Con il suo profilo Carotilla Goes Sustainable, la graphic designer veronese ha ottenuto la menzione speciale nei Top Italian Green Influencer di GreenStyle. Impegnata in una crociata verso una maggiore consapevolezza dei consumatori, ha lanciato il suo brand Amorilla
In principio fu Carotilla, seguita a ruota da Carotilla Goes Sustainable e dal brand di moda ecosostenibile Amorilla. All’origine di tutto c’è una sola donna, Camilla Mendini, classe 1986, grafic designer veronese che, da ormai quattro anni, vive a New York con il marito e i loro due bambini. Camilla Mendini, meglio conosciuta sui social come Carotilla, ha recentemente ricevuto la Menzione Speciale per Lifestyle nell’ambito dei Top Green influencer di GreenStyle, soprattutto per Carotilla Goes Sustainable con cui, su Instagram, scatta ogni giorno una foto del suo outfit con almeno un capo o un accessorio sostenibile. Una crociata verso una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo la moda green.
Camilla, com’è nato questo interesse per la sostenibilità legata alla moda?
Sono una graphic designer e quando, 4 anni fa, mi sono trasferita a New York, ho deciso che era arrivato il momento di lavorare a qualcosa di mio e ho aperto un canale You Tube – che oggi registra più di 50 mila iscritti – dove parlare, in ordine sparso, di grafica, design, DIY, la maternità, i viaggi. La mia idea era quella di rendere gli italiani partecipi della mia nuova avventura a New York. Man mano, il mio interesse verso la sostenibilità ha preso il sopravvento ed è nata così “Carotilla goes sustainable”.
Con questo profilo, lei si è spesso concentrata sulla sostenibilità nel campo dell’industria della moda, parlando anche di marchi, di green washing e di tutele dei diritti dei lavoratori.
È vero. Mi sono documentata, ho fatto ricerche e ogni volta che dovevo preparare e lanciare un nuovo vlog studiavo approfonditamente l’argomento. Quando ho cominciato a parlare di moda etica, sostenibile ed ecosostenibile, in realtà in Italia ancora non se ne parlava affatto, mentre oggi qualcosa si muove e c’è maggiore attenzione verso questa tematica.
Sta crescendo la consapevolezza dei consumatori?
La strada è lunga, ma il cambiamento lo vedo. I miei follower, ad esempio, fanno sempre più domande e sono, loro stessi, fonte di informazioni e novità. Oggi quello dell’acquisto consapevole è un argomento davvero importante, che muove non solo i consumatori ma anche i brand che hanno capito che il cambiamento è necessario. Purtroppo, però, mentre alcune aziende rispondono a questa richiesta con progetti di rinnovamento reali, alcuni utilizzano solo claim di green washing, fingendo di voler intentare un cambiamento. E poi c’è anche la questione, non poco importante, di capire cosa voglia dire davvero moda sostenibile.
Perché, secondo lei cosa significa?
Per me la sostenibilità deve essere sia ambientale sia umana. L’attenzione verso la dignità dei lavoratori non può e non deve essere minore di quella verso l’ambiente. La sostenibilità riguarda tanti aspetti e tocca vari livelli della catena di produzione. Per esempio, quando si parla della dignità dei lavoratori e del giusto compenso, non ci si può riferire solo a quelle degli operai che hanno a che fare con la materia prima, con gli agricoltori o gli artigiani, ma anche ai dipendenti dei punti vendita. Allo stesso modo, per quanto concerne l’aspetto ambientale, la sostenibilità non riguarda solo il processo produttivo, ma anche la durata di un capo e il suo smaltimento.
Parlando tanto di moda sostenibile lei ha deciso di non stare solo a guardare e di lanciare il suo progetto Amorilla.
Passo dopo passo, è stato qualcosa di veramente naturale. Ho deciso di buttarmi in prima persona e di sperimentare la mia creatività. Amorilla- texile love stories è il mio brand che mette insieme il concept di Carotilla a quello dell’amore, perché Amorilla è un contenitore di storie d’amore legate a stoffe e vestiti. Ogni collezione, infatti, nasce da un colpo di fulmine: una stoffa o una tecnica di stampa, un ricamo o una particolare tradizione tessile che racconta la storia di un Paese. L’ho lanciato a maggio 2018 e siamo già alla terza collezione, o meglio, terza love story, in cui metto insieme le antiche conoscenze alla mia creatività dando vita a fantasie e capi ricchi di storia e di modernità.
Ci parli di queste storie d’amore.
La prima è stata sviluppata in India, dove il cotone biologico viene stampato a mano utilizzando blocchi in legno scavati a mano da artigiani locali molto esperti. La seconda Love Story è stata creata interamente in Italia: la stoffa è stata filata a Como utilizzando fibre naturali e sostenibili come la canapa