In Sicilia la siccità provoca lo stato di emergenza. Vediamo cause, conseguenze umane e ambientali e possibili soluzioni a problema
Nei primi 5 mesi del 2024, il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS) riporta che la media delle precipitazioni in Sicilia è la più bassa mai registrata dal 2002 con 453 millimetri rispetto ai soliti 1500 mm. Il risultato è che febbraio 2024, la Giunta regionale della Sicilia ha dichiarato lo stato di crisi per gli interventi di aiuto agli allevatori e contadini colpiti. A marzo il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha proclamato lo stato di emergenza per la crisi idrica nel settore potabile fino al 31 dicembre 2024. Già a marzo 2024, la riduzione della portata delle forniture idriche è passata dal 10% al 45% in 105 comuni a rischio siccità nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. Sono oltre 1,6 milioni le persone a cui è stata razionata l’acqua. Ma per la popolazione siciliana la situazione emergenziale, purtroppo, non è una novità.
Definizione e cause della siccità
«La siccità, espressione con cui si intende la prolungata scarsità di acqua che rende il suolo impermeabile ed esposto al rischio idrogeologico, è uno dei principali sintomi dei cambiamenti climatici in atto». La definizione del termine siccità di OpenPolis è precisa perché lega subito il singolo fenomeno ambientale alla crisi climatica di origine antropica. Il fenomeno, infatti, è sempre più frequente in diverse parti del mondo.
In Italia, la regione che sta soffrendo maggiormente è la Sicilia. Qui, come in altri territori, la situazione ambientale legata al fenomeno siccità è aggravata da problemi strutturali. Come riporta il SIAS, in Sicilia si stima che il 50% dell’acqua immessa nelle reti idriche viene persa a causa di un sistema idrico definito “colabrodo”. E non sorprende che il tasso di perdita Siciliano sia tra i più alti.
Dalla siccità alla crisi idrica
Con la conseguenza della crisi idrica, il fenomeno siccità diventa ancora più umano e concreto, perché l’acqua non arriva nelle nostre case e nelle aziende agricole. Quando si tratta di crisi idrica, si parla di carenze nella rete che raccoglie, contiene, pulisce e distribuisce l’acqua nelle città, nei paesi e nelle zone agricole.
Come riporta Italia che Cambia «In Sicilia si contano 46 dighe (…) di cui 23 risultano in esercizio normale, 10 in collaudo, 7 ad invaso limitato – anche quelle più strategiche per alcune province – 4 fuori esercizio e 2 in costruzione». Le dighe, dette anche in gergo tecnico “invasi”, sono state costruite con fondi provenienti dalla Cassa del Mezzogiorno, ma hanno avuto scarsi interventi di manutenzione. Questa mancata cura ne ha ridotto la capacità di contenimento.
Come spiega Rosario Marchese Ragona, presidente di Confagricoltura Sicilia, anche quando piove per evitare che alcuni di questi invasi collassino, si aprono i rubinetti per svuotarli e ridurre il volume. Uno spreco d’acqua dovuto alla mancanza di manutenzione.
«I consorzi di gestione delle acque in Sicilia, le uniche organizzazioni responsabili della gestione dell’acqua a fini irrigui, sono commissariati da oltre trenta anni. Per tre decenni, la Regione è stata priva di un’adeguata struttura di gestione, senza nuovi progetti, e la manutenzione non è stata effettuata in modo adeguato». Sono le parole di Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.
Cause della siccità e della crisi idrica in Sicilia
Proviamo quindi a riassumere e mettere in correlazione cause e conseguenze di siccità e crisi idrica in Sicilia.
- Mancanza di piogge, alte temperature e cambiamenti climatici Aumento dell’evapotraspirazione e riduzione drammatica dei volumi d’acqua disponibili negli invasi.
- Infrastrutture incomplete o non collaudate Spreco di acqua.
- Mancanza di manutenzione degli invasi e delle infrastrutture idriche Rischio di crollo delle dighe non collaudate; accumulo di sedimenti negli invasi che riducono la capacità di contenimento.
- Commissariamento e gestione frammentata e inefficiente degli invasi Spreco di tempo e risorse economiche, compresi fondi di investimento.
- Mancanza di personale qualificato e risorse dedicate negli enti preposti assenza di innovazione e gestione del problema, oltre l’emergenza.
Ovviamente, le cause sono tutte correlate e non corrispondono unicamente a una conseguenza, ma generano soprattutto diverse conseguenze sociali generali come per esempio:
- Razionamento e situazione emergenziale continua per la popolazione
- Danni alle coltivazioni e rischi economici per il settore agricolo
- Aumento della vulnerabilità del territorio per eventuali alluvioni future
- Diffusione del mercato nero dell’acqua, con possibili legami alla criminalità organizzata
Rapporto tra siccità e desertificazione
Come riporta il SIAS, c’è un rapporto diretto tra siccità e desertificazione. «La Sicilia, come altre aree mediterranee, risulta interessata da potenziali fenomeni di desertificazione che conducono alla perdita di suolo fertile. L’indice finale di rischio deriva della combinazione di due indici climatici (aridità e siccità) e di un indice di perdita di suolo (legato ai fenomeni erosivi). (…) La siccità infatti, a differenza dell’aridità che è legata ad un concetto di deficit “permanente” di acqua, è un fenomeno relativo ad un temporaneo deficit idrico, che può variare nel tempo e interessare in diversa misura anche aree non aride».
In base a questi fattori, c’è un indice di vulnerabilità al rischio desertificazione che viene calcolato sommando tre indici: indice di siccità, indice di aridità e indice di perdita del suolo.
Come risolvere il problema della siccità
La Sicilia è in buona compagnia perché anche diverse zone in Sardegna e in Calabria soffrono una costante mancanza d’acqua e sono diversi i comuni che hanno avviato procedure di razionamento idrico. Vediamo quindi possibili soluzioni alla situazione tragica della siccità in Sicilia, che potrebbero valere anche per altri territori in carenza idrica.
I fondi non bastano, o meglio, basterebbero se venissero usati bene. Con il PNRR, Piano Nazionale di Resilienza e Ricostruzione, sono stati bocciati 32 progetti nel 2021 e approvate 27 opere nel 2023 per un totale di 829 milioni di euro. Mentre ci si prepara ad utilizzare moltissima acqua per i cantieri del Ponte sullo Stretto, per l’emergenza siccità in Sicilia sono stati stanziati 20mln di euro.
Eppure, come riporta il Post, la Regione Sicilia a metà luglio 2024 ha sospeso la fornitura temporanea d’acqua prevista con una nave cisterna della Marina Militare, perché “l’operazione non è sostenibile da un punto di vista economico”. Per avere un’idea del costo, ogni viaggio della nave cisterna vale circa 50mila euro, per una spesa pari a 43 euro a metro cubo.
Le possibili soluzioni
- Manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture idriche
Utilizzare i fondi recentemente approvati con il PNRR pari a 829 milioni di euro per migliorare le risorse idriche dell’isola, in particolare le opere per dighe e invasi. In particolare è necessario riparare e aggiornare gli invasi esistenti per aumentare la loro capacità di contenimento e prevenire la dispersione di acqua. Ciò include la rimozione dei sedimenti accumulati, il completamento del collaudo delle strutture per garantirne la sicurezza e delle infrastrutture incompiute. Tra questi lavori è compresa anche la verifica di nuove falde acquifere, come quella che sorge sotto i monti Iblei, tra Vizzini e Licodia, ad una profondità di circa 800 metri che contiene più di 17 miliardi di metri cubi d’acqua quasi certamente potabile. - Gestione unificata e coordinata delle risorse idriche
Nella gestione delle risorse idriche sono coinvolti a diversi livelli il Dipartimento Regionale dell’acqua e dei rifiuti; il Consorzio di Bonifica, il Ministero delle Infrastrutture, l’Autorità di Bacino di Sicilia, l’AICA (Azienda Idrica dei Comuni Agrigentini) e altre aziende locali. Per questo è necessario centralizzare la gestione degli invasi per evitare frammentazioni nelle competenze e migliorare l’efficienza nella distribuzione dell’acqua. - Riduzione delle perdite nella rete idrica
Uno degli obiettivi principali dell’intervento dovrebbe essere la riduzione del 50% di perdite nella rete idrica, sia per l’uso agricolo che potabile, migliorando le infrastrutture con tecnologie di monitoraggio e riparazione. - Assunzione e formazione di personale specializzato
È necessario rafforzare gli enti preposti con l’assunzione di giovani laureati e personale tecnico qualificato per sviluppare nuovi progetti idrici e gestire le emergenze in modo più efficace. - Prevenzione e gestione del rischio climatico
Adottare strategie di gestione del rischio siccità e alluvioni, come la costruzione di nuove opere idrauliche, la manutenzione di quelle esistenti, e la pianificazione di interventi preventivi per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. - Contrastare il mercato nero dell’acqua
Servono controlli più severi per prevenire e reprimere il mercato nero dell’acqua, garantendo che l’approvvigionamento idrico avvenga in modo trasparente senza arricchire le mafie.
Patrizia Riso