Lo rivela uno studio di Greenpeace realizzato analizzando 13 capitale europee. Sotto processo anche la qualità dell'aria.
Parlando al telefono con un collega romano, vittima di tre incidenti in motorino in cinque anni, sembra che non ci sia nulla di che stupirvi: «E quale sarebbe la notizia?». Chi la abita, non si stupisce più di fronte alle graduatorie che danno Roma in coda in quasi tutte le graduatorie, rispetto alle colleghe europee. Questa volta è «Greenpeace» a portare il fulcro dell’antico Impero all’ultimo posto per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale. Per arrivare a Copenaghen, che però si estende per meno di un decimo del capoluogo laziale, serviranno decenni. Dal dossier, che l’organizzazione ha commissionato all’istituto per l’ambiente, il clima e l’energia, il Wuppertal Institute (Germania), Roma emerge con le ossa rotte. «Le performance sono molto negative soprattutto per quanto attiene la sicurezza stradale e la gestione della mobilità, oltre che per il basso livello di utilizzo della bicicletta e per i pochi spostamenti a piedi»
MOBILITA’ SOSTENIBILE: ROMA PUO’ PRENDERE ESEMPIO DA MILANO – Il rapporto, utilizzando i dati relativi al 2016 e provenienti da fonti pubbliche ufficiali, ha confrontato la performance di 13 città europee in fatto di mobilità sostenibile,. A ciascuno dei parametri utilizzati – sicurezza stradale, qualità dell’aria, gestione della mobilità, trasporti pubblici, mobilità attiva – è stato assegnato un massimo di 20 punti. Secondo l’analisi condotta, al primo posto si è classificata Copenaghen, con un punteggio complessivo di 57 su 100, seguita nell’ordine da Amsterdam (55) e Oslo (50). Mentre poco più in alto rispetto a Roma (27), si sono piazzate Mosca (30,75), Londra e Berlino (appaiate a quota 34,50). «Questo studio evidenzia come la mobilità sia un settore chiave per la salute, l’economia, la vivibilità e la bellezza delle città in cui viviamo; e che una mobilità diversa e migliore non è un’utopia ma una realtà che va costruita con impegno», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace. «Ci sono città che, lungi ancora dalla perfezione, hanno trasformato completamente la propria urbanistica e la propria logistica per ridurre drasticamente la mobilità privata fossile. È un obiettivo ormai comune a molti governi locali. La differenza la fanno il coraggio con cui lo si persegue e, conseguentemente, gli investimenti che si mettono in campo».
ROMA: DISAGI E INQUINAMENTO – C’è da dire, a difesa della Capitale, che la classifica mostra una frattura subito evidente: in cima alla lista ci sono città piccole o medie, mentre arrancano tutte le grandi metropoli. L’evidenza, per chi viaggia, è palese. Ma è giusto anche dire che le differenze che sono alla base della gestione della mobilità in centri tra loro così differenti tendono a penalizzare le città più grandi. Quello su cui Roma potrebbe (e dovrebbe) lavorare per incentivare la mobilità condivisa. L’elevato ricorso ai mezzi privati, stando a quanto si legge nel dossier, determina «una mobilità fortemente congestionata, con un incremento di circa il 40 percento dei tempi di spostamento, causato dall’alto numero di automobili presenti sulle strade». Secondo Boraschi, per raggiungere standard più soddisfacenti, «Roma dovrebbe prendere esempio da Milano, che con l’istituzione dell’area C ha ottenuto una riduzione del ricorso ai mezzi privati, almeno nella zone centrale della città». Anche il trasporto pubblico romano mostra profondi segni di crisi. Entrando nel merito della sicurezza stradale, durante il 2016 a Roma si sono registrati 25 incidenti mortali che hanno coinvolto ciclisti e 47 che hanno coinvolto pedoni. Nello stesso periodo, ci sono stati 110 incidenti ogni diecimila spostamenti in bici (ma rimane la piaga della carenza delle piste ciclabili) e 133 incidenti ogni diecimila spostamenti a piedi. Da qui il triste primato di Capitale meno sicura d’Europa, sulle strade.
LE CONSEGUENZE SULL’INQUINAMENTO – Le conseguenze di tutto ciò sono deducibili: l’aria è insalubre, soprattutto per quanto riguarda le concentrazioni di biossido di azoto, un gas cancerogeno tipico delle emissioni dei veicoli diesel. Altro indicatore chiave del report è il livello di inquinamento atmosferico, che spesso coincide con gravi crisi ambientali e sanitarie. Fra le città esaminate, Oslo e Vienna si posizionano bene tanto per i livelli di pulizia dell’aria, quanto per i trasporti pubblici. Uno score alto su entrambi questi indicatori non è una mera casualità: quel che lo studio dimostra è che esiste una correlazione forte tra qualità dell’aria e mobilità sostenibile; e che, inoltre, sicurezza stradale, mobilità attiva, trasporto pubblico e mobility management sono fattori che si “rafforzano” reciprocamente. Per Greenpeace, la mobilità sostenibile ha un obiettivo chiaro, quello di superare quanto prima la mobilità privata a motore, una mobilità fossile che danneggia il clima e peggiora drasticamente la vita nelle nostre città.
Twitter @fabioditodaro