Da sottoprodotto a fibra utilizzata nell'abbigliamento. Morbida come il cachemere
Dal sottoprodotto della lavorazione del baccello di soia, è possibile ricavare un tessuto tanto morbido e soffice quanto ecocompatibile.
Soprannominato il cachemere vegetale, è molto facile da trattare ed ha la capacità di assorbire meglio le tinte, tanto da poter fare risparmiare nell’uso di coloranti durante il processo industriale di colorazione. E’ ovviamente un tessuto biodegradabile, con un impatto ambientale minimo o nullo, tutto un altro mondo rispetto ad altri tessuti di origine plastica come il poliestere che trovano la loro origine nella lavorazione del petrolio e derivati.
La grammatura è leggera, molto piacevole al tatto, con una capacità elastica che consente uno stretch adatto a far seguire al tessuto le forme corporee. Dalle eccezionali capacità traspiranti, è adatto anche nelle giornate calde, dove, in presenza del sole, protegge la pelle dai raggi UV dannosi.
Ha un punto debole. Non è resistente come il cotone, quindi non esistono capi 100% fibra di soia, ma sempre misti a cotone o spandex. Inoltre il processo di raccolta della soia ricorre ancora ad agenti chimici ad alto impatto ambientale, che sebbene vengano riutilizzati per molti raccolti, sarebbe bene eliminare dal processo.
Sono tessuti lavabili in lavatrice, in acqua fredda o tiepida. Si può tranquillamente evitare l’ammorbidente, le caratteristiche del tessuto regalano una morbidezza naturale. Non servirebbe nemmeno la stiratura, ad ogni modo se proprio ne sentiste la necessità sarebbero sufficienti basse temperature, senza l’utilizzo del vapore.