La grande struttura vegetale che entro il 2030 dovrebbe attraversare l’Africa da est a ovest è un'arma contro gli effetti devastanti del surriscaldamento globale, i cambiamenti climatici e la desertificazione.
Un grande muro di alberi e vegetazione che attraverserà l’Africa da est a ovest. La Grande Muraglia Verde (Great Green Wall) è un’iniziativa pionieristica africana condotta nell’ambito della lotta agli effetti devastanti del surriscaldamento globale, i cambiamenti climatici e la desertificazione. Una meraviglia green che coinvolge l’intera regione del Sahel (al confine meridionale del deserto del Sahara) e che, quando sarà ultimata, contribuirà anche al rilancio dell’economia locale, arginando il fenomeno dell’incremento dei migranti climatici.
Grande muraglia verde, un simbolo di rinascita
“La Grande Muraglia Verde non è solo per il Sahel. È un simbolo globale per l’umanità che supera la sua più grande minaccia, il nostro ambiente mutevole. Ci dimostra che se possiamo lavorare con la natura, anche in posti impegnativi come il Sahel, possiamo superare le avversità e costruire un mondo migliore per le generazioni future”, sul sito ufficiale della Great Green Wall for the Sahara and Sahel si leggono queste parole. E, di fatto, la Grande muraglia rappresenta un modello di rinascita a partire dalla Natura.
Ma come è nato il progetto dell’enorme striscia di vegetazione che attraversa tutto il paese? L’idea iniziale delle grande muraglia era quella di linea di alberi che corresse da est a ovest lungo il deserto africano. La concezione della Grande Muraglia Verde si è evoluta in un “mosaico” di interventi indirizzati verso i vari problemi e le sfide affrontate dalle comunità nel Sahel e nel Sahara.
La storia della nascita del progetto
Nel 1952, fu il biologo Richard St. Barbe Baker a proporre per primo una “barriera verde” per opporsi all’avanzata del deserto. L’idea era quella di “contenere il deserto” attraverso una lunga fascia alberata larga 50 km. A riprendere l’idea 50 anni dopo furono i partecipanti al summit straordinario in N’Djamena (Ciad) in occasione della giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità. Il progetto è stato poi approvato dalla Conferenza dei capi di Stato e di Governo della Comunità degli stati del Sahel e del Sahara nel corso della loro settima sessione ordinaria tenutasi a Ouagadougou (Burkina Faso) a giugno 2005.
Great Green Wall: a che punto siamo?
L’obiettivo finale di questa collaborazione sub-regionale è quello di rafforzare gli ecosistemi della regione gestendoli in maniera ponderata, di proteggere il patrimonio rurale, di migliorare le condizioni di vita della popolazione. Secondo la tabella di marcia, i lavori dovrebbero concludersi nel 2030. Purtroppo, però, in tredici anni sono stati restaurati solo 4 milioni di ettari (altre stime più ottimistiche parlano di 18 milioni di ettari). Una buona notizia è arrivata nel gennaio 2021 quando si è parlato di circa 14 miliardi di dollari (dei 33 miliardi necessari per completare il progetto) sono stati investiti. Il finanziamento (Great Green Wall Accelerator) incrementerà gli sforzi per ripristinare i terreni degradati, salvare la diversità biologica, creare posti di lavoro verdi.
I partner del progetto
A parte gli 11 paesi africani che nel 2004 hanno deciso di raccogliere la sfida, creando l’Agenzia panafricana della Grande Muraglia Verde, il programma della Great Green Wall for the Sahara and Sahel oggi ne coinvolge altri e sono ormai 20 paesi della regione sahelo-sahariana, tra cui Algeria, Burkina Faso, Benin, Ciad, Capo Verde, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Gambia, Repubblica del Gibuti, Tunisia.
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L’iniziativa è sostenuta da molte organizzazioni regionali ed internazionali, tra le quali l’associazione Sûkyô Mahikari che attraverso il suo gruppo dei giovani contribuisce organizzando ogni anno campi internazionali di rimboschimento in Senegal, Mali e Burkina Faso.
Il sogno della Grande muraglia verde e il futuro del Sahel
La Great Green Wall for the Sahara and Sahel è, quindi, un colossale progetto di riforestazione e gestione sostenibile del suolo. Più che la linea di alberi inizialmente immaginata, l’iniziativa punta a un mosaico di interventi volti anche allo sviluppo delle zone rurali rafforzando gli ecosistemi. Quando sarà finita, con i suoi 8.000 chilometri di lunghezza e 15 di larghezza sarò la più grande struttura vivente al mondo. Il progetto prevede di piantare, tra gli altri, un’enorme quantità di acacie, alberi resistenti alla siccità, le cui radici conservano acqua nel suolo.
Il futuro del Sahel, delimitato a nord dal deserto del Sahara e a sud dalla savana del Sudan, è strettamente legato alla Grande muraglia verde africana. L’area, che accoglie oltre 228 milioni di abitanti, si estende su 780 milioni di ettari ma è minacciata dal deserto che ha guadagnato terreno per decenni. La sfida è invertire la tendenza ri-creando una nuova foresta e facendola scorrere come una grande cintura verde attraverso l’intero continente africano: un lungo corridoio verde, largo 15 chilometri e lungo circa 8mila chilometri che colleghi l’Africa da Ovest a Est, da Dakar alla Repubblica del Gibuti. E l’iniziativa, in realtà, sta già fornendo terreni fertili a tante comunità migliorandone la vita e riducendo le migrazioni.
Rosa Oliveri