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Robocar e vetture ipertecnologiche: il futuro dell’auto è già scritto

di Vincenzo Petraglia
7 Dicembre 2020

Il destino del pianeta è legato anche a come evolverà il nostro modo di spostarci e i prossimi anni saranno fondamentali per andare, anche sotto il profilo della mobilità, verso quelle smart city finora solo teorizzate. Pronti per partire? Con Michele Crisci, presidente e amministratore delegato di Volvo Car Italia, viaggio fra auto senza autisti che si trasformano in alberghi su quattro ruote e scenari più sostenibili e meno futuribili di quanto possano in apparenza sembrare

Una parte non trascurabile del futuro del nostro pianeta dipenderà da come il concetto di mobilità, finora soltanto teorizzato, verrà in concreto tradotto nella vita di ciascuno di noi, da che tipo cioè di fruizione avremo dei mezzi di trasporto, oggi per la massima parte ancora dipendenti dai combustibili fossili e causa di emissioni nocive importanti, nonostante la tecnologia sia ormai pronta da anni a fare il salto di qualità verso l’elettrico. Gli interessi sul piatto, d’altronde, sono molti e ingenti, ma un dato è certo: l’attuale modello economico fondato sull’estrazione di materia prima dal sottosuolo non è più sostenibile, da anni.

Lo step successivo, dunque, e ormai ci siamo già dentro con i piedi ben saldi, ma bisogna dargli una bella accelerata perché il pianeta non può più aspettare, è quello di portare avanti un importante lavoro di sensibilizzazione a tutti i livelli affinché la mobilità elettrica possa prendere sempre più piede: da quello politico-istituzionale, perché si facciano importanti investimenti in infrastrutture capaci di sostenere su larga scala la diffusione dell’elettrico, passando per le case produttrici e fino ai consumatori, fruitori finali delle automobili.

Intervista a Michele Crisci, President & Ceo Volvo Car Italia

 

Ma come sarà di fatto il futuro dell’auto e della nostra mobilità? Quanto delle smart city finora soltanto immaginate diventeranno di fatto realtà? Ne abbiamo parlato con Michele Crisci, presidente e amministratore delegato di Volvo Car Italia, parte di un marchio globale nato in Svezia nel 1927 e da sempre attento ai temi della sostenibilità e fautore di scelte anche contro corrente. Come quella negli anni ’50 di introdurre per primi le cinture di sicurezza nelle proprie autovetture o, più di recente, di limitare la velocità massima delle proprie automobili, per questioni di sicurezza, a 180 chilometri orari.

Quello della sostenibilità è un tema quanto mai attuale e lo è ancora di più per quel che riguarda la mobilità, una delle maggiori cause di inquinamento ed emissioni nelle nostre città. Cosa vuol dire per Volvo, da sempre attenta a certi temi, oggi più che mai essere sostenibili?

Per Volvo la sostenibilità è sempre stato un concetto allargato, a 360 gradi, a partire dalla sicurezza, dal rispetto e dalla protezione della vita; poi negli anni abbiamo riservato anche grande attenzione all’impatto che le nostre attività producono sull’ambiente. Ne è scaturita una grande attenzione alla motorizzazione dei nostri prodotti e all’impiego di materiali con particolari caratteristiche, per esempio quelli riciclabili e riciclati per gli interni delle nostre auto.

Lo abbiamo già detto, che dal 2019 in avanti tutte le nostre vetture avrebbero avuto a che fare con l’elettrificazione, quindi col processo di abbandono graduale dei motori endotermici dapprima con motorizzazione plug-in hybrid e poi con il full electric, che farà il suo esordio dal 2021. 

Si tratta di un concetto di sostenibilità allargato, perché riguarda i nostri impianti di produzione in tutto il mondo, ma anche, per esempio, i nostri fornitori, a cui chiediamo con molta fermezza di utilizzare energie derivanti solo da fonti rinnovabili. Ci stiamo, inoltre, concentrando molto sulla sensibilizzazione delle persone circa questi temi.

