Di fronte a uno sviluppo economico globale che non ha mantenuto le promesse Walter Passerini e Marco Rotondi hanno scritto un libro che lancia una sfida a tutte le aziende: migliorare il benessere dei dipendenti e valorizzare la loro creatività. Per uscire dalla crisi. Mettendo insieme etica e business
Se è vero che i momenti di difficoltà possono aiutare a capire i propri errori e fare scelte coraggiose per ripartire più forti di prima, è auspicio di tutti che il periodo di crisi attraversato da molte società occidentali ‘mature’ come la nostra, possa essere utilizzato per trovare nuove strade da percorrere. Un discorso quanto mai valido per il mondo economico e aziendale che negli ultimi anni ha dimostrato di essere fondato su un sistema con non poche falle. È a questo tema che è dedicato Wellness organizzativo. Benessere e capitale umano nella Nice Company (22 euro, Ed. FrancoAngeli), interessante libro scritto dal giornalista economico Walter Passerini insieme a Marco Rotondi, docente di management presso varie università e presidente dell’Istituto Europeo di Neurosistemica (www.ienonline.org) che si occupa di leadership etica. Un volume che contiene alcune significative esperienze e un’analisi di quelle che vengono definite Nice Company, organizzazioni basate sulla massima valorizzazione, soddisfazione ed energia degli individui da cui sono composte. Semplicemente perché hanno capito che in questo modo un’azienda può rivelarsi molto più competitiva sul mercato e quindi perseguire meglio quello che è il suo obiettivo di fondo: fare profitto. Senza rinunciare però al benessere dei dipendenti che a questo profitto contribuiscono con il loro lavoro e le loro idee.
Nel vostro libro dite che la felicità sul posto di lavoro non è un’utopia. Come si raggiunge?
Passerini: oggi si parla molto di felicità, sintomo della crescente infelicità che avvolge il mondo. Così come si parla molto di benessere, che è lo specchio del malessere che ci coinvolge tutti. C’è un disagio profondo, una mancanza di senso nelle cose che facciamo, che è figlia dell’incertezza e della nuova religione del presente. E nasce dalla constatazione di un capolinea oggi raggiunto da un modello di vita e di sviluppo economico globale che non ha mantenuto le sue promesse. Una questione strettamente legata oggi anche alla ricerca di nuovi parametri per la misurazione del Pil, sin qui indicatore della crescita, ma non dello “star bene” e della qualità della vita delle persone.
Felicità ed economia non sono quindi in antitesi come si è sempre creduto?
Rotondi: quando siamo soddisfatti e felici di quello che facciamo non solo lo facciamo meglio, ma lavoriamo anche più velocemente stancandoci meno. È una cosa che abbiamo provato tutti. Costruire quindi un wellness organizzativo dentro la propria azienda diventa allora un grande vantaggio competitivo.
Wellness organizzativo, dunque, come strumento efficace anche per vincere la crisi?
Rotondi: questa non mi sembra una crisi che passa, ma una crisi che accentua la differenziazione. Aziende che andavano bene ieri oggi vanno ancora meglio nonostante la crisi, e società che si dibattevano per vivere, adesso stanno precipitando. Le persone, i mercati, i clienti sono più attenti, esigenti, più diffidenti e concentrati sulla concretezza. Questo da un lato rende le cose meno facili, dall’altro apre nuove opportunità per chi ha effettivamente qualcosa di utile da proporre. Ma per saper cogliere questi nuovi spazi che si aprono ci vuole intelligenza organizzativa e un ambiente di lavoro che sappia conquistare e trattenere la creatività propulsiva delle persone, che in tempi difficili come questi può veramente fare la differenza.
Perché la maggior parte delle aziende non ha ancora capito quanto tutto ciò sia importante?
Passerini: perché molti sono oggi orientati al breve, con la vista bassa, mentre invece è necessario guardare più in alto. E poi perchè molti credono che la produzione di beni e servizi sia largamente delegabile alle macchine e alle tecnologie, vecchie o nuove che siano, mentre è sempre nelle mani, nella testa e nel cuore delle persone, l’unico vero capitale delle organizzazioni.
In pratica quali sono gli strumenti con cui costruire wellness organizzativo?
Rotondi: la caratteristica principale di un’azienda che vuole mettere in pratica questo modello è quella di riuscire a creare un’esperienza multidimensionale di benessere sul lavoro per i propri dipendenti, vale a dire costruire situazioni positive sul piano psicologico, fisico, relazionale, organizzativo. Abbiamo individuato alcuni temi forti, che approfondiamo all’interno del libro, per raggiungere questo obiettivo attraverso progetti, attività e azioni concrete all’interno dell’azienda. Fra questi: work learning place, leadership, ergonomics, relationship, welfare aziendale e così via.
In poche parole quali sono le caratteristiche più importanti di una “Nice Company”?
Passerini: la “Nice Company” è quella che, facendo leva sulla motivazione delle persone, riesce ottenere in un colpo solo ottimi risultati di business, obiettivi etici e un’alta soddisfazione dei dipendenti, che forse è meglio chiamare collaboratori e interlocutori. È quella inoltre che ha valori profondi, che pratica la partecipazione anche azionaria dei collaboratori e che ha manager e Cda a loro volta “nice”
Rotondi: non pensiamo che wellness organizzativo significhi un’isola felice con tante sdraio al sole sulla spiaggia a non far niente, perchè è proprio l’esatto contrario: tante persone che camminano a passo spedito parlandosi lungo un sentiero tortuoso e difficile, soddisfatte del percorso già svolto, contente di arrivare in cima alla montagna, capaci di godersi il panorama mentre salgono e determinati ad impegnarsi fino in fondo lungo quel percorso che hanno scelto e che li porta alla meta. La “Nice Company” è un’azienda dove si ha il piacere di lavorare in squadra e dove vige la regola della condivisione. È una realtà che guarda al futuro e all’innovazione e che non ha come unico valore quello del profitto ma crede, invece, nelle persone e nella sostenibilità ambientale e sociale, in cui tutti abbiano un ruolo.
Quali i maggiori ostacoli a una sua effettiva realizzazione?
Passerini: l’ostacolo sta in noi stessi e nelle culture prevalenti, che assegnano alle imprese una valenza esclusivamente economico-finanziaria. L’impresa è una società dentro la società e come tale deve vivere. È un’organizzazione che fa cultura e business, anche se qualche volta non se ne accorge.
Volendo convincere con uno slogan un capitano d’impresa ad abbracciare questo modello organizzativo, cosa gli direste?
Rotondi: è l’investimento in ricerca e sviluppo più economico, sicuro e mirato che un’azienda possa fare. Le persone, una volta coinvolte, danno molto di più di quanto ci si possa aspettare.
Passerini: perseguire il benessere dei collaboratori garantisce più soddisfazione per tutti e ottimi risultati economici. Molte ricerche confermano che le “Nice Company” sono di gran lunga più piacevoli e più redditizie delle altre.