Marco Gisotti, esperto di comunicazione ambientale, bacchetta: «Bisogna far capire che sostenibilità è un valore positivo»
«Sono nato nel ’68. Quando facevo il liceo, le questioni ecologiche erano al centro del dibattito e quando ho compiuto 18 anni il quarto reattore della centrale di Chernobyl era saltato in aria da dieci giorni. Così, quando ho cominciato a fare il giornalista, nel 1991, mi sono subito occupato di questioni ambientali. È stato un percorso naturale: di cosa altro avrei potuto occuparmi?». Il giornalista e divulgatore Marco Gisotti, romano, 48 anni, è uno dei massimi esperti in Italia di comunicazione ambientale, green economy e green jobs. Ha fondato l’agenzia di studi ambientali Green Factor e dirige il master in Comunicazione ambientale allo Iulm di Milano, in collaborazione con il Cts. Fra i curatori del rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, come autore televisivo ha ideato la serie di animazione 2 amici per la Terra di Rai 3, collabora a DixitScienza (Rai Storia). Ha scritto insieme con Tessa Gelisio la Guida ai green jobs e tiene conferenze per università, scuole, imprese e anima gli incontri legati al giornalismo ambientale del Festival internazionale di giornalismo di Perugia. E non ultimo, è direttore del premio Green Drop Award, assegnato da Green Cross Italia alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
Gisotti, quest’anno il Green Drop Award è andato, ex aequo, ai film “Spira Mirabilis” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e “Voyage of Time: Life’s Journey” di Terrence Malick. Perché hanno vinto?
Sono molto soddisfatto della scelta. Si tratta di due opere molto affini anche se stilisticamente diverse. In entrambe ci si chiede del ruolo dell’uomo nella natura. 150 anni fa, il biologo Ernst Haeckel coniò la parola ecologia nella quale egli includeva il complesso degli esseri viventi e delle “cose” inanimate che compongono il nostro mondo, le relazioni fra esse, il loro posto nella natura e nel flusso del tempo. La stessa cosa fanno queste due opere, spostando la centralità dell’uomo verso un orizzonte più complesso ma anche più bello, senza mai scadere nello spiritualismo e rimanendo scientificamente inattaccabili.
Lei è presidente del Premio da 5 anni, ci faccia un bilancio…
Quest’anno è andata benissimo e siamo molto soddisfatti dell’eco avuta e, certamente, abbiamo segnato il giro di boa, ma non per tornare sui passi compiuti quanto per avviarci verso obiettivi più specifici con compagni di viaggio che ci forniscano i necessario equipaggiamento per farlo.
Com’è nata l’idea della campagna #CinemaInClasseA che avete lanciato quest’anno?
Il Cinema in Classe A è proprio una delle nuove strade che abbiamo intrapreso. Insieme ad Enea nei prossimi mesi lavoreremo per spingere l’industria cinematografica italiana a migliorare le proprie prestazioni ambientali. La “classe A” è quella che si assegna tipicamente agli edifici energeticamente più efficienti. Ecco: immaginiamo un cinema che possa essere più green, che riduca il suo impatto sull’ambiente e che facendolo serva da esempio per gli spettatori. Non solo: pensiamo anche ai cinema, luoghi pubblici che avrebbero tutto da guadagnare nell’essere ristrutturati per consumare meno energia.
Lei è tra i curatori del rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere. L’Italia sta migliorando davvero dal punto di vista “green”?
Certo. I dati parlano chiaro: le uniche imprese che in Italia prosperano, migliorano i fatturati, esportano di più e assumono sono quelle verdi. Che poi sono quelle che fanno più innovazione.
Dalla Guida ai green job al Salone internazionale dei lavori verdi, lei è convinto che la Green Economy sia la vera speranza per l’ambiente e per le nuove generazioni. Come si può far comprendere che è questa la strada da intraprendere?
Che si chiami “green economy” o “economia circolare” parliamo sempre della stessa cosa, di un’economia basata sull’efficienza, che imita lo schema della natura dove il rifiuto non esiste e lo spreco non è ammesso. Io sono convinto che sia la naturale evoluzione della società e delle economie in generale.
Da dove si dovrebbe partire per fare, sul serio, in Italia educazione ambientale e creare una vera coscienza green nei cittadini?
Dicendo che “green” è bello. Fa tendenza. Tutti vogliamo non solo sembrare ma essere persone migliore, apprezzate dagli altri. Se riusciremo a comunicare che la sostenibilità è un valore positivo, molti vorranno abbracciarlo. In questo modo si potrà accelerare la transizione verso una società a basso impatto ambientale.
C’è un Paese, su tutti, dal quale pensa potremmo imparare, davvero, qualcosa?
Dal nostro. Anche se non lo scrive nessuno, siamo dopo la Germania in termini energetici il paese più efficiente del mondo. Così come le nostre imprese sono quelle, in Europa, col più alto tasso di ecoefficienza.
Se fosse il ministro dell’Ambiente, quali sarebbero le sue priorità? Da dove partirebbe?
Dalla comunicazione. Comunicare è tutto. Come quella ditta che vende mobili fai da te: te li devi caricare sull’auto, portare a casa e montare tutto da solo e non sono nemmeno mobili pregiatissimi, però loro ti spiegano tutto e ti rendono partecipe del processo e alla fine sei felice anche se non sono armadi, tavoli o comodini intagliati da maestri mobilieri veneti.
Quali sono i suoi prossimi impegni?
Al momento sono impegnato con Green Cross e la campagna “Il cinema in classe A”, ma mi piace misurarmi con progetti sempre nuovi e legati all’ambiente, per cui, chissà. Sarebbe bello “contaminare” di verde il Festival di Sanremo.