Wise Society : Ferruccio Ferragamo: giovani, rinascimento morale e nuovo senso della comunità, le chiavi per ripartire
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Ferruccio Ferragamo: giovani, rinascimento morale e nuovo senso della comunità, le chiavi per ripartire

di Vincenzo Petraglia
7 Ottobre 2020

Intervista al presidente della nota maison ambasciatrice nel mondo del made in Italy che traccia la rotta per una moda più etica e un Paese più forte e sostenibile

È uno dei brand italiani del fashion più noti e apprezzati nel mondo, anche per l’attenzione ormai già da tempo – non tanto quindi legata alla moda del momento che porta molti brand a sbracciare per mostrarsi, senza esserlo fino in fondo, green friendly agli occhi dei propri stakeholder – ai temi della sostenibilità, ambientale certamente, ma anche sociale. Non è un caso che la maison Salvatore Ferragamo sia stata di recente la prima azienda del settore fashion ad aver ottenuto la certificazione di sostenibilità SI Rating, rilasciata proprio alle aziende all’avanguardia in questo ambito.

Una strategia, quella dell’azienda toscana, che a quanto pare paga anche in termini economici, visto che nel 2019 il Gruppo Salvatore Ferragamo – 4.000 dipendenti e una rete di 643 punti vendita mono-marca – ha realizzato un fatturato di 1.377 milioni di euro per il 25,2% in Europa, il 23,1 in Nord America, il 37,1% in Asia Pacifico, l’ 8,6% in Giappone e il 6,0% in Centro e Sud America, in pratica in tutti gli angoli del pianeta. 

In questa intervista esclusiva a Wise Society Ferruccio Ferragamo, presidente del Gruppo, ci spiega perché investire in sostenibilità conviene, non solo sotto il profilo dell’immagine e della fedeltà alla marca, ma anche sotto quello dei risultati economici, e come l’Italia abbia quanto mai bisogno di puntare sui giovani e sulla riscoperta del senso morale e della comunità, del fare rete, per poter ripartire dopo lo tsunami generato dal nuovo Coronavirus. Perché la pandemia può dar vita a una ferita insanabile per il nostro Paese oppure rivelarsi un’opportunità unica di reale cambiamento, dipende solo da noi, dalla politica certo, ma anche dal mondo imprenditoriale e da ogni singolo cittadino.

La vostra azienda è stata, proprio di recente, la prima del settore fashion ad aver ottenuto la certificazione di sostenibilità SI Rating. Un risultato che viene da lontano…

La sostenibilità fa parte del nostro Dna. Mio padre, Salvatore Ferragamo, era solito infatti utilizzare materiali che oggi definiremmo sostenibili e innovativi per dare vita alle sue creazioni. Molte delle sue realizzazioni sono di fatto il frutto creativo del suo tempo e manifestano un’evidente sensibilità ai mutamenti economici e produttivi avvenuti nell’Italia del Novecento. È stato proprio mio padre a trasmetterci la spinta a trovare sempre soluzioni alternative e innovative, e questa visione oggi l’abbiamo declinata anche nel nostro impegno nei confronti della sostenibilità. La certificazione di sostenibilità SI Rating testimonia questo nostra visione e, per questo, l’averla ottenuta è motivo di grande orgoglio.

Sostenibilità cosa vuol dire in casa Ferragamo? Come la attuate nella pratica?

Ferruccio-Feragamo

Ferruccio Ferragamo: “La sostenibilità e l’innovazione sono da sempre parte integrante del nostro Dna”.

Per la Salvatore Ferragamo, sostenibilità significa rispettare i nostri valori: il legame con il territorio, il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle persone, la ricerca di processi e materiali innovativi. Per noi questi sono elementi essenziali per il successo, non solo dell’azienda, ma di tutti i nostri stakeholder. Poniamo grande attenzione all’impatto che il nostro business ha sul pianeta e sulle persone e ci impegniamo a mitigarlo attraverso azioni concrete e misurabili. Fra queste cito, ad esempio, la recente definizione dei science-based targets, obiettivi per la riduzione del 42% delle emissioni dirette e indirette di CO2 entro il 2029, e il sempre maggiore utilizzo di materiali riciclati e rigenerati nelle nostre collezioni. Inoltre, riteniamo che la componente sociale della sostenibilità sia una leva fondamentale per la nostra crescita, e siamo impegnati nel valorizzare le persone che collaborano con noi e il nostro territorio.

Come mai siete la prima azienda italiana della moda a ottenere questa certificazione? Il mondo del fashion forse non è ancora sufficientemente attento a certi temi?

Il settore della moda e del lusso pone sempre maggiore attenzione verso queste tematiche: lo testimoniano le numerose alleanze e partnership avviate negli ultimi anni. Trovo molto positivo il fatto che la nostra industria non le viva come una competizione, ma veda nella collaborazione su questioni così importanti un valore aggiunto. SI Rating è una certificazione recente e innovativa e siamo contenti di essere stati i primi nel nostro settore ad ottenerla, ma ci auguriamo che tanti altri brand possano seguire la nostra strada.

Quanto il fatto a mano, la manualità frutto di una tradizione italiana che ha radici molto antiche, il controllo della filiera, la qualità di tessuti e materiali, la salvaguardia delle competenze tecniche delle persone, può contribuire a ridefinire un nuovo modello di sviluppo? Diverso da quello che, basato sulla globalizzazione, ha evidentemente portato benefici al mondo, ma non senza costi molto alti a livello ambientale e sociale.

Da sempre, la Ferragamo investe in qualità e l’artigianalità italiana è un valore essenziale alla base di ogni creazione del brand: non si tratta solo di pura abilità manuale ma anche di esperienza, estrema cura e attenzione al dettaglio, continua ricerca di materiali e di tecnologie da incorporare in un prodotto artigianale e al contempo innovativo. Per noi non si tratta di ridefinire un nuovo modello di business, ma di continuare nel nostro percorso di trasmissione del know-how e di salvaguardia di un patrimonio conoscitivo profondamente legato al made in Italy e rispettoso dell’ambiente e delle persone.

Questo si è tradotto ultimamente anche in delle iniziative di prodotto molto particolari…

Sì, negli ultimi anni abbiamo presentato dei prodotti in edizione limitata realizzati con materiali e tecniche sostenibili, come il sandalo Rainbow Future e la capsule collection 42 Degrees. Per celebrare il legame tra tradizione del made in Italy e impegno del brand per uno sviluppo sostenibile, nei prossimi mesi presenteremo una nostra nuova icona in chiave sostenibile. La produzione, così come i materiali, sono interamente responsabili e questo è per me motivo di grande orgoglio: inoltre, per la prima volta, questo tipo di prodotto sarà presentato in collezione. È un progetto entusiasmante e un passo avanti nell’integrazione della sostenibilità nel nostro modello di business.

Come state affrontando come Ferragamo l’emergenza Covid-19? Come ha cambiato e pensa cambierà ancora la vostra azienda e come vede il futuro dell’Italia?

L’emergenza Covid e i lockdown nelle diverse aree geografiche nel primo semestre di quest’anno hanno avuto impatti significativi sul business del Gruppo, sia in termini di riduzione dei ricavi, che di marginalità. Abbiamo messo in atto tutte le strategie per rafforzarci nei nostri mercati di riferimento, in particolare nella Mainland China, area in cui la ripresa del business è iniziata prima che in altri paesi.
L’emergenza sanitaria ha cambiato il mondo ed è logico quindi che di riflesso abbia cambiato anche le aziende e il loro approccio al business. La chiave per la ripresa credo stia nel continuare a credere nelle idee, nell’impegno e nella creatività del nostro Paese. Stiamo lavorando per creare il dopo; guardare avanti penso sia la scelta più saggia. Come Paese, questo è un momento di cambiamento unico che non possiamo mancare. Siamo ricchi di bellezze naturali, architettoniche e storiche uniche al mondo. Abbiamo un patrimonio culturale dei più ampi. Se tutto questo venisse gestito in maniera sostenibile, potremmo diventare il Paese-icona a cui tutti aspirano. Ma io sogno che a questo si aggiunga anche un “rinascimento morale”, un senso diffuso di onestà e responsabilità, un’attenzione speciale ai giovani e alla loro educazione.

Le tre cose di cui avrebbero bisogno gli italiani subito.

Direi di un’Italia più sostenibile che pensi al futuro del pianeta, con una maggiore stabilità politica e politiche fiscali a favore delle aziende e di chi inizia una attività imprenditoriale. Di un Paese che punti sui giovani, che si dedichi a seminare per costruire un domani, partendo dalla formazione.

E le tre cose di cui avrebbe bisogno, subito, il tessuto produttivo italiano e che magari il Governo ancora non è riuscito a intercettare fino in fondo?

Collezione-Ferragamo

Icona di stile, il Gruppo Ferragamo ha prodotto nel 2019 un fatturato di 1.377 milioni di euro.

Le aziende del nostro Paese sono chiamate oggi a una sfida decisiva, che potranno vincere soltanto se sapranno vivere un reale senso di comunità, se sapranno dare vita a nuove forme di collaborazione. La moda è la seconda voce più importante per il PiI italiano; la bellezza, il gusto, la capacità inventiva, i mestieri d’alto artigianato sono “innati”, fanno parte del nostro Dna da sempre. Ma l’Italia è anche un Paese piccolo, la maggior parte delle aziende sono di dimensioni ridotte, non hanno risorse sufficienti per potersi manifestare e affermare sul mercato globale. Per questo abbiamo bisogno di un Governo che appoggi lo sviluppo. Il made in ltaly è una industria a 360 gradi, dalla moda al design, dal vino al food, al turismo, ed è necessario un sistema che abbia come priorità assoluta la valorizzazione del nostro territorio e la sua promozione all’estero.

Forse deve cambiare anche la cultura e il modo di fare impresa…

Sicuramente sì, anche perché oggi le aziende sono chiamate da un lato a tenere la rotta, e dall’altro ad agire su due binari paralleli che contemplano la gestione del breve periodo ma anche la revisione strategica nel lungo termine.

In cosa, come Paese, dobbiamo cambiare, per diventare più resilienti ed essere in grado di attutire in maniera più efficace le emergenze future che, come questa, probabilmente ci coinvolgeranno?

Di solito le grandi crisi accelerano le tendenze già in atto facendo emergere, più rapidamente di quanto sarebbe accaduto in condizioni normali, gli attori economici che sono in grado di adeguarsi ai nuovi contesti e aprono spazi interessanti di crescita per le imprese e gli imprenditori che si dimostrano capaci di coniugare innovatività e attrattività finanziaria.
Oggi occorre però che il nostro Paese favorisca questo processo; è essenziale che almeno una parte delle risorse pubbliche che saranno messe in gioco sia utilizzata per “costruire il futuro”. Per troppo tempo in Italia ci siamo interessati più del presente che del futuro, a differenza di ciò che hanno fatto nel secondo dopoguerra i nostri padri, cui dobbiamo gran parte degli investimenti infrastrutturali su cui ancora oggi contiamo. Ora il dovere di tutti è pensare al futuro, per far sì che l’enorme prezzo che il Paese sta pagando e pagherà per questa epidemia non venga sprecato.

Un aspetto molto importante da valutare d’ora in poi è l’impatto ambientale a livello italiano e globale. Perché epidemie di questo tipo sono una delle dirette conseguenze proprio degli allevamenti intensivi, della deforestazione, insomma dell’emergenza ambientale…

Recenti avvenimenti hanno mostrato come il fenomeno del Climate change sia fortemente correlato al “business as usual”. Come aziende, dobbiamo ora assumerci le necessarie responsabilità e definire dei piani per mitigare il nostro impatto. Noi ci siamo posti degli obiettivi e intendiamo raggiungerli nei tempi stabiliti, ma sicuramente è fondamentale un’azione collettiva che veda in primis i governi impegnati su questo fronte.

L’economia circolare, lo dicono i numeri, non è soltanto una scelta etica, ma anche di business, in quanto è dimostrato che chi investe in questo ambito riesce a costruire un vantaggio competitivo sulla concorrenza e diventa anche più capace di rendere efficaci ed efficienti le proprie risorse, quindi di costruire margini. Cosa ne pensa lei e come Ferragamo si interfaccia con questo tipo di approccio?

Scarpe-Ferragamo

Le scarpe Ferragamo, sin dalla fondazione dell’azienda, hanno conquistato i consumatori di ogni angolo del pianeta.

Integrare l’economia circolare nel proprio modello di business è una sfida entusiasmante, che la nostra azienda ha intrapreso negli ultimi anni attraverso il riutilizzo e la donazione di materie prime destinate allo smaltimento, l’ideazione di un packaging riciclabile e in parte riciclato, e l’investimento in energie rinnovabili. Siamo ancora all’inizio di un percorso che personalmente reputo un ottimo investimento per l’azienda e per il pianeta.

Economia circolare si respira anche nella vostra azienda agricola di famiglia Il Borro

Quello del Borro è un progetto nato diversi anni fa insieme ai miei figli e sviluppato nell’ottica della tutela e della conservazione del territorio. Oggi il Borro è un’azienda agricola all’avanguardia, biologica e sostenibile, che si integra all’ospitalità di lusso e alla ristorazione, gestita dai miei figli Salvatore e Vittoria.

Anche con la vostra Fondazione siete molto impegnati sui temi della sostenibilità…

Oltre ad occuparsi della gestione dell’archivio storico aziendale, la Fondazione Ferragamo persegue obiettivi legati alla formazione delle giovani generazioni, in particolare di coloro che intendono operare nel mondo della moda e del design e delle forme più alte di artigianato, in linea coi valori fondamentali espressi dal lavoro di mio padre.
Un progetto che ritengo particolarmente importante e di respiro internazionale è Young Talents for Sustainable Thinking, organizzato per la prima volta nel 2019 in occasione della mostra Sustainable Thinking, che ha coinvolto alcune tra le scuole di moda più prestigiose al mondo. La nostra azienda ha donato alle scuole alcuni materiali delle passate collezioni definiti “a lenta movimentazione”, altrimenti destinati alla distruzione, che hanno trovato così un nuovo utilizzo, in un’ottica di economia e creatività circolare. Gli studenti hanno potuto così creare accessori e capi d’abbigliamento da donna riflettendo sul tema della sostenibilità e del riciclo, in linea con le tematiche affrontate nella mostra. Spero che il progetto possa ripetersi al più presto.

Sede Ferragamo a Osmannoro

La sede di Osmannoro, a Sesto Fiorentino, dell’azienda, con il giardino verde a forma di “Gancini”, elemento iconico delle collezioni Ferragamo.

Questo nostro Paese, notoriamente in mano alle teste grigie, è pronto a fare finalmente spazio ai Millennials?

Purtroppo il nostro Paese sta facendo troppo poco in generale per i giovani; occorrerebbe un impegno più tangibile e maggiori investimenti a partire dalla formazione. Accanto al sostegno di nuove iniziative, credo inoltre sia fondamentale creare un percorso preferenziale per i giovani che vogliono fare impresa, così come ci dovrebbe essere maggiore flessibilità nelle assunzioni. Credo che sia fondamentale seminare per il futuro.

Un imprenditore saggio, wise appunto, che caratteristiche deve avere secondo lei?

Visione, passione, tenacia, forte etica del lavoro, resilienza, flessibilità, empatia.

E un’azienda saggia?

Deve avere una visione chiara e non perderla di vista. E soprattutto deve avere anche un’attenzione particolare alle persone, comunicare con loro e coinvolgerle in un gioco di squadra. Perché le persone sono una risorsa fondamentale.

Vincenzo Petraglia

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Ferruccio Ferragamo

Presidente Gruppo Salvatore Ferragamo