Simone Sabaini, ex professionista della finanza, ha lasciato il Veneto per la Sicilia dove, all'insegna dello "slow living" produce tavolette di cioccolato modicano con ingredienti del territorio
Segnatevelo in agenda: cade di Sabadì. È il giorno della vita in cui si prende il giusto tempo per se stessi e si respira la bellezza della vita. Un giorno che forse non esiste. O forse sì, visto che Simone Sabaini, quarantenne veronese che ha scelto di vivere e investire a Modica, bellissima cittadina barocca in provincia di Ragusa, ex professionista della finanza, ex responsabile Altro Mercato per la filiera del cacao, lo ha inventato sul serio. Oggi Sabadì è un marchio di una cioccolata modicana d’eccellenza, e Sabaini è il simbolo di un emigrante al contrario. È la mente, e soprattutto l’anima, di un’ impresa che unisce la storica cioccolata di Modica – ma in questo caso la lavorazione avviene a temperatura ancor più bassa- a un preciso messaggio slow living.
«Lavoro tanto come tutti gli imprenditori, ma mezza giornata la dedico mediamente al mare, o al mio giardino, o alla lettura. Più che una professione considero la mia un’attitudine, anche nel modo di comunicare», dice, quasi con un’aria di sfida. Poi è lui stesso che racconta di più: «Prendendosi tempo si liberano energie che portano a pensare e a progettare. A saper leggere tra le righe della realtà e del sentire comune e dunque ad individuare bisogni. A costruire bellezza». Quella bellezza che Sabaini ha saputo fare del tutto sua un’estate del 2008 in quell’angolo di paradiso del Sud Italia dove, sostengono in molti, la qualità della vita è decisamente più alta della media per ritmi e costi, assenza di criminalità, cicli vitali più umani: «Era un giorno di luglio, dopo pranzo, e Modica era assolata. Ebbi la sensazione di un’energia molto forte, una sensazione fisica di un tempo dilatato. La pietra calcarea rifletteva una luce fortissima e c’era un gran silenzio. Decisi che era lì che avrei dovuto vivere ed investire. E ho lavorato in questa direzione».
Lo “slow living” di Simone Sabaini mette al primo posto una precisa filosofia, poi gli ingredienti etici e siciliani che il palato sente davvero («solo materie agricole, e sono il valore aggiunto del mio prodotto»), per dare vita a un’impresa dalla creatività non comune che oggi vanta un fatturato di 400 mila euro in crescita, 4 dipendenti che presto diventeranno 6, con 60 agenti in tutta Italia, molte vendite all’estero, soprattutto Germania e Svezia. Molti ingredienti per una cioccolata più lucida della modicana media, pensata in trenta gusti e per lo più “disegnata” in versione tascabile; tavolette medie o napolitains. Il packaging è caratterizzato da una grafica elegante e un cartone gradevole anche al tatto. Le versioni? Tutte inventate da Sabaini e piuttosto insospettabili. Per esempio abbinate al “marzuddu”, il mandarino siciliano tardivo di Ciaculli che matura a marzo (presìdio Slow food, aroma forte, buccia sottile), al fior di sale marino di Trapani, o al limone Interdonato (un Igp, innesto storico tra un cedro e un limone siciliano tipico, l’“ariddàru”). Ma si potrebbero citare anche gli abbinamenti con le erbe spontanee; per esempio tra l’arancia rossa di Sicilia e la maggiorana, limone e nepetella, mandarino e finocchietto, cannella, pepe bianco di Sarawak.
Sabaini propone anche il cioccolato “funzionale biologico” , e in questo caso mette insieme sei proprietà energetiche del cioccolato con bacche, semi, liquirizia, noce moscata, estratti naturali. Sei modi per dire ottimismo, giovinezza, sesso, ozio, salute e bellezza secondo una proposta molto accurata. Le bucce degli agrumi vengono essiccate a 27-28 gradi e così il profumo resta intatto. Il cacao proviene dall’Ecuador, è un Nacional fino de aroma ASSS, presìdio Slow Food biologico proveniente dal commercio equo e solidale. Anche lo zucchero viene da produttori del commercio equo e solidale in Paraguay e Filippine. Sabaini non si è affidato al marketing o a un tecnologo alimentare: sceglie tutto da solo, prova e riprova, abbina e poi c’è il suo recente passato lavorativo. «Conosco i produttori di cacao equo e solidale del Sud America, è una esperienza che mi sono guadagnato sul campo. Gli altri abbinamenti con i prodotti locali sono nati da una mia scelta, molto personale», spiega. Eppure non è solo una questione di buon gusto.
Per creare una Sabadì senza che si sbricioli come spesso accade alle tavolette storiche di queste parti, Sabaini dice di aver studiato anche la notte. E poi c’è di mezzo l’Isola di Leonardo Sciascia, con la sua bellezza sfacciata e suoi abitanti ospitali e sempre uguali (purtroppo o per fortuna) nei secoli. Aprite una tavoletta di Sabadì e dentro ci trovate un segnalibro con una frase dello scrittore di Racalmuto proprio sul cioccolato modicano: “D’inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto, e che il cioccolato altrove prodotto – sia pure il più celebrato – ne sia l’adulterazione, la corruzione…”.