Wise Society : Hygge: lo stile di vita danese che invita alla felicità

Hygge: lo stile di vita danese che invita alla felicità

di Paola Greco
13 Novembre 2023

È l’arte danese di vivere felici e contenti. Si comincia fin da bambini a coltivare la felicità e si diventa adulti sereni e consapevoli. Una filosofia focalizzata sul benessere, che coinvolge l’intera comunità

Da oltre 40 anni la Danimarca domina il World Happiness Report, la classifica dei Paesi più felici al mondo: i danesi sono felici, nonostante il clima rigido, i lunghi inverni senza sole e le tasse alle stelle. E non è solo per l’accesso pubblico e gratuito all’assistenza sanitaria o ad una istruzione qualitativamente alta, per un congedo parentale più lungo, o un alto reddito pro capite. È anche e soprattutto merito della loro filosofia di vita semplice e condivisa, che parla di benessere quotidiano. In una parola sola? Hygge.

Hygge

Foto di Stella Rose su Unsplash

Hygge, il piacere delle cose semplici

I danesi sono felici perché la società è profondamente basata sul rispetto degli altri e perché danno molta importanza a valori quali l’autenticità, l’empatia e il senso di responsabilità. In Danimarca, insomma, le persone sono felici perché sanno prendersi del tempo fuori dalla routine e dalla frenesia, dando importanza ai piccoli piaceri quotidiani, alla bellezza delle cose semplici e buone, a quegli istanti perfetti che sono il sale della vita. Ed è proprio la parola Hygge a racchiudere il segreto della felicità. Possiamo considerare questa filosofia la risposta danese al lagom svedese o all’ikigai giapponese.

Cosa vuol dire Hygge

Hygge deriva dal norvegese antico, ma ha lentamente acquisito grande importanza in Danimarca a partire dalla fine del XVIII secolo. Si pronuncia “ügghe” ed è impossibile da tradurre con una sola parola: il suo significato ha a che fare con il creare un’atmosfera accogliente e godere della compagnia delle persone care, coccolandosi un pò.

Hygge”, quindi, è relax, condivisione, è stare bene con se stessi, prendersi del tempo, ma non ha niente a che fare con la pigrizia, o l’ozio, anzi! Ha più a che fare con l’otium degli antichi romani, che davano molta importanza al tempo da dedicare alla cura di sé – che allora si identificava con lo studio e l’accrescimento delle proprie conoscenze – in contrapposizione al negotium, che era il tempo dedicato alla vita pubblica, al profitto – oggi diremmo al lavoro.

Ragazza che beve un tè di fronte alla finestra

Foto Shutterstock

“Regole” dell’Hygge

L’hygge si concretizza con regole ben precise: quando si sta insieme agli altri non si parla di nulla di negativo: niente discorsi su argomenti su cui si può essere in disaccordo! Si devono lasciare fuori dalla porta stress, pettegolezzi, lavoro, politica, tutto ciò che può portare tensione o imbarazzo. Sono banditi telefoni, smartphone e tablet. Si dà infatti molta importanza al tempo condiviso: si tratta di momenti speciali, in cui si sta insieme senza barriere e in perfetta serenità, in cui si possono condividere ricordi, esperienze positive, cibo, affettuosità. Si tratta di momenti di convivialità in cui si possono fare anche cose come cantare o giocare.

Un po’ di esempi

Cos’è Hygge e cosa, invece, non lo è? Scendiamo nel concreto per capire meglio questa filosofia che invita alla felicità. È hygge stare davanti a un camino, sotto il plaid con la persona amata, o fare colazione a letto, sono hygge le tavolate chilometriche a mangiare, bere e chiacchierare di niente, tutti insieme in allegria. Gli sciarponi, le biciclette, le frittelle di Natale sono hygge, la cioccolata calda, occuparsi del giardino, un pic-nic nel parco è hygge.

Non è hygge discutere animatamente di politica, di calcio, o stare lì a puntualizzare chi cucina meglio tra la suocera e la nuora. Le false aspettative sui figli (e più in generale sul prossimo), vivere per lavorare, inseguire infelicemente gli stereotipi imposti dalla società non è hygge. Lo smartphone non è hygge, una bella chiacchierata davanti ad un buon bicchiere di vino, coi telefonini spenti, invece sì. I social non sono hygge, meglio la socialità.

Cena fra amici

Foto Shutterstock

Hygge in famiglia

In questo contesto, la famiglia è particolarmente importante. In particolare, questa è intesa come una squadra in cui tutti lavorano in sinergia: non ci sono mamme esasperatamente indaffarate, papà assenti dediti solo al lavoro, bambini viziati e urlanti, rigide divisioni di ruoli, ma persone che si alzano tutte insieme da tavola per sparecchiare.

