mentre Facebook ha dichiarato il suo impegno nella lotta alle fake news; Instagram ha nascosto il numero dei “mi piace” ricevuti. TikTok rileva commenti che potrebbero causare bullismo con l’intelligenza artificiale e chiede la conferma all’utente.

Cyberbullismo

Foto Shutterstock

Come affrontare la dipendenza da social media

Nonostante le misure messe in atto da alcuni social media, è quindi confermato come siano strutturati per creare dipendenza negli utenti di qualunque età con una maggiore esposizione per gli adolescenti. Continuiamo a seguire la vicenda legale che riguarda Meta, che potrebbe pagare fino a 50mila dollari per ogni singola violazione, e prendiamo atto del fatto che se riconosciamo la presenza di una forma di dipendenza da social network, ci sono tanti modi per affrontarla, validi ad ogni età. Ecco qualche consiglio:

  • Tieni solo app necessarie e rimuovi le notifiche
  • Monitora il tempo passato ogni giorno sulle piattaforme social
  • Scegli delle attività ricreative durante le quali non serve il cellulare o è proibito
  • Dedica del tempo ad attività con altre persone e nella natura
  • Usa sistemi come Unpluq che crea una barriera intenzionale per limitare l’uso dello smartphone, o LookUp che incentiva la lontananza dallo schermo con premi.

Patrizia Riso

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