Quali sono i vostri progetti più importanti in ambito sostenibilità?

Sono la riduzione a zero di quello che sarà il nostro impatto sull’ambiente, quindi da un punto di vista puramente di prodotto, la decisione di abbracciare l’elettrico puro. C’è poi tutto il discorso della guida assistita prima e della guida autonoma in futuro, altro asse molto importante su cui poggiare le nostre strategie per la sicurezza degli occupanti delle nostre vetture e di coloro che si troveranno intorno ad esse. 

Una strategia che non riguarda solo le nostre auto ma tutto quello che facciamo, con grandissima attenzione alla sensibilizzazione delle persone, perché riteniamo che la responsabilità sociale sia una parte fondamentale dell’attività di un’azienda a livello globale e, infatti, stiamo cercando con una serie di attività di sensibilizzare i ragazzi, gli adulti, tutti quanti a essere sempre più rispettosi del nostro pianeta, perché qui siamo e qui dobbiamo vivere in futuro.

Michele Crisci_Volvo Car Italia

Michele Crisci, presidente e amministratore delegato Volvo Car Italia.

Per esempio cosa fate?

Prestiamo molta attenzione affinché il cliente utilizzi correttamente le nostre vetture, che oggi sono plug-in hybrid e che nei prossimi mesi saranno anche full electric, per cui, per esempio, ci teniamo che faccia pieno uso di quella che è la parte elettrica del plug-in hybrid, quindi la possibilità di guidare, seppur per chilometraggi non lunghissimi, dell’ordine di 30-50 chilometri, utilizzando soltanto la propulsione elettrica. In questo senso abbiamo deciso di restituire completamente il costo delle ricariche. Ciò per fare in modo, non tanto di convincere o dare un incentivo per acquistare un certo tipo di vettura, ma per cercare, una volta che il cliente l’ha acquistata, di aumentare la sua propensione a utilizzarla in modalità elettrica a scapito del motore endotermico. Credo questo sia un modo interessante per sensibilizzare il pubblico a questo tipo di tecnologia. 

In tal senso la comunicazione è molto importante. Che strumenti utilizzate per farlo in maniera efficace?

Volvo_on_Call

Volvo on Call, l’App lanciata dal marchio svedese per essere sempre vicino ai suoi clienti.

La comunicazione resta abbastanza simile a quella del passato, anche se oggi è molto social; in questo modo si riesce a comunicare one to one, e tutti i concessionari sono molto allineati con noi, quindi riusciamo ad avere un tipo di comunicazione che è particolarmente efficace. Esiste un’App, che si chiama Volvo on Call, attraverso cui un cliente che acquista un’auto plug-in hybrid ha la possibilità di essere aggiornato anche da casa sullo stato della sua vettura, per esempio sulla carica della batteria. Ogni volta poi che la ricarica, gli arriva la comunicazione da parte di Volvo di quanti chilowatt ha ricaricato e di quant’è il costo di cui avrà il rimborso per neutralizzare le spese per l’utilizzo dell’elettrico. 

Prima parlava dell’importanza della filiera, un tassello quanto mai importante in ottica sostenibilità…

Sì, la selezione dei fornitori per noi è e sarà sempre più importante, vogliamo cioè utilizzare solo energie rinnovabili e vogliamo che tutti coloro i quali lavoreranno con noi siano in grado di certificare la provenienza dell’energia solamente da fonti rinnovabili. Lo stesso dicasi per il rispetto delle persone: per esempio, per quanto riguarda i materiali che sono all’intento delle batterie delle nostre vetture elettriche del futuro, quindi essenzialmente il litio, è importante che, a livello di lavoro per l’estrazione nelle miniere, sia posta massima attenzione al rispetto dei diritti umani. Per noi la sostenibilità è veramente un concetto estremamente allargato: non è solo l’impatto ambientale ma la sostenibilità di tutte le azioni, inclusa l’etica e il rispetto dei diritti umani. 