Jessica Joelle Alexander, giornalista americana laureata in psicologia, autrice tra le altre cose del bestseller “Il metodo danese per crescere bambini felici – ed essere genitori sereni” – tradotto in 25 Paesi – ha raccontato in un’intervista di qualche tempo fa di un’espressione danese che recita “at hvile i sig selv” che vuol dire “riposa in te stesso”.

“Significa che non hai bisogno necessariamente dell’approvazione degli altri per sentirti felice. – spiega Jessica, sposata con un danese e mamma di due bambini – L’umiltà è un valore molto sentito in Danimarca ed è intimamente legato a questa sensazione. La verità è che la felicità è il frutto di un lavoro interno. Quando riposiamo bene in noi stessi siamo felici indipendentemente da ciò che facciamo nella vita. Questo sentimento possiamo insegnarlo noi genitori con il nostro esempio e la scuola con l’educazione focalizzandoci di più sul chi sono i nostri figli piuttosto che solo sul cosa fanno.”

L’hygge insegnato ai bambini

Questo approccio si riflette inevitabilmente sul modello educativo danese – o forse è proprio da lì che parte – per arrivare a crescere adulti sereni. Educare alla felicità significa insegnare l’empatia, la fiducia e dedicare molto tempo al gioco piuttosto che alla iper pianificazione delle giornate.

Si dà quindi molta importanza al gioco libero – da cui i genitori stanno fuori – che aiuta i bimbi aiuta a sviluppare resilienza ed empatia: imparano a gestire il fallimento e a ricominciare, a risolvere i piccoli problemi da soli, a relazionarsi con gli altri nel modo corretto, senza stress.

I danesi non sommergono i bambini con elenchi di cosa sia lecito fare e cosa no. Se fanno i capricci non vengono sgridati, umiliati, ricattati, minacciati. Non si promettono ricompense e non si danno ultimatum. Le sculacciate nei Paesi Scandinavi sono illegali (ricordate quell’italiano che, ormai più di dieci anni fa, venne arrestato a Stoccolma per aver schiaffeggiato il figlio disubbidiente?).

L’importanza della comunicazione

E quindi? come risolvono il problema di farsi ubbidire? Semplicemente parlando con loro, senza urlare, ma in modo molto fermo, autorevole e non autoritario. Spiegano il perché delle loro decisioni. E danno il buon esempio, non cadono in contraddizione predicando bene, ma razzolando male. Davanti ad un capriccio, non fanno sentire i bambini inadeguati, ma gli insegnano ad accogliere i sentimenti che quel capriccio esprime e li tranquillizzano facendoli sentire capiti. Il riconoscimento delle proprie emozioni da parte degli adulti di riferimento è tranquillizzante. La calma genera calma e dimostra ai figli che mamma e papà non perdono il controllo e la pazienza. E sanno quel che fanno.

I bambini vengono aiutati a sviluppare autostima e sicurezza nelle proprie capacità, si sentono amati a prescindere da conferme di successo esterne, sono rispettati nel loro essere persone e crescono sapendo che non bisogna cercare sempre di essere i migliori, ma ogni giorno bisogna fare il proprio meglio e puntare ad essere la versione migliore di sé. Imparano a splendere.

La casa hygge: intima, accogliente e minimale

Lo stile hygge è un modo di vivere che esaudisce tutti gli ambiti: dall’abbigliamento, comodo e non artefatto, all’arredamento, accogliente, caldo e minimale, tutto deve essere pensato per farci star bene e in armonia con noi stessi e con il nostro ambiente.

La casa hygge è pensata come un luogo sicuro, un rifugio caldo e protetto. Prevalgono i materiali naturali, come il legno o la lana per i tessili, colori neutri, luci soffuse, per un’idea diffusa di tepore avvolgente. Rispecchia uno stile minimalista, in cui spicca la sobrietà e la semplicità dei materiali. Nelle case hygge non possono poi mancare le candele profumate, che in danese sono chiamate con un’espressione che vuol dire “luci viventi”, e servono per rafforzare l’idea del calore ed addolcire con la loro essenza l’atmosfera e gli animi.

Il momento in cui la casa esprime al meglio lo spirito hygge è certamente il Natale, durante il quale acquisisce un significato più pieno grazie a piccoli gesti e tradizioni autentiche: le occasioni di incontro con le persone care si moltiplicano ed è tutto un tripudio di dolci natalizi, casette di pan di zenzero e biscotti di panpepato; le stanze si riempiono del profumo di chiodi di garofano e cannella, si preparano ghirlande natalizie con rami di abete decorate con elementi in legno naturale o corteccia e scorze d’arancia essiccate. Provare per credere… e chissà se basterà una casa in hygge style a farci sentire un po’ più danesi.

Casa Hygge

Foto Shutterstock

Paola Greco

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