L'esperta di natura e paesaggio, artefice della manifestazione milanese in programma quest'anno dal 10 al 12 maggio, racconta cosa si può imparare dalla coltivazione di piante e fiori e perchè può farci sentire più vitali
Cresciuta nelle tenute di famiglia in Veneto e in Toscana, di sé dice che “ha sempre guardato le piante come sorelle”. Così è diventata una delle più note esperte italiane di giardini, artefice di Orticola a Milano (www.orticola.org) mostra mercato floreale arrivata quest’anno alla 18esima edizione (in programma il 10, 11 e 12 maggio) e che si svolge come tradizione ai Giardini pubblici Indro Montanelli di via Palestro a Milano. Francesca Marzotto Caotorta ci racconta cosa significa entrare nel mondo della natura e perché può cambiarci la vita in meglio, dandoci l’opportunità di conoscere anche mondi e culture lontane da noi.
L’amore per il bello naturale è una filosofia di vita?
Bisogna aver avuto nella vita il privilegio di conoscere che cos’è naturale. Chi è vissuto a contatto con la natura e con le piante ce l’ha dentro di sé fin da piccolo. Per chi invece ha avuto le prime esperienze di vita in città, allora dipende dal caso e dagli incontri. Io non so come ci si entra. Certamente quando si scopre quella dimensione, ci si mette in pace con tanta parte della vita, del mondo, degli altri. Penso sempre che chi ce l’ha dentro è stato molto fortunato ad averla conosciuta fin da piccolo.
Quindi Orticola vuole trasmettere l’amore per i fiori e per la natura anche a chi è nato in città?
Esattamente così. Il fatto di avere una mostra di questo genere al centro di Milano è anche la ragione della sua fortuna. Noi abbiamo potuto vedere in questi anni com’è cambiato il gusto delle persone: prima tutti si avvicinavano alle piante più vistose, più grandi, più colorate; adesso invece molti si interessano anche a specie sconosciute e meno appariscenti. Avvicinarsi alle piante vuol dire far parte del mondo intorno a noi. Ci sono piante che magari arrivano dalla Cina o dalla California, e ci mettono in contatto mondi lontani: per farle crescere, è necessario sapere in che condizioni sono nate. Come per ogni creatura: a seconda di dov’è nata, com’è cresciuta, si comporta in un modo o in un altro.
Secondo lei è vero che il giardinaggio da pratica elitaria sta diventando una nuova ecologia popolare?
Fin dai tempi dei Romani si coltivava quello che c’era intorno a noi. Vero che il giardino è sempre stato un privilegio, e anche una pratica riservata a grandi competenti. Adesso si è allargato l’interesse: magari si sbaglia, si prova, e si impara. C’è una cosa da tener presente, però. Mentre nel passato la nostra arte di fare giardini è stata esempio per mezzo mondo, manca oggi un po’ di sapienza e di professionalità: spesso si prende una pianta senza pensare che tutto in natura è una questione di rapporti. Le piante si accostano per affinità di forme, colori, terreno. Manca la saggezza di quell’antica scienza che noi speriamo di riportare in auge.
Quindi anche il giardinaggio è una questione di cultura?
Io spero tanto che manifestazioni come la nostra servano proprio a scambiarsi informazioni, aumentando la cultura condivisa. Perché il giardino italiano è stato un teatro di cultura. Le piante non sono oggetti che si comprano al supermercato e le si infila per terra. Nel nostro giardino noi rappresentiamo un sapere, per quanto piccolo sia. C’è ancora molto da imparare. Il giardino è un’arte. E non si può improvvisare, per quanto talento uno abbia.
Perciò ogni anno a Orticola i visitatori possono partecipare gratuitamente a lezioni di giardinaggio con professionisti esperti, a presentazioni di libri, laboratori per grandi e piccini. In particolare dedicato ai bambini è il programma di educazione alimentare e ambientale Mi coltivo, Orto a scuola, nato dalla collaborazione con la Fondazione Catella, Expo 2015 e con il patrocinio del Comune di Milano.
In più anche quest’anno Orticola Lombardia, associazione senza fine di lucro, ha dedicato gli utili derivanti dalle svariate attività al restauro di aree verdi milanesi: come il giardino della Biblioteca Sormani, i Giardini Pubblici, l’Orto Botanico di Brera e i Giardini Perego, dove è stato realizzato anche un originale parco giochi per bambini.
Orti urbani. Una moda o l’esigenza una nuova economia alimentare?
Una volta l’orto serviva davvero a dar da mangiare alle famiglie. Era uno spazio dove le mamme, le nonne, lavoravano tutto l’anno conoscendo bene l’evolversi delle varie coltivazioni. Per dar da mangiare a qualcuno ci vuole tanta terra, e in città è un po’ difficile. Non possiamo parlare di sfamare. Si parla del piacere di occupare il tempo libero, invece di guardare la televisione, dedicandosi a qualcosa che ci mette in contato con la terra. Anche perché non esiste l’orto a bassa manutenzione, quindi ci vogliono tempo e cure.
Possiamo concludere dicendo che il giardinaggio fa bene allo spirito e fa bene all’umore?
Di sicuro. Fa bene anche avere quell’attitudine all’incertezza che lavorando con le piante nasce sempre. Mettersi in dubbio, chiedendosi ogni volta: faccio bene o faccio male? Non si finisce mai di imparare quando si entra in questo mondo. Che sia l’orto o il giardino, la frutta o la verdura, non si smette mai. Avere questa attitudine di curiosità nei confronti di ciò che sta intorno a noi è uno degli aspetti più vitali dello stare al mondo, che ci può aiutare anche nella vita di tutti i giorni.