Wise Society : Canapa industriale: le mille virtù di un’eccellenza italiana

Canapa industriale: le mille virtù di un’eccellenza italiana

di Mario Catania
12 Aprile 2016

Utile nella bio-edilizia, nella produzione di energia, nell'alimentazione la canapa sta tornando a crescere nei campi di tutta l’Italia

Dal punto di vista industriale la canapa è considerata come il “maiale vegetale”, nel senso che può essere utilizzata in tutte le sue parti per dare origine a centinaia di prodotti differenti ed il suo utilizzo si perde nella notte dei tempi. Il più antico manufatto in canapa è di 9mila anni fa: si tratta di tessuto scoperto nel 2013 nel sito archeologico dell’antica città di Çatalhöyük in Turchia dal professor Ian Hodder, direttore degli scavi e membro della Stanford University.

ITALIANI CANAPICOLTORI: In Italia l’uso della canapa in agricoltura, nell’artigianato e nell’industria nasce dalla tradizione per fondersi oggi con le moderne tecnologie, rivelandosi un’energia rinnovabile inesauribile e multifunzionale. Il nostro Paese vanta inoltre una grande tradizione di canapicoltori se pensiamo che fino agli anni ’40 eravamo il secondo produttore al mondo, dopo la Russia, per quantità, e la nostra canapa era considerata la migliore al mondo per la qualità della nostra fibra. Un’eccellenza agroindustriale italiana dunque che i nostri nonni ricordano bene perché coltivata dal Nord al Sud della penisola ed utilizzata principalmente per realizzare corde per navi ed utilizzo agricolo, tessuti come corredi, rivestimenti per mobili, tende ed altri oggetti che facevano parte della vita quotidiana fino a poco più di 50 anni fa. Purtroppo il galoppante proibizionismo unito all’introduzione delle fibre sintetiche ed alla mancata meccanizzazione della lavorazione di questa pianta, stava rischiando di farci perdere un vero e proprio patrimonio.

L’USO DELLA CANAPA NELL’INDUSTRIA: Ad oggi è del tutto legale coltivare varietà di canapa ad uso industriale, registrate e certificate a livello europeo che contengono meno dello 0,2% di THC, e la canapa sta tornando a crescere nei campi di tutta l’Italia, anche se è stato calcolato che nel 2015 non siano stati superati i 5mila ettari: poca cosa in confronto agli oltre 100mila di fine Ottocento e inizio Novecento, ma siamo sulla buona strada. Una legge che è in attesa di essere discussa in Senato stabilisce che il limite di THC venga alzato fino allo 0,6%, oltre a garantire 700mila euro di finanziamenti l’anno principalmente per realizzare centri di trasformazione della canapa. Uno dei principali problemi attuali è infatti che in Italia ci sono solo due centri di prima trasformazione, che lavorano quindi le paglie di canapa per ottenere canapulo, materiale che si può usare ad esempio in bio-edilizia, ma sono ancora troppo pochi. La filiera che funziona meglio nel nostro Paese è quella alimentare: dalla spremitura del seme di canapa, considerato tra i più nutrienti al mondo, si ricava infatti olio ad uso alimentare e cosmetico oltre che farina da usare per prodotti dolci e salati.
ALTRI USI DELLA CANAPA:  Ma quella che in passato era considerata l’oro verde della canapa, la sua fibra, oggi non viene più lavorata, così come non esistono cartiere in grado di lavorare la canapa o stabilimenti che la utilizzino per produrre ad esempio bio-plastica. Era il lontano 1937 quando la rivista Popolar Scienze pubblicò un celebre articolo, chiamando definendo la canapa come “il raccolto da un milione di dollari” ed elencandone le migliaia di utilizzi. Oltre a quelli sopra elencati la canapa è un’ottima fonte di biomassa dalla quale ricavare combustibili ecologici ed eco-compatibili come bio-diesel e metanolo. Henry Ford nel 1941 costruì l’ormai celebra Hemp Body car, alimentata ad etanolo derivato dalla canapa e con l’intera carrozzeria realizzata con bio-plastica di canapa. Le prime copie della bibbia di Gutenberg furono realizzate con carta di canapa, così come le tele di grandi pittori come Van Gogh. Utilizzare oggi carta di canapa, che produce più cellulosa degli alberi e non ha bisogno di sbiancanti chimici, significherebbe risolvere almeno in parte il problema della deforestazione, visto che parliamo di una pianta annuale al confronto con foreste che crescono in decenni.

LA CANAPA SOSTENIBILE: Un altro utilizzo pratico che potrebbe portare ottimi benefici in ottica di sostenibilità è quello in bio-edilizia. È stato calcolato come l’edilizia attuale incida per il 30/40% sulle attuali emissioni di CO2. L’intera filiera della produzione di canapa e calce, che può essere utilizzata per creare bio-mattoni, cappotti, rivestimenti, solette ed intonaci, è carbon negative cioè toglie dall’atmosfera più CO2 di quanta ne venga prodotta. È stato inoltre calcolato che una tonnellata di canapa secca possa sequestrare 325 kg di CO2. A Bisceglie, in Puglia, lo studio di architetti Pedone Working, grazie ai bio-mattoni in canapa e calce prodotti dall’azienda Equilibrium, sta ultimando il più grande complesso abitativo in canapa e calce in Europa che sarà autosufficiente dal punto di vista energetico. Il composto in canapa e calce infatti fa respirare la casa contribuendo a mantenerla calda in inverno e fresca d’estate, aumentando la vivibilità degli ambienti e facendo abbassare consumi energetici e bollette.
La resistenza e leggerezza della sua fibra fanno della canapa un ottimo sostituto, biodegradabile, compostabile e riutilizzabile, di tutti i materiali plastici derivati dal petrolio o comunque altamente inquinanti come ad esempio la fibra di vetro. Oltre ad essere già utilizzati in automobili di grandi marchi per sostituire la plastica alleggerendo l’autovettura, è stata utilizzata ad esempio in Italia per creare un drone con la tecnica della stampa 3D grazie ad un filamento al 50% in canapa ed al 50% in PLA creato dalla start-up siciliana Kanèsis.Senza dimenticare che la canapa sequestra mediamente quattro volte la CO2 immagazzinata dagli alberi, ha radici che penetrano in profondità ossigenando il suolo ed elimina le erbe infestanti rendendo il terreno migliore per i raccolti successivi anche in ottica di coltivazione a rotazione. In genere non ha bisogno di diserbanti o fitofarmaci e nel centro-nord non ha nemmeno bisogno di essere irrigata. Una pianta dimenticata che può tornare ad essere coltivata facendo bene all’uomo, all’ambiente e ad un’economia più sostenibile.

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