Ancora riguardo alla filiera, voi controllate direttamente anche la parte relativa alla fine del ciclo di vita delle vostre auto, quindi recupero dei materiali e quant’altro quando i veicoli vengono dismessi?

Sì, il recupero dei materiali è fondamentale per noi e lo sarà sempre di più per quanto riguarda le batterie a livello di litio e cobalto. Faremo tutto il possibile affinché questi materiali possano essere riciclati dalle batterie del domani. Ma anche per quanto riguarda l’utilizzo delle plastiche, dei pellami, per esempio delle nostre sedute, utilizziamo materiale riciclato e di questo siamo molto orgogliosi e facciamo in modo che tutto quanto utilizziamo sia un domani riciclabile. 

Investire in sostenibilità, lo dimostrano i numeri, rende un’azienda più efficiente e profittevole…

I costi della sostenibilità sono elevati, soprattutto perché l’environment in cui ci muoviamo oggi non è sempre a favore della sostenibilità, quindi è ben possibile che ci siano costi superiori, ma va detto che, in una prospettiva futura, tutti gli investitori a livello globale sono alla ricerca di aziende che abbiano dei piani strategici molto concreti da un punto di vista della sostenibilità, e che quindi all’interno dei loro budget abbiano veramente delle risposte importanti in questo senso. Riteniamo, quindi, che la sostenibilità non sia solo una scelta dovuta, come magari lo era in passato da un punto di vista di marketing, ma che oggi sia una scelta necessaria. Non solo per proteggere il nostro pianeta, ma anche perché è una grande opportunità di business. Dal nostro punto di vista vogliamo proseguire in tale direzione con la speranza che tutte le aziende possano abbracciare questo concetto in futuro. 

La vostra casa madre, che si trova in Svezia, opera in un Paese sicuramente molto avanti su certi temi. Qui in Italia avete più difficoltà a far passare certi concetti?

Se è vero che nei paesi nordici c’è una maggiore attenzione a certi temi, è anche vero che questi sono valori che stanno diventando estremamente importanti anche nel mondo latino, e lo vediamo dal riconoscimento puramente commerciale che il nostro brand sta avendo rispetto a qualche anno fa, dove magari i valori potevano divergere un pò da quelli che noi in maniera molto coerente continuavamo a portare avanti, cioè la sostenibilità, la sicurezza, la responsabilità sociale. Oggi mi pare di poter dire con soddisfazione che questi valori stanno diventando importanti in tutta l’Europa del Sud e sono convinto che fra qualche anno l’Italia potrà mettersi la coccarda sul petto di uno dei paesi più avanzati non solo per l’elettrificazione dell’auto, ma anche in generale per il rispetto dei temi legati alla sostenibilità.

auto elettriche

Foto: Ralph Hutter / Unsplash

Quali sono le maggiori resistenze che ancora oggi impediscono ai motori elettrici di trovare applicazione su larga scala?

Risiedono innanzitutto nella mancanza di un’infrastruttura ben distribuita sul territorio per quanto riguarda gli impianti di ricarica. Nelle nostre case mediamente in Italia abbiamo 3 chilowatt di potenza, naturalmente insufficienti per ricaricare anche solo un ibrido plug-in. Abbisogniamo di più potenza, di installazione di postazioni per la ricarica, non solo nei nostri comuni, nei supermercati o nei grandi parcheggi, ma pure nei tratti autostradali, nelle superstrade, nelle tangenziali con la presenza anche di impianti molto potenti, quindi i cosiddetti fast charge e super charge. La mancanza di queste infrastrutture crea una sorta di diffidenza da parte del cliente che, dovendo affrontare magari spesso anche lunghi viaggi per lavoro, ovviamente è molto attento alla possibilità di ricaricare la sua auto per non rimanere fermo per strada. Nel momento in cui risolveremo il problema delle infrastrutture e avremo quindi una piena disponibilità di impianti di ricarica, credo che il pubblico italiano si avvicinerà immediatamente al concetto di elettrico, anche perché va detto che guidare elettrico è molto interessante e divertente, estremamente dolce ed appagante dal punto di vista della godibilità della guida. Quindi è un modello che sicuramente l’italiano sposerà appieno.

