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Flavio Pollano: il verde in una stanza

di Sara Donati
25 Maggio 2011

L'agronomo e paesaggista piemontese è uno dei pochi esperti in Italia di "murs végétaux", speciali pareti di piante, tra le ultime tendenze dell'architettura verde. Che deve fare i conti con l'impatto sull'ambiente

Flavio Pollano, architetto del paesaggioAgronomo e architetto del paesaggio, il piemontese Flavio Pollano è diventato anche un esperto di giardini verticali. Infatti, omai da tre anni, è il project manager in Italia di Patrick Blanc, famoso botanico francese che gli ha affidato la realizzazione e conservazione di diversi murs végétaux in vari luoghi d’Italia. Non solo. A partire dal 2006 Pollano è impegnato, per incarico della Fondazione Cosso, nell’importante progetto di recupero del grande parco e degli edifici dell’antico castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, in provincia di Torino. La sua collaborazione ed il rapporto di amicizia con l’architetto milanese Maurice Kanah (KConsult Engineering Workshop) gli hanno recentemente consentito di lavorare su importanti concorsi e progetti, fra cui l’attività di studio e consulenza paesaggistica per la creazione dell’Ecoborgo di Mezzacampagna, a Verona. L’anno scorso invece con il suo progetto “Signes de vie sur un terrain évocateur” ha partecipato con successo alla  XIX edizione del Festival International des Jardins di Chaumont-sur-Loire in Francia. Si occupa anche di insegnamento a vari livelli (presso garden club ed associazioni, scuole di formazione di tecnici del verde e università) nelle sue materie preferite: giardinaggio, progettazione, giardino storico, arredo d’esterni, frutticoltura e fitopatologia.

Sistemazione in residenza storicaCi racconta da dove ha cominciato?

Ho avuto la fortuna di nascere e vivere in un posto vicino alle alpi, Pinerolo, dove  ci sono molti boschi, foreste e zone naturali interessanti. Aggiungiamo anche il fatto che mio nonno era giardiniere, lavorava presso una famiglia nobile dei dintorni e quind io, suo unico nipote, ho avuto la fortuna di ricevere tutto il suo sapere.

Come è arrivato a occuparsi di giardini verticali?

Il nome di riferimento nel mondo su questo argomento è certamente quello del botanico parigino Patrick Blanc, i cui celebri “murs végétaux sono stati da lui realizzati verso la fine degli anni ’80, l’inizio dei ’90. Il caso ha voluto che verso la fine del 2006, l’nizio 2007 a Pinerolo dove appunto vivo, un imprenditore locale decidesse di inserire dei giardini verticiali nella ristrutturazione del proprio hotel. I giardini sono stati realizzati a Pinerolo e Patrick Blanc in persona è venuto due volte per spiegarci come fare e come mantenere in buono stato queste opere. In quelle occasioni abbiamo capito che c’era una particolare affinità, anche in termini di sensibilità verso il mondo vegetale, tra me, la mia squadra e Blanc che, oltre a essere un eccelso botanico, esperto in flora tropicale e sub-tropicale, è soprattutto un grandissimo fisiologo vegetale. Per questo motivo, quando c’è stata da parte sua la necessità di far realizzare nuovi muri verdi in Italia, ( in particolare per il Trussardi alla Scala Café e quelli del Rolex Flagship Store di Pisa Orologeria, sempre nel capoluogo lombardo) ha chiamato me, come project manager e la mia equipe.

Bordo mistoCome avviene la progettazione di un “muro verde”?

Patrick Blanc  decide le specie da inserire in funzione dell’ambiente e del microclima che caratterizza il luogo dove verrà realizzata la parete verde e attua una progettazione scegliendo le specie più adatte, la loro successione e giustapposizione. Dopo di che ci trasmette direttamente il progetto che in realtà è una specie di layout dove è disegnata una mappatura delle zone da piantare, e noi andiamo a trascriverla sulla parete in oggetto, con dei gessetti. Poi realizziamo direttamente la messa a dimora, con esemplari acquistati direttamente in loco, quindi spesso in Italia. In altri casi, per muri particolari, dove sono necessarie piante tropicali rare difficili da trovare nel nostro Paese, si fanno arrivare dalla direttamente dalla Francia. L’importante è che tutto venga ben coordinato e nel momento in cui c’è la messa a dimora delle piante, tutto sia sia già pronto: impianto di irrigazione funzionante e testato, il feltro di supporto sistemato e le piante tutte disponibili.

Quali sono gli obiettivi di un agronomo come lei?

Oggi chi fa il mio mestiere non pensa più come gli architetti paesaggisti del passato per i quali il valore di un giardino stava tutto nell’estetica, nella facciata. Un giardino bello per noi è un giardino eco-sostenibile, un giardino che “sa di natura”, ma non imita la natura. Per questo uno dei nostri principali obiettivi è vedere se il luogo nel quale dobbiamo intervenire può sostenere senza grossi problemi il tipo di progetto che dobbiamo realizzare. Per esempio, un intervento molto invasivo, anche se superficialmente bello, non avrà mai la profondità e la “ricchezza” indispensabili per dare anche altre emozioni. Perché anche per i giardini una cosa è la bellezza e un’altra il fascino.

Intervento in giardino storico, Cuneo

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