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Marco Bay: disegno giardini per trovare il Paradiso perduto

di Sara Donati
15 Aprile 2011

L'esperto paesaggista milanese spiega che il suo lavoro non è solo quello di disegnare parchi e giardini, ma anche di educare l'uomo all'idea di natura che tutti abbiamo un po' perso. Al punto che sempre più spesso, dai suoi committenti, gli viene chiesto di usare piante che non perdano le foglie...

Si occupa da più di vent’anni di restauro di giardini storici, riqualificazione ambientale e studio del paesaggio per nuovi insediamenti urbani, ma odia la definizione di architetto del verde o dei giardini. Abbiamo incontrato Marco Bay, paesaggista milanese, classe 1965, nel suo studio (in via Santo Spirito) caratterizzato da una grande luminosità e da scatole di gessetti di varie dimensioni, sparsi ovunque, che sono la base dei suoi progetti su carta.

Marco Bay nel suo studio

Perchè non le piace essere definito “architetto dei giardini”?

È un termine riduttivo. Prefenisco definirmi architetto che disegna con gli alberi.

Apple picking 2006, album di Tim & Selena Middleton/flickrQual è l’elemento fondamentale dell’organizzazione dei giardini?

Nello studio di un giardino, c’è un aspetto al quale non rinuncio mai: ricordare il gesto primario dell’uomo mentre raccoglie un frutto dalla pianta. Questo si concretizza nell’organizzare in uno spazio aperto, anche una semplice ma abbastanza ampia terrazza cittadina, una zona in cui le rose sono mescolate ai lamponi, ai mirtilli giganti, alle more, le pergole sono rivestite oltre che di uva di fiori, e c’è una piccola zona orto dove raccogliere i pomodori e gli ortaggi. Questo per tenere a mente che il giardino nasce come luogo dove l’uomo lavora e la natura produce il sostentamento. Un gesto, quello della raccolta, che dà soddisfazioni impagabili. Oltre che godere di una vista piacevole nel proprio giardino bisogna anche lavorarci: e oltre che tagliare il parto, bisogna raccogliere i frutti…

Garden "pencil and watercolor", album di VHein/flickrQual è il compito dell’architetto che disegna con gli alberi?

Ogni progetto cerca di essere una mediazione tra due mondi, sempre in bilico:  architettura e paesaggio: altro compito dell’architetto che lavora con gli alberi è quello di educare l’uomo all’idea di natura. Io penso che ormai l’uomo, per quanto ci sia un gran parlare di ecologia, sia estremamente distante dalla natura. A me capitano committenti che chiedono giardini con alberi che non perdano le foglie, come dire: il verde non deve dare fastidio. Ma proprio perché siamo poco abituati a vivere nella natura, la conosciamo e frequentiamo poco, ne abbiamo un gran bisogno. Quindi il mio obiettivo è riaccompagnare e guidare l’uomo nella natura, oltre al fatto di creare una spazialità in un giardino o in un parco

Come avviene la progettazione?

Devo dire che ogni volta, davanti a un lavoro nuovo, sono spaventato perché penso di non riuscire a farlo come vorrei. All’inizio sono disorientato,  distratto o affascinato da qualche caratteristica particolare, dico  tra me: “ecco qui bisognerebbe modificare, qui si potrebbe fare così…”  Poi, tornato in studio, con la planimetria sul tavolo, comincio ad elaborare le idee che mi sono venute magari andando in bicicletta o camminando. Per cui, sia che si tratti di un collage, un disegno a pastello, un acquerello o un fotomontaggio, l’idea iniziale nasce proprio dal mio lavoro sulla carta, come si è sempre fatto e come si dovrebbe fare sempre, secondo me.

Marco Bay nel suo studio

Poi, sicuramente il computer aiuta a costruire la presentazione, però proprio perché si parla di natura, il disegno riflette meglio una certa sensualità legata al mondo delle piante: insomma, non si può prescindere dal controllo sulla tecnologia della mano dell’architetto.

Serpentone di bossi tra le palmeChe ruolo svolge nel suo lavoro la ricerca?

Il mio lavoro è anche di ricerca. Come c’è una costante ricerca nell’architettura, quindi nei materiali per costruire un edificio, ci deve essere anche nel mondo vegetale: non sono un botanico, ma mi comporto un po’ come se lo fossi. Vado alla ricerca di nuove piante e nuove essenze, mi confronto con diverse tipologie, le provo e quindi mi metto sempre in discussione. A fare un giardino non è solo il disegno delle sue linee e del suo spazio, ma anche la texture delle foglie che può cambiare  a seconda delle novità vegetali che il mercato offre. Per questo bisogna sempre essere aggiornati e curiosi.

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