Quali sono i paesi più all’avanguardia su questo fronte?

Quelli nordici, Norvegia e Svezia innanzitutto. Paesi in cui la densità di popolazione non è paragonabile a quella dell’Italia e che hanno anche un rete viaria più semplice, quindi più facile da servire delle infrastrutture necessarie. In questi due paesi, grazie ad anni di incentivazioni da parte dello Stato per l’acquisto di vetture full electric e plug-in hybrid e agli investimenti per l’infrastruttura con la possibilità di trovare le ricariche ovunque, si sono raggiunti risultati eccellenti. Le full electric in Norvegia rappresentano circa il 60-70% di vendite di ogni mese, in Italia siamo intorno al 2%. Ma sono molto confidente che nei prossimi due o tre anni il nostro Paese farà un passo in avanti molto deciso.

Volvo elettrica

Le auto full electric in Norvegia rappresentano il 60-70% delle vendite totali, in Italia solo il 2%, ma nei prossimi anni è previsto un netto incremento anche nel nostro Paese.

L’arrivo del 5G in Italia pensa possa accelerare questo processo?

Sarà fondamentale, con la possibilità, per esempio, di capire immediatamente dove si trovano gli impianti di ricarica intorno alla vettura, grazie a un sistema di connettività tra la vettura e gli impianti di ricarica. O, ancora, per introdurre la guida autonoma grazie alla connettività fra le vetture e con l’infrastruttura esterna, aspetto su cui Volvo punta moltissimo, perché le vetture a guida autonoma salvaguardano sicurezza e vite umane, riducendo moltissimo, se non addirittura un giorno azzerando gli incidenti stradali. Ancora una volta si tratta di un concetto di sostenibilità a 360 gradi che implica il rispetto dell’ambiente, ma anche della vita umana. 

Uno dei vostri valori fondanti, diceva, è la sicurezza. A tal proposito avete preso per primi una decisione alquanto controcorrente, quella di limitare la velocità massima raggiungibile con le vostre vetture…

La sostenibilità dal nostro punto di vista è anche il coraggio di prendersi delle responsabilità e il coraggio di fare delle dichiarazioni a cui far seguire delle azioni nell’operativo, perché arriva un momento in cui la sostenibilità significa anche avere il coraggio di raccontare la verità. Nonostante i sistemi di sicurezza Volvo siano tra i più avanzati al mondo, la fisica non è un qualcosa che si può eliminare, e per questo motivo noi abbiamo ritenuto che oltre i 180 km/h qualsiasi sistema di sicurezza, non solamente quelli Volvo, risulterebbe poco efficace. Abbiamo, quindi, deciso da quest’anno di limitare tutte le nostre vetture a 180 km all’ora. E devo dire che dopo una prima reazione non particolarmente positiva da parte del pubblico, simile a quella che ci fu quando negli anni ’50 inventammo e introducemmo nelle nostre auto la cintura di sicurezza, abbiamo poi visto che molti altri marchi d’auto noti si stanno muovendo in questa direzione. Ciò vuol dire che ancora una volta Volvo ha anticipato una decisione giusta.


 
Da brand globale quale siete come riuscite ad adattare le vostre strategie alle talvolta notevoli differenze socio-culturali che caratterizzano i vari paesi in cui siete presenti?

Le strategie vengono definite a Göteborg ed è giusto che sia così, perché un marchio globale deve presentarsi allo stesso modo davanti a tutti i clienti. Noi usiamo dire che esistono dei punti di contatto per il cliente col marchio Volvo che sono i concessionari, i siti Internet, le macchine, quindi i prodotti che facciamo. Sono tutti punti in cui facciamo sì che le esperienze del cliente siano portate alla massima soddisfazione. Rispetto alle strategie globali abbiamo ovviamente dei margini per cercare di adeguarle ai vari paesi, nel rispetto delle tradizioni, degli usi e dei costumi locali, in Italia come in Cina o negli Stati Uniti, perché anche questo è un aspetto di sostenibilità importante.

Volvo Car

Il brand Volvo nasce in Svezia nel 1927 e sin dall’inizio è stato fra i più attivi a livello globale sul fronte della sostenibilità e della sicurezza stradale.

Qual è il futuro dell’auto e della mobilità?

Per noi di Volvo il futuro sarà una vettura completamente connessa con il sistema esterno e con le altre vetture. Naturalmente elettrica e che sia in grado di garantire al cento per cento la sicurezza degli occupanti e di coloro che viaggiano fuori dalla vettura. Abbiamo presentato un concept straordinario qualche mese fa, che si chiama “360c”, dotato di guida autonoma al massimo livello: avrà la possibilità di ospitare a bordo persone che non si debbono occupare della guida, ma che possono gestire e utilizzare la vettura come se fosse un ufficio, un punto di incontro, una camera d’albergo in cui essere trasportati da una città all’altra durante la notte per essere magari pronti il giorno dopo per un meeting. Insomma il trasporto sta cambiando, stanno cambiando le regole, ma soprattuto le esigenze dei consumatori nei confronti del trasporto. E in questo senso penso che Volvo mentalmente sia pronta con un pensiero molto avanzato che il pubblico sta premiando. Scegliere una Volvo non è solo scegliere un prodotto, ma anche una filosofia, di vita, di sostenibilità e di responsabilità sociale, e il nostro obiettivo è quello di condividerla con i nostri clienti.

Un altro aspetto che sta cambiando è quello del concetto di proprietà legato al mondo dell’auto…

Sì, è vero. La propensione del consumatore nei confronti della mobilità, ma soprattutto nei confronti della proprietà del mezzo, è uno dei grandi cambiamenti cui stiamo assistendo. Il pubblico sta abbandonando gradualmente il concetto di proprietà avvicinandosi sempre più a quello di utilizzo. Come Volvo ci stiamo preparando in questa direzione già da un pò. Due anni fa abbiamo lanciato un sistema assolutamente rivoluzionario per il mercato dell’automotive: una sorta di abbonamento grazie al quale un cliente, pagando un fee mensile o settimanale, ha l’utilizzo di più macchine. Non solo, quindi, di quella che usa tutti i giorni, ma, per esempio, anche di quelle che sceglie per andare in vacanza o per andare a sciare. In altri mercati abbiamo lanciato addirittura la possibilità di avere un abbonamento mensile o settimanale con l’utilizzo di diverse vetture con l’autista, nel caso ce ne fosse la necessità. Quindi l’idea è quella di offrire al nostro cliente una specie di servizio 24 ore su 24, sette giorni su sette, in cui la sua mobilità e quella della sua famiglia, o magari della sua azienda, è garantita da Volvo anche tramite una serie di servizi accessori.

Un’azienda saggia, wise appunto, secondo lei che caratteristiche dovrebbe avere?

Credo che un’azienda saggia sia quella che punta innanzitutto sulle persone, che devono sentirsi parte dell’azienda, di una grande squadra con cui si condivide un obiettivo comune, che si cerca di perseguire insieme con grande tenacia, ma anche con grande felicità. E penso che in questo senso Volvo sia una delle organizzazioni migliori al mondo. È importante definire molto bene quali sono le visioni e gli obiettivi per il futuro, in modo che tutti siano davvero orientati in quella direzione. Altrettanto importante è condividerli con il pubblico, perché alla fine un’azienda è un qualcosa che esiste all’interno di un sistema e deve restituire anche a questo sistema ciò che esso le ha dato da un punto di vista commerciale, di vendite e risultati economici, reinvestendo una parte importante dei margini che realizza nel benessere delle persone e nella condivisione di valori importanti. Se un’azienda riesce a fare questo, è un’azienda che ha un futuro solido di fronte a sé.

Vincenzo Petraglia

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Michele Crisci

President & ceo Volvo Car Italia