Secondo uno studio presentato allo Scubashow 2012, l'errore umano è ancora la principale causa degli incidenti: l’88% accade durante la prima immersione all’inizio di una vacanza per mancanza di addestramento o di manutenzione all’attrezzatura
Il diving è una passione potenzialmente pericolosa, come dimostrano i frequenti incidenti che coinvolgono sub anche esperti. Non ultimo quello che a Palinuro è costato la vita a quattro persone. Purtroppo il numero di incidenti subacquei che si verificano ogni anno è rimasto pressoché invariato durante gli ultimi 20 anni. E l’errore umano rimane una delle cause principali. Lo evidenzia uno studio sugli incidenti subacquei presentato durante l’ultimo Scubashow, che si è svolto di recente in California. Lo studio, realizzato dal Dan (Divers Alert Network), l’organizzazione che in tutto il mondo fornisce assistenza ai subacquei in difficoltà, ha analizzato i dati relativi a 1.000 incidenti mortali accaduti nel corso del 2011 in tutto il mondo.
È emerso che nella metà dei casi le vittime sono persone di età compresa tra i 40 e i 59 anni, segnale di progressivo invecchiamento della comunità dei subacquei e un motivo in più per essere prudenti. Il 28% degli incidenti è correlato a problemi cardiaci. Questo indica che quasi certamente, prima dell’arresto cardiaco, si sono presentati sintomi che dovevano mettere in allarme il subacqueo. In questi casi per prevenire questi incidenti sarebbe sufficiente dare il giusto peso ai segnali d’allarme, correndo subito ai ripari ed evitando in ogni caso di immergersi.