Wise Society : Milano per Expo 2015: sviluppo etico in Togo con il progetto “Jeunes Filles pour l’Agro”

Milano per Expo 2015: sviluppo etico in Togo con il progetto “Jeunes Filles pour l’Agro”

di Redazione Wise Society
2 Luglio 2012

Emancipazione sociale e formazione imprenditoriale femminile. Questi gli obiettivi del programma pilota della Fondazione milanese nel Paese africano

Fondazione Milano per Expo 2015 nasce per volontà di alcuni imprenditori milanesi in fase di candidatura della città di Milano all’Expo e ha nel suo DNA uno spiccato approccio imprenditoriale. La Fondazione intende impegnarsi in progetti di cooperazione allo sviluppo che siano in grado di produrre effetti sostenibili con benefici duraturi nel tempo, affinchè i risultati possano diventare patrimonio di Expo.

Investire di più nella responsabilità sociale d’impresa

 

Il desiderio è quindi quello di arrivare a un futuro rinnovabile, anche attraverso lo sviluppo della figura dell’imprenditore sociale e della responsabilità sociale d’impresa. Imprenditori decisi a mettere a disposizione le proprie competenze e risorse in zone del pianeta dove la ricchezza del capitale umano e delle materie prime non è proporzionata allo sviluppo dell’economia.

La Fondazione non agisce con un approccio da “action charity” ma attraverso il gioco di squadra che vede coinvolti diversi players: imprese, ONG, governi dei vari paesi, cooperative locali, creativi e  talenti, garantendo in questo modo un attento impiego delle risorse e una rendicontazione puntuale e precisa dei risultati.

Il progetto pilota “Jeunes Filles pour l’Agro” per lo sviluppo professionale nella catena agro-alimentare, dedicato alle giovani donne nella regione delle savane, a nord del Togo ha quale primo obiettivo l’emancipazione sociale e il trasferimento di un approccio imprenditoriale nella gestione del processo di produzione.

Il ruolo chiave delle donne

 

“Crediamo infatti che la figura femminile possa giocare un ruolo chiave nell’evoluzione culturale e sociale di un Paese, per come crescerà i suoi figli, per come saprà influenzare la famiglia e la comunità in cui vive”: con queste parole si apre la pagina dedicata al progetto presentato dalla Fondazione Milano per Expo 2015.

La ricerca va nella direzione dell’ottimizzazione della produzione, per questo vengono utilizzate sementi locali e si punta a migliorare il prodotto e la sua resa; inoltre al fine di aumentare la redditività dell’intero progetto e per superare la questione della stagionalità del pomodoro, l’equipe di esperti  ha deciso di utilizzare altri  prodotti della terra da immettere  nel processo di trasformazione. Questo accorgimento consente di occupare l’impianto nell’intera annualità e di rispondere alle esigenze del mercato locale.
Il valore di questo tipo di progetto è legato alla sostenibilità nel tempo, così che si vada nella direzione di creare impatto ed emancipazione sociale ed economica.

In sintonia con quanto detto, ogni progetto sostenuto dalla Fondazione sarà veicolato da un “brand” che vuol essere prima di tutto un logo utilizzabile come strumento di certificazione della qualità e dell’etica dei prodotti. Il primo, che segue le linee guida del progetto Jeunes Filles pour l’Agro ha un naming davvero suggestivo “Tomatogo” ed è già presentato e utilizzato a livello locale con successo, sia come modalità comunicativa, sia  quale messaggio di speranza e positività per un Paese che crede nelle proprie possibilità.

Più spazio all’innovazione sociale

 

Investendo nella Social Innovation, che vede più competenze unite per il raggiungimento di obiettivi comuni, Fondazione Milano  Expo 2015, ha coinvolto, per comunicare i progetti e la missione, il giornalista togolese Matteo Fraschini Koffi che, attraverso un Graphic Novel,  racconta le vicende di “Tomatogo”. Una modalità narrativa chiara e diretta, capace di oltrepassare le barriere comunicative.

Questa storia grafica, insieme ad un diario, sono parte integrante dell’evoluzione del progetto. Racconta successi e difficoltà e mette in evidenza le esigenze. Trasmette difficoltà reali e differenze che ci sono da un paese all’altro. «Un’importante scoperta è che devi formare le donne, ma prima di tutto fare loro acquisire un’identità»,  spiega Sabrina Drigo, Cultural and membership programmes manager presso Fondazione Milano per Expo 2015 «Quindi, in questa Expo 2015 i landmark sono immateriali, non fatti di ferro e cemento come la storica Tour Eiffel, ma di idee e di sviluppo sostenibile».

Fondazione Milano per Expo 2015 si pone quindi come modello di operatività nella cooperazione e nello sviluppo. Aggiunge Drigo: «siamo un satellite che gravita intorno ad Expo 2015 con questi macro obiettivi: migliorare le condizioni di vita con particolare attenzione a giovani donne; stimolare la responsabilità sociale di impresa; stimolare la figura dell’imprenditore sociale capace di creare innovazione».

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