Wise Society : Intelligenza artificiale: definizione, tipi ed esempi

Intelligenza artificiale: definizione, tipi ed esempi

di Paola Greco
22 Agosto 2023

Sembra una cosa ancora lontana, eppure utilizziamo l'intelligenza artificiale più spesso di quello che potremmo pensare. Le sue applicazioni sono tantissime e il futuro è aperto a ogni possibilità

Quando si parla di “intelligenza artificiale” la mente va subito ai tanti libri e film di fantascienza che ormai da decenni ci affascinano con teorie sempre più fantasiose sulla presa di coscienza delle macchine a scapito degli esseri umani. Ci sembra un mondo lontano, eppure, anche se Google, Alexa e Siri non hanno ancora deciso di ribellarsi ed appropriarsi del nostro mondo, l’intelligenza artificiale è molto più reale di quanto pensiamo e viene utilizzata tutti i giorni in diversi campi.

Intelligenza artificiale

Foto Shutterstock

Ma cos’è dunque l’intelligenza artificiale?

Si tratta di una branca dell’informatica che permette ai computer (attraverso la programmazione e progettazione di sistemi hardware e software), di assimilare caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane, ma che in realtà sono riproducibili da alcune macchine: si va oltre, dunque, la capacità di calcolo o di reperimento di dati e ricerche, per approdare alla simulazione, naturalmente in maniera semplificata, del funzionamento del cervello umano: “insegnando” ad una macchina come capire un discorso, riconoscere oggetti, prendere decisioni, insomma a svolgere azioni in maniera autonoma.

La ricerca negli ultimi 60 anni si è concentrata sullo sviluppo di algoritmi molto complessi, sempre nuovi e sempre più numerosi, in grado di imitare i comportamenti umani in base ai diversi stimoli ambientali, e quindi di fare qualcosa che somiglia molto al nostro “prendere decisioni”. Questi algoritmi si basano su una conoscenza acquisita in base all’inserimento di un enorme volume di informazioni: più i dettagli sono precisi e numerosi, maggiore è la capacità della macchina di imitare i ragionamenti umani. Il tutto in modo automatizzato, senza cioè il supporto umano.

Un altro passaggio importante è lo sviluppo di reti neurali e algoritmi in grado di imparare dalla propria esperienza o, meglio, dai propri errori – altro comportamento tipico degli umani. Questo approccio è fondamentale in tutti quei casi in cui i programmatori non sono in grado di prevedere tutte le possibilità di sviluppo: in questi casi, tramite l’apprendimento automatico, una macchina è in grado di imparare sbagliando ripetutamente, fino a quando non arriva alla giusta soluzione.

Un esempio pratico

Ma facciamo un esempio pratico in modo da uscire da questa definizione empirica: un’automobile senza conducente può decidere, in caso di pericolo, se sia più opportuno frenare, sterzare o rallentare, in base alle informazioni che i diversi sensori inviano e che permettono di calcolare quale sia la manovra più sicura per i passeggeri. Oggi l’intelligenza artificiale è in grado di comprendere un discorso, imparare, pianificare, risolvere problemi, maneggiare e spostare oggetti, ma anche di ragionare e percepire.

Robot con intelligenza artificiale

Foto di Possessed Photography su Unsplash

I tipi di Intelligenza artificiale: ANI, AGI e ASI

Esistono tre tipi di intelligenza artificiale:

  • Artificial Narrow Intelligence, l’intelligenza artificiale limitata (ANI), che viene classificata come intelligenza artificiale “debole” perché è in grado di gestire una gamma ristretta di parametri e situazioni. Si tratta della AI più semplice da riconoscere, perché è già utilizzata dalla maggior parte delle persone: fanno parte di questa categoria le auto a guida autonoma, che si orientano con mappe 3D, ma anche i dispositivi ad attivazione vocale, come Siri ed Alexa, ed i filtri per intercettare lo spam nelle nostre caselle di posta elettronica.
  • Artificial General Intelligence, l’intelligenza artificiale generale (AGI), viene considerata un’intelligenza “forte” perché opera a un livello superiore paragonabile all’intelligenza umana. Qui si viaggia già ad un livello che sembra fantascientifico, ma non lo è! Il robot, per essere inserito in questa categoria, deve essere in grado di superare con un punteggio molto alto dei test davvero particolari, come per esempio il Coffee Test: deve cioè entrare in casa cercare e trovare il caffè e prepararlo. Oppure il College Robot Test: il robot si deve iscrivere a scuola e partecipare alle lezioni. Oppure può essere chiamato a superare esami di guida o di scrittura.
  • Artificial Super Intelligence, la super-intelligenza artificiale (ASI), che di fatto ancora non esiste, indica la capacità di una macchina di superare l’intelligenza umana: è quella che spaventa i più, proprio perché aprirebbe tutta una serie di scenari apocalittici, alimentati nella nostra mente da Matrix in poi.
Robotica

Foto di Possessed Photography su Unsplash

Intelligenza artificiale: applicazioni ed esempi di impiego

A questo punto appare in modo molto più chiaro come l’AI faccia già parte delle nostre vite ormai da tempo: magari non ce ne siamo accorti, ma quando chiediamo ad Alexa di riprodurre la nostra playlist preferita oppure le facciamo domande strampalate a cui lei incredibilmente risponde, a volte simulando anche sentimenti umani, ebbene stiamo parlando con una intelligenza artificiale; come pure quando annunciamo “OK Google torniamo a casa” e magicamente il navigatore ci indica la strada.

