Wise Society : Un farmaco per dire addio alle otturazioni

Un farmaco per dire addio alle otturazioni

di Fabio Di Todaro
2 Febbraio 2017

I ricercatori del King’s College di Londra hanno testato l’efficacia del Tideglusib, farmaco in grado di rigenerare la polpa dentaria

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Otturazioni: Il farmaco Tideglusib è in grado di attivare le cellule staminali della polpa e rigenerare così la parte danneggiata che non produce più la dentina. Image by iStock

Le otturazioni, nell’arco di un paio di lustri, potrebbero entrare a far parte del passato dell’odontoiatria. Questa almeno è la speranza, dei pazienti prima che dei dentisti, dopo aver letto uno studio appena pubblicato su «Scientific Reports».

A vergarlo i ricercatori del dipartimento di studio sulle cellule staminali e lo sviluppo craniofacciale del King’s College di Londra, che hanno testato l’efficacia del Tideglusib – un farmaco in sperimentazione anche contro la malattia di Alzheimer che ha già superato i test di sicurezza sull’uomo – nella rigenerazione della polpa dentaria. I risultati sono andati oltre le previsioni. Il farmaco, testato sui topi, s’è rivelato in grado di attivare le cellule staminali della polpa e rigenerare così la parte danneggiata che non produce più la dentina. Sia chiaro: l’iter di sperimentazione rimane da completare, così come occorrerà giungere al corretto dosaggio della terapia. Ma la frontiera che apre questo studio è innovativa. Se le premesse dovessero essere confermate, le visite dal dentista diverrebbero meno frequenti. Oltre al numero dei trattamenti, calerebbe anche la loro invasività: con un progressivo addio a resine e cementi usati per le otturazioni.

SE LA RIGENERAZIONE PARTE DALLE STAMINALI – Oggi infatti, quando si vuole rimediare al danno alla dentina provocato dalle carie, si usano paste inorganiche (a base di calcio o di minerali del silicio) che nel tempo possono però degradarsi, provocando un’eventuale nuova infezione della parte curata. Una reazione che, se protratta nel tempo, rischia di creare una cavità sempre più ampia nel dente, che in taluni casi rende l’estrazione inevitabile. I ricercatori inglesi hanno voluto mettersi alla prova testando una sostanza potenzialmente in grado di andare oltre questo limite. Per questo hanno puntato alla stimolazione di un tessuto già presente nel dente, attraverso l’utilizzo di piccole spugne imbevute di un farmaco per cui si ipotizza un ruolo anche nella riduzione degli ammassi di proteina tau e beta-amiloide: legati alla malattia di Alzheimer, anche se è ancora poco chiaro se come causa o effetto. Il Tideglusib, disperso nei denti di topi attraverso matrici spugnose in collagene, s’è rivelato in grado di stimolare le cellule staminali contenute nella polpa a produrre nuova dentina. Quanto all’«impalcatura» necessaria a veicolare il farmaco, s’è degradata progressivamente al crescere della sintesi di dentina.

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La speranza dei ricercatori è quella di passare dall’utilizzo di una sostanza inerte (come le otturazioni) al ricorso a una matrice biologica in grado di ridare vita al dente.

SICUREZZA SULL’UOMO GIA’ TESTATA – La speranza dei ricercatori, che hanno preso spunto da un lavoro condotto da colleghi di Nottingham e Harvard premiato lo scorso anno dalla Reale Società di Chimica inglese, è quella di passare dall’utilizzo di una sostanza inerte (l’otturazione) al ricorso a una matrice biologica in grado di ridare vita al dente. «Le otturazioni funzionano bene, ma è meglio poter riportare in vita il dente», è il commento di Paul Sharpe, docente del dipartimento di sviluppo craniofacciale e biologia staminale del King’s College e autore principale dello studio. Dagli esperimenti condotti finora non è emerso alcun effetto collaterale. Rispetto ad altri esperimenti condotti con le staminali, in questo caso non avviene alcun trapianto, ma una semplice stimolazione delle cellule già presenti. C’è di più, però. La gamma di applicazioni delle cellule staminali dei denti, facilmente estraibili, potrebbe riguardare anche la rigenerazione di ossa, cartilagini, cellule muscolari e adipose. Ma meglio compiere un passo alla volta. E se entro dieci anni i dentisti saranno in grado di rigenerare i denti soltanto con…i denti?

Twitter @fabioditodaro

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