Wise Society : La dimensione digitale della vita ci renderà più felici o più alienati?

La dimensione digitale della vita ci renderà più felici o più alienati?

di Paola Greco
30 Giugno 2023

Secondo una ricerca di Human Highway, la maggior parte delle persone nutre dubbi e perplessità sul digitale, in termini di controllo e manipolazione dei dati e di correttezza e trasparenza, benché non ne neghi gli innumerevoli vantaggi. Cosa si salva e cosa no della dimensione digitale della vita?

Il digitale ha cambiato il mondo e le nostre vite in modo profondo, anche se forse non ne siamo ancora pienamente consapevoli: ha modificato i comportamenti delle persone, formato nuove abitudini e nuove ritualità quotidiane, ma anche il nostro io interiore, incidendo sul senso dell’identità, sulle emozioni, su affetto e sessualità, e in senso più ampio anche sul modo di concepire società, diritti e libertà personale. Il lockdown ne ha certamente accelerato l’evoluzione, esasperando alcuni aspetti: la dimensione digitale ha, in quei famigerati mesi, sostituito relazioni personali e sociali della vita “naturale”, producendo cambiamenti che vanno ben oltre la fase d’emergenza, un po’ come un ulteriore effetto collaterale da “long Covid”. La domanda che ci poniamo oggi è: il digitale ci rende o ci renderà la vita più facile, la convivenza più pacifica, ci darà una salute migliore? Insomma: ci renderà più felici? A questa domanda sta provando a rispondere Human Highway che da quattro anni monitora il fenomeno, in continua evoluzione e cambiamento.

Ragazza che guarda lo smartphone

Foto di Taan Huyn su Unsplash

L’impatto del digitale sulla nostra vita: la ricerca

La ricerca si basa sull’analisi di 27 atteggiamenti (con domande su paure e speranze) legati alle nuove tecnologie e 19 indicatori che ne valutano le implicazioni e descrivono il comportamento abituale che ne consegue. I dati sono stati ricavati da un panel rappresentativo degli oltre 42 milioni di italiani online: i risultati si riferiscono quindi a un segmento pari all’80% dell’intera popolazione. Questa ricerca viene ripetuta con cadenza semestrale dal 2019: l’ultimo rilievo risale a novembre 2022 ed i risultati sono stati da poco resi pubblici e raccontano sia dell’evoluzione dei vari aspetti nel tempo, sia della fotografia della situazione attuale.

Paure e dubbi sul digitale

Il digitale può fare paura per le conseguenze che produce nelle capacità cognitive, nelle relazioni personali e sociali, nelle dinamiche commerciali e negli ambiti internazionali. Agli intervistati sono state poste domande circa dubbi e timori in relazione al digitale. Ne è emerso che la più grande preoccupazione degli italiani, quando si parla di ambiente digitale, riguarda il sospetto sulla facilità di manipolazione: 8 individui su 10 ritengono che nell’ambiente digitale si siano diffuse pratiche manipolatorie più efficaci rispetto al passato, cioè a quello che possono aver fatto i mezzi di comunicazione di massa, i governi e i grandi gruppi editoriali nel ‘900.

Il timore che il digitale ostacoli rapporti e socialità dei giovani è un indicatore che ha subito una grande influenza dall’esperienza pandemica: dal 76% a ottobre 2019 si è man, mano scesi fino ad arrivare al 72% dell’ultima rilevazione, evidenziando come sia stato utile e salvifico per tanti ragazzi il digitale durante i lunghi mesi del distanziamento, portando ad un graduale ridimensionamento di questo timore nel corso degli anni. Stesso discorso vale per i dubbi sulle capacità di apprendimento: la didattica a distanza durante il primo lockdown ha inizialmente messo in allarme 3 italiani su 4, ma il timore è rientrato fino a stabilizzarsi su un 40%. Anche la paura del “grande fratello” ha prodotto un aumento durante la pandemia, con il 76% che aveva timore di essere spiato, probabilmente in relazione al dibattito sui sistemi di tracciamento per contrastare la diffusione del contagio, per poi riassestarsi intorno al 73%.

Cosa si aspettano di buono gli italiani dal digitale?

La maggior parte degli italiani guarda al digitale con un atteggiamento positivo e fiducioso: il 76% del campione ritiene che la digitalizzazione di tanti servizi renda più semplice la vita dei cittadini; il dato è leggermente aumentato durante la pandemia grazie al grande supporto che ha avuto la pubblica amministrazione da questo mezzo, ma, a parte i picchi legati all’emergenza Covid, i trend sono rimasti stabili.

Divisivo invece l’argomento “informazione online” che alcuni ritengono più fruibile, altri di scarsa qualità e trasparenza. La convinzione in una informazione online trasparente è stata in costante crescita fino alla fine del 2020, quando ha raggiunto il picco del 52%, per poi progressivamente riscendere fino al 48% dell’ultima indagine.
Meno della metà ripone speranze negli effetti positivi che le tecnologie digitali possono avere su democrazia, sanità e controllo dell’evasione fiscale.

Privacy e tracciamento dei dati personali

L’atteggiamento nei confronti del tracciamento e utilizzo dei dati personali è ambivalente: c’è chi vive nel timore di essere controllato, e chi ritiene che la cessione dei propri dati sia un giusto prezzo da pagare se paragonato ai notevoli benefici che ne conseguono. Il 58% dichiara di voler ridurre la quantità di dati personali forniti ai sistemi e ritiene che questa forma di resistenza aumenterà in futuro. A parte un picco durante la prima ondata, queste percentuali si sono mantenute piuttosto stabili nel tempo.

Gli atteggiamenti di base

La maggioranza degli italiani online non riesce più a concepire la propria vita senza i servizi digitali, al punto da esserne ossessionata, e c’è un ampio consenso sulla necessità che lo Stato debba promuovere iniziative per rendere il digitale fruibile per tutti. Il lockdown ha reso evidente che l’accesso ai servizi online sia una scelta d’inclusione, tanto da salire dal 71% al 77%, rimanendo comunque elevato anche in seguito, fino al 75% attuale. A livello di servizi online offerti, percezione della libertà individuale, miglioramento delle relazioni e della convivenza tra persone, i benefici risultano meno evidenti e non convincono del tutto.

persone che fotografano la gioconda

Foto di Mika Baumeister su Unsplash

Il rapporto degli italiani con i servizi digitali

Le tecnologie digitali si sono costantemente evolute nel corso del tempo e ormai alla maggior parte della popolazione è chiara la grande utilità dei servizi online. I limiti sono più legati alle competenze delle singole persone, non sempre in grado di distinguere tra contenuti veri e fake. D’altro canto, dopo la pandemia, la domanda di servizi digitali è rimasta elevata, ma la capacità dell’offerta di evolversi e migliorare non è stata all’altezza delle aspettative: la promessa disattesa riguarda per lo più i progressi circa la personalizzazione e l’efficacia dei messaggi pubblicitari, la cui soddisfazione è passata dal 76% a novembre 2020 fino al 66% odierno.

La regolamentazione dell’ambiente digitale

Le prime fasi dello sviluppo del mondo digitale sono state accompagnate dalla convinzione che si trattasse di un organismo a sé stante, capace di autoregolarsi, ma più passa il tempo più è evidente la necessità di un cambio di rotta: se un italiano su due propende per l’autoregolazione degli operatori, in base a norme di correttezza e trasparenza, l’altra metà ritiene necessaria l’istituzione di un’autorità superiore con potere normativo; quale debba essere questa autorità non è ancora chiaro. Di fatto comunque, solo il 30% dei cittadini si sente sufficientemente tutelato e protetto mentre naviga online: la sensazione generale è che le istituzioni tradizionali non siano in grado di tenere il passo.

Come si vivono le emozioni online

La maggior parte degli italiani online vive quotidianamente delle emozioni generate da contenuti veicolati da strumenti digitali: emozioni legate alle notizie di attualità, ai contenuti social, ma anche alle interazioni con gli altri attraverso gli strumenti di comunicazione a distanza. Divertimento, commozione, empatia, gioia, disgusto, turbamento, rabbia, indignazione… il ventaglio è molto ampio ed il bilancio tra tutte le emozioni vissute in una giornata tipo porta a un saldo positivo e nel complesso il digitale crea più benessere che malessere. Trend mediamente stabile tranne, naturalmente, il periodo clou della pandemia, durante il quale venivano veicolati per lo più notizie e contenuti angoscianti, latori di commozione, disagio, solitudine. Seppur sia stato fondamentale durante il lockdown per mantenere i contatti con i propri cari, il digitale non ha comunque lenito la sofferenza per la lontananza, rendendo addirittura più forte il senso di solitudine, passato nel giro di un anno dal 7% al 23%, da cui poi si è discostato di poco.

Ragazzi che guardano lo smartphone

Foto di Creative Christians su Unsplash

Il benessere digitale

Il benessere di una persona dipende da tutta una serie di variabili fisiche e mentali. Nel caso del benessere digitale, a queste se ne aggiungono altre: un dispositivo lento o un account poco affidabile possono avere un impatto sull’approccio alla vita online. Anche il senso di sicurezza ha il suo peso, così come il sentirsi o meno a proprio agio nell’ambiente connesso. Influiscono inoltre il sesso, l’età, il livello di istruzione.

L’analisi ha evidenziato che il livello di benessere digitale delle persone ed il loro atteggiamento online sono strettamente interconnessi: in pratica a seconda dei livelli di benessere digitale, le paure associate alla diffusione delle nuove tecnologie cambiano. Chi ha un alto livello di benessere online tende a portare esempi positivi: nella lista del meglio che l’online ha da offrire, la fa da padrone l’ecommerce (col 30% nel 2022), seguito da Ricerca e Informazioni (21%).

Al contrario, le persone che hanno un basso livello di benessere digitale esprimono paure e giudizi negativi sulla vita online e citano esempi di ciò che rappresenta il peggio dell’online. La prima voce associata ad un aspetto negativo del digitale sono i famigerati Social Network! L’immagine negativa dei social è cresciuta di 8 punti nell’ultimo anno (passando dal 30% al 38%) e raggiunge un valore doppio rispetto a truffe e fake news. Il confronto tra meglio e peggio indica che alcune voci si trovano in entrambe le liste con valori diversi, proprio perché dipende dalla valutazione individuale nel voler vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Persona che guarda il cellulare

Foto di Visual Karsa su Unsplash

I funeral test: cosa accadrebbe se da domani ci togliessero il digitale

L’ultimo dato con cui la ricerca va a misurare il valore del digitale è raccolto chiedendo alle persone di immaginare come si sentirebbero se non esistesse più. È interessante la relazione inversamente proporzionale tra digitale e libertà: senza il digitale, che rappresenta una distrazione, le persone hanno dichiarato che si sentirebbero più concentrate nella propria quotidianità e più focalizzate nel presente; più creative più propositive, pronte a nuove avventure… insomma: più libere, benché meno informate e magari più annoiate.

In sostanza senza digitale ci sarebbe un maggior livello di benessere e, forse, le persone sarebbero più felici. La tendenza generale che aveva portato nel 2020 a valutare il digitale come uno strumento a servizio del benessere e della felicità, vede nell’ultima rilevazione un forte segnale d’arresto e i valori sono tornati ai livelli pre-pandemia: un italiano su tre ritiene che senza digitale il mondo andrebbe meglio e saremmo tutti più felici.

A questo punto la domanda sorge spontanea: non basterebbe prendere il buono dal digitale, salvando servizi, informazione, magari anche intrattenimento, e rinunciando a tutto ciò che ci assorbe così tanto senza di fatto arricchirci interiormente, ma anzi allontanandoci dalla vita vera e quindi alla vera felicità?


Chi è Human Highway

Human Highway è un istituto di ricerca nato a Milano nel 2005 con l’obiettivo di analizzare l’impatto del digitale nella comunicazione, nel marketing e nel retail. La sua attività di ricerca si svolge online, usando informazioni ricavate con approccio campionario insieme a dati di consumo e comportamento rilevati con strumenti propri, dei clienti e di terze parti. I lavori di ricerca si concentrano sulla trasformazione digitale delle dinamiche di consumo, sullo studio di efficacia delle campagne di comunicazione e sull’analisi dei cambiamenti nei media, nel retail e nelle relazioni umane, prodotti dalle tecnologie e dall’online.

Human Highway è socio di Assirm (l’associazione italiana che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono Ricerche di Mercato, Sondaggi di Opinione) e di Netcomm (il Digital Hub Italiano per l’evoluzione delle Imprese verso i Consumatori digitali nel mondo).


Paola Greco

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