Ci siamo poi accorti tutti che Amazon è ormai in grado di prevedere e pilotare le nostre esperienze di acquisto in base alle ricerche che facciamo; ma anche gli algoritmi dei social media, che hanno permesso la crescita esponenziale di questi strumenti di cui ormai sembra non possiamo fare più a meno: è l’AI a proporre ad ognuno di noi i post più in linea con i nostri gusti e preferenze; il complesso monitoraggio in tempo reale dei dati finanziari aiuta gli investitori a compiere le scelte di compra-vendita più appropriate; nella grafica, l’AI è in grado di creare delle immagini più che realistiche rispondendo ad una semplice richiesta umana. A questo proposito ecco una curiosità: qualche anno fa, un ingegnere informatico, grande appassionato di “Game of Thrones”, stufo di aspettare i libri di Martin, ha chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere il capitolo finale della saga e pare che sia anche più soddisfacente dell’ottava stagione della serie TV, uscita successivamente.
L’intelligenza artificiale e l’Internet of Things

In associazione con l’IoT

Un altro modo molto interessante in cui opera l’Intelligenza artificiale è in associazione con l’Internet of Things, ovvero con la rete di dispositivi, fisici e virtuali, connessi attraverso internet, che generano e condividono dati (per esempio elettrodomestici, altoparlanti intelligenti, dispositivi indossabili e apparecchiature medicali). L’AI può utilizzare i dati di questi dispositivi, analizzarli e identificare schemi, tendenze e anomalie.

Queste informazioni possono essere utilizzate per permettere sia alle aziende che ai consumatori di prendere decisioni più consapevoli: per migliorare l’efficienza operativa, ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre i costi, migliorare la qualità della vita.

Per esempio, un sistema di irrigazione intelligente può utilizzare sensori IoT per monitorare l’umidità del suolo e le condizioni meteorologiche, mentre un algoritmo di AI può analizzare questi dati per determinare il momento ottimale per irrigare, riducendo il consumo d’acqua e migliorando la salute delle piante.

Altoparlante e intelligenza artificiale

Foto di Jonathan Borba su Unsplash

Intelligenza artificiale in Italia: a che punto siamo?

Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia ha raggiunto nel 2022 i 500 milioni di euro, con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente: il valore più alto riscontrato dal 2018 fino al oggi. A fotografare la crescita nel nostro Paese è l’Osservatorio Artificial Intelligence della School of management del Politecnico di Milano.

L’anno scorso si è infatti assistito ad una impennata di soluzioni legate all’AI di largo consumo. A trainare la crescita in Italia sono state le imprese e, anche se si conferma un certo divario tra le grandi aziende e le piccole e medie imprese, l’intelligenza artificiale è sempre più presente nelle organizzazioni italiane: basti pensare che il 61% delle grandi imprese e il 15% delle PMI hanno avviato almeno un progetto di AI, e non manca la voglia di sperimentare anche in quelle aziende che ancora non si sono lanciate in progetti di questo tipo.

Il 2022 è stato anche l’anno in cui l’AI è diventata argomento di conversazione tra il pubblico non specializzato: solo il 7% degli italiani, infatti, non ne ha mai sentito parlare, mentre il 55% afferma che questa è presente in modo significativo nella quotidianità e, nel 37% dei casi, nella vita lavorativa.

Il giudizio è molto buono: il 79% degli intervistati ha un’opinione abbastanza o molto positiva a riguardo. Tuttavia, dalle ricerche dell’Osservatorio emerge che il 73% degli italiani ha manifestato delle perplessità legate principalmente al suo utilizzo nel mondo del lavoro, ma solo il 19% della popolazione è contrario all’ingresso dell’AI nelle attività professionali.

A.I.

Foto di Hitesh Choudhary su Unsplash

Pro e contro dell’intelligenza artificiale

E se l’intelligenza artificiale prosegue e accelera il suo sviluppo con sempre nuove prospettive ed applicazioni in tantissimi campi, questo va di pari passo con il dibattito sempre più acceso sulle complicazioni e i rischi dal punto di vista etico e giuridico. Infatti, se da un lato non sono messi in discussione tutti i vantaggi che questa può apportare nella vita quotidiana e lavorativa, altrettanto vero è che si pensa possa creare anche dei problemi. Gli esperti dell’agenzia Tbwa Italia hanno elaborato una serie di pro e contro sui quali riflettere. Tra i “pro” possiamo citare sicuramente:

  • l’efficienza nell’automazione del lavoro;
  • la velocità di progettazione – che riduce il gap tra la fase di ideazione e quella di esecuzione;
  • la possibilità di generare un numero praticamente infinito di idee creative;
  • la possibilità di personalizzare le esperienze ed i contenuti in base alle proprie preferenze.

Ma non possiamo comunque dimenticare o sottovalutare alcuni “contro”:

  • i modelli di apprendimento automatico possono essere influenzati dai pregiudizi e dagli stereotipi tipici della nostra società, col rischio di innescare tutta una serie di bias cognitivi e di discriminare alcune categorie di persone: la stupidità umana, nella sostanza, potrebbe contagiare l’intelligenza artificiale, alimentando razzismo, gender inequality, omofobia;
  • l’AI potrebbe generare contenuti illegali, non comprendendo cosa è lecito e cosa invece non lo è;
  • l’eccesso di informazioni potrebbe portare all’effetto contrario rispetto al suo intento, confondendo l’utente, rendendolo incapace di prendere decisioni consapevoli;
  • l’uso massiccio dell’AI potrebbe avere non essere sostenibile per l’ambiente, a causa dell’elevato consumo di energia richiesto dall’elaborazione dei dati.

Paola Greco

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