Il messaggio è stato lanciato dal pontefice argentino in un messaggio video all'evento "Le idee di Expo"
Non lo dice apertamente, ma il concetto emerge dal suo discorso: poco più di dieci minuti in un Hangar silenzioso, per ascoltare le parole del Santo Padre. Questo mondo, questo sistema economico votato alla massimizzazione dei profitti, questa rete di relazioni che non fa altro che aumentare sempre di più il divario tra i ricchi e i poveri, deve essere interrotto quanto prima. Altrimenti le conclusioni saranno catastrofiche. Papa Francesco, con un messaggio registrato della durata di quindici minuti, lo dice senza troppi giri di parole. «La terra chiede rispetto, non violenza. La terra è un bene di cui non custodiamo la proprietà, ma soltanto l’affido. Dobbiamo gestirla in maniera equilibrata: è una eredità ricevuta dai genitori, abbiamo il compito di lasciarla ai nostri figli in condizioni migliori rispetto al passato».
La platea presente alla Bicocca, in uno spazio che sintetizza archeologia e modernità in quello che era il più grande polo industriale italiano, ascolta silente, prima di lasciarsi andare a un lungo applauso. «Ha centrato in pieno il tema, è di questo che dovremo parlare nel corso dell’esposizione universale, evitando che l’evento si riduca a una fiera come le altre», è l’opinione condivisa tra gli stakeholder che occupano i tavoli riuniti nel corso de “Le idee di Expo“, evento organizzato in preparazione del “Protocollo di Milano” e antipasto della rassegna che prenderà ufficialmente il via il prossimo primo maggio.
Andare dritto al sodo fa parte del bagaglio, culturale prima che dialettico, del Pontefice argentino. Parlando di cibo, Papa Francesco individua tre obiettivi da perseguire: l’esclusione delle iniquità tra le classi sociali, la necessità di diventare testimoni di carità e la tutela e la salvaguardia della terra. Il messaggio è rivolto a tutti: cristiani e non. «Soltanto mettendo questi tre dogmi davanti al resto riusciremo a risolvere il problema della fame nelle aree più disagiate del mondo, dove c’è chi ha smesso di pensare agli affetti e al lavoro, spinto dalla necessità di lottare quotidianamente per la sopravvivenza. Siamo al paradosso dell’abbondanza, parafrasando un motto di Giovanni Paolo II: il cibo c’è, è anche troppo, ma non basta per tutti».
Per sgomberare il campo dai sofismi, secondo Bergoglio, è necessario passare dal concetto di urgenza a quello di priorità. Che si snoda lungo tre bisettrici. «L’iniquità è la ragione di tutti i mali – dice -. È assurdo che oggi alcune aree del mondo siano prive di cibo e non se ne parli. È paradigmatico che si muoia di freddo per strada e la gente tiri diritto, come se nulla fosse accaduto. Bisogna abbandonare l’idea del primato assoluto dei mercati per agire sulle cause strutturali di queste disuguaglianze». Dunque tutto, o quasi, passa dalle scelte dei singoli Stati. Da qui il monito gentile lanciato da Bergoglio, che a leggere tra le righe suona come una tirata d’orecchie per un’intera classe. «Mi rivolgo a chi fa politica, quotidianamente. Sono i rappresentanti di questa categoria, più degli altri, a dover essere fonti preziose di carità, se tutelano l’interesse del bene comune. Serve una nuova politica economica: la dignità della persona deve essere messa davanti a tutto».
L’ultima delle priorità, invece, è rivolta a tutti. «La terra è allo stesso tempo mamma e sorella, non dimentichiamo mai la sua finalità: dare quanto necessario a ciascuno di noi. Dobbiamo difenderla, senza mai sfruttarla: l’uomo perdona, la terra no». Pregate per me, perché ne ho bisogno, dice Papa Francesco prima di lasciar riprendere i lavori. Il messaggio, però, è suonato forte e chiaro: la Terra non è il petrolio del futuro. Guai a spremerla ancora.
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