Wise Society : Guerrilla gardening per salvare le città con piante e fiori

Guerrilla gardening per salvare le città con piante e fiori

di Maria Enza Giannetto
6 Marzo 2023

Un gesto politico, una rivoluzione non violenta, un'azione di decoro e riqualificazione urbana. I gruppi che praticano gli attacchi verdi e clandestini sono tanti e lo fanno nell'intento di regalare aree verdi alle città e ripristinare la vegetazione dove manca

Riqualificare, abbellire e apportare colore e vita vegetale attraverso piante e fiori in angoli abbandonati della città con un’attività di giardinaggio non autorizzato. Ecco cosa s’intende per guerrilla gardening. Attacchi di giardinaggio non autorizzato che, su terreni del demanio e di proprietà privata ma abbandonati, apportano bellezza e miglioria all’ambiente.

guerrilla gardening

Foto di Benjamin Combs / Unsplash

La storia del guerrilla gardening

Era il 1973 quando Liz Christy e il suo gruppo Green Guerrillas nella area di Bowery Houston a New York trasformò un lotto privato abbandonato in un giardino. Ancora oggi, quello spazio è fiorito e colorato, gestito da volontari e persino protetto dal Dipartimento parchi di New York. Da allora il termine guerrilla gardening è diventato un “marchio” per le azioni di risemantizzazione ecologica “illegali”. Con questa parola, infatti, si intende una forma di giardinaggio praticata su terreni non di proprietà e sui quali non si ha il diritto legale di coltivare: terreni abbandonati, aree dismesse o proprietà private lasciate incolte.

In pratica, i guerrilleri green si “appropriano” a nome della collettività di spazi pubblici abbandonati, mortificati dal cemento e dall’incuria per portare colore, abbellimento e decoro dove manca. Un fenomeno diverso da quello degli orti urbani  che viene praticato da persone e per motivazioni molto diverse tra loro, soprattutto da gruppi ambientalisti che fanno riferimento alle teorie della permacultura o alle problematiche riguardanti i diritti della terra. Generalmente a occuparsene sono gruppi di ambientalisti che vanno a selezionare le zone da coltivare facendo anche una riflessione sul diritto di occupazione e di sfruttamento della terra.

Fiori e tulipani

Foto di Amber Maxwell Boydell / Unsplash

Perché fare Guerrilla gardening

Esistono vari gruppi più o meno organizzati di guerrilla gardening e, facendo un giro in rete, si possono trovare consigli pratici e suggerimenti ben articolati su come iniziare un’attività di rinverdimento della città e delle zone degradate, anche se, ovviamente, non si tratta mai di azioni “legalizzate” visto che il presupposto stesso della guerrilla è che si tratti di azioni clandestine, ben accolte dalla collettività ma pur sempre non autorizzate.

Insomma, il termine Guerrilla Gardening è applicato in situazioni abbastanza differenti per descrivere forme di giardinaggio radicale. Il termine include sia il giardinaggio inteso come un gesto politico, con carattere associativo che punta a coinvolgere le comunità per renderle attive e partecipi dell’ambiente in cui vivono, sia quello dall’ambizione prettamente orticulturale.  In ogni caso si tratta, dal singolo al gruppo organizzato, di proteste non violente che puntano a recuperare le zone abbandonate delle città piantando e seminando arbusti, piante e fiori come in una vera e propria guerra con tanto di bombe – di semi, però. E di fatto, i vari movimenti sui loro siti e profili social spiegano come realizzare bombe di semi o come assicurarsi che il luogo prescelto non sia rischioso si per la coltivazione sia per la “legalità” dell’azione.

Il guerrilla gardening persiste ogni volta che gruppi o persone singole piantano “segretamente” alberi da frutto, o altre piante commestibili perenni, o ancora dei semplici fiori nei parchi, lungo le piste ciclabili.

Bombe di semi

Foto di Jonathan Kemper / Unsplash

La rete italiana del guerrilla gardening

Tanti i riferimenti e i gruppi da cui trarre ispirazione per diventare guerriglieri verdi. Il sito italiano Guerrilla Gardening.it  ad esempio è un gruppo aperto a tutti, un gruppo di appassionati del verde che ha deciso di interagire positivamente con lo spazio urbano attraverso piccoli atti dimostrativi, ovvero “attacchi” verdi.

Il movimento italiano nato nel 2006 grazie ad un gruppo di giovani milanesi, si oppone attivamente al degrado urbano agendo contro l’incuria delle aree verdi e la sua attività principale è quella di rimodellare ed abbellire, con piante e fiori, le aiuole e le zone dimesse o dimenticate della città. Ancora oggi segue e consiglia i gruppi indipendenti sparsi in tutta Italia. “La popolazione cittadina risponde bene – scrivono –  alcune aziende di giardinaggio ci aiutano con consigli e donandoci piante e materiali pro-causa, altri si limitano ad applaudire e ad apprezzare le nostre azioni. Ogni giorno nuovi “guerriglieri” si aggiungono alla nostra causa, per trasformare e riappropriarsi degli sterili ed impersonali spazi comuni cittadini. Nuovi gruppi stanno nascendo in tutte le grandi città”.

Sul sito Guerrilla Gardening- Italia si trova anche un censimento dei gruppi noti di Guerrilla Gardening in Italia fatto in base alle varie segnalazioni sui siti e sul gruppo Facebook.

libri su guerrilla gardening

Foto di Visual Stories || Micheile / Unsplash

Libri e documentari utili

Il termine guerrilla gardening è anche stato usato da un certo numero di scrittori per dare un aspetto preciso ai loro libri di giardinaggio. Qui di seguito trovate un elenco di volumi che potranno esservi utili qualora vogliate rinverdire aree dismesse della vosta città.

Guerrilla gardening di John Adams

Uno dei libri più noti è il libro dal titolo, appunto, Guerrilla Gardening pubblicato nel 1983 da John F. Adams, che puntava ad incoraggiare i giardinieri a far crescere le varietà di vegetali presenti in natura invece di quelle ibride risultato della selezione artificiale delle aziende di sementi. Un altro libro è quello di Barbare Pallenberg, sempre dal titolo “Guerrilla Gardening”, che insegnava a costruire un giardino con un piccolo budget. 

Il manuale di Trasi e Zabiello

In Italia, un libro di grande utilità che scatta una fotografia precisa del fenomeno è Guerrilla gardening. Manuale di giardinaggio e resistenza contro il degrado urbano di Michele Trasi e Andrea Zabiello. Un testo in cui vengono condensate le esperienze di guerrilla gardener dei due autori che suggeriscono anche tecniche, consigli, curiosità e idee. “Con tante indicazioni per far decollare una spedizione verde e una piccola guida al giardinaggio per aiutare i meno esperti, perché si dà il caso che siamo anche giardinieri, e infine vi mostreremo alcuni esempi di GG oltre che lanciare alcune sfide per chiederci come potrebbero cambiare le nostre città se i guerrilla gardener fossero molti e motivati.”

Il documentario “Giardinieri d’assalto”

Un progetto di Angelo Camba sostenuto da una campagna di crowdfunding che ha raccontato il fenomeno a partire da un periodo in cui l’attenzione alla sostenibilità non era argomento mainstream, per arrivare fino ad oggi, quando, grazie anche a movimenti come i Fridays for Future, le cose stanno prendendo una nuova direzione. Il documentario è oggi visibile su Mediaset Play

Gli esempi più noti di guerrilla gardening nel mondo

L’esempio più famoso di guerrilla gardening è probabilmente la protesta londinese del Primo maggio 2000 a Londra. Quel giorno Reclaim the Streets organizzò una manifestazione di massa di Guerrilla Gardening presso la piazza del Parlamento a Londra. Dopo una parata carnevalesca e un raduno di ciclisti partito da Hyde Park, qualche migliaio di “giardinieri” occuparono la piazza piantando fiori e ortaggi. Nella piazza erano presenti striscioni con scritte tipo “La resistenza è fertile”, usando il motto “La resistenza è futile”, o “Lasciate che Londra germogli”

Un altro esempio di guerrilla gardening è quello del maggio 1996, quando circa 500 attivisti affiliati a The Land is Ours occuparono circa 13 acri di terreno abbandonato, appartenente alla Guinness, sulle rive del Tamigi nel Wandsworth, la parte sud di Londra. La loro azione voleva sottolineare “Il terrificante spreco della terra urbana, la mancanza di case popolari, e il deterioramento dell’ambiente urbano”. Su questa terra crebbe una comunità chiamata Pure genius!!,  che vi abitò per cinque mesi, finché non furono sfrattati. Il 1° luglio 1996 l’Have på en nat (It. Giardino in una notte) fu costruito in una notte dal danese Økologiske Igangsættere. Un pezzo di terra vuoto, in mezzo alla città di Guldbergsgade in Nørrebro, Copenaghen fu trasformato in un giardino in una singola notte.

ragazzo che fa guerrilla gardening

Foto di Pelargoniums for Europe / Unsplash

Le critiche mosse all’attività di guerriglia gardening

Non tutto è roseo, però. Ci sono anche critiche che vengono generalmente rivolte ai guerrilleri, ovvero quello della mancata proprietà e della scarsa “conoscenza” del luogo dove piantano i fiori e le piante. Piantare fiori e piante non endemiche, ad esempio, può introdurre specie che non sono bene accette dal resto dell’ambiente. La mancanza di competenza e il metodo “clandestino” impediscono una concertazione con le amministrazioni locali e una chiara presa di responsabilità per gli eventuali danni causati.

Maria Enza Giannetto

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