L'evento è stato promosso da Anci, Legambiente, Fiab e #salvaiciclisti
Riduzione del limite di velocità a 30 chilometri orari sulle strade urbane, 20 mila chilometri di piste ciclabili, maggiori investimenti nel trasporto pubblico e nelle infrastrutture minori, più spazi per ciclisti e pedoni. Ma anche il dimezzamento della mortalità da incidenti in ambito urbano, la creazione di una rete di “slow cities” fondate su una nuova filosofia di mobilità compatibile, l’abitudine a pianificare le città in base alle utenze deboli della strada e a organizzare corsi di educazione ciclistica nelle scuole.
Sono queste le proposte principali emerse dagli Stati Generali della Bicicletta, che si sono tenuti a Reggio Emilia. Due giorni in cui amministratori, tecnici e associazioni di ciclisti si sono confrontati per tracciare una strada nuova del trasporto italiano, più sostenibile e “green”. In modo da tentare un avvicinamento agli standard europei, in particolare a quelli del nord del continente.
Le aree principali di riflessione sono state cinque: la parte normativa, con le modifiche necessarie al Codice della strada; la governance ovvero le politiche nazionali, gli investimenti e gli incentivi; l’organizzazione della mobilità urbana con i riferimenti alla moderazione del traffico e alle zone a traffico limitato; la cultura e la sensibilizzazione alla mobilità sostenibile con attività di formazione e informazione; e, infine, le reti ciclabili.
«Il cambiamento nasce dal basso e dalle città – ha commentato il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio – per questo occorre che chi si candida a governare il Paese prenda impegni precisi in materia di mobilità dolce»
L’Italia, infatti, stando ai dati presentati nella due giorni, sarebbe la nazione europea con la densità più alta di automobili: 36 milioni di vetture, il 17% dell’intero parco a fronte di una popolazione pari al 7% di quella dell’intero continente. Inoltre il rapporto tra trasporto pubblico e privato a Roma è 28 a 72, a Londra 50.1 contro 49.9, a Parigi 63.6 contro 36.4, a Berlino 66 contro 34 e a Barcellona 67 contro 32.
Ecco allora che è presto spiegato perchè sia urgente un’inversione di tendenza. Che può partire dalla città emiliana, in quanto centro ciclabile esemplare con i suoi 180,7 chilometri di piste e un utilizzo delle due ruote che supera il 20% del totale della mobilità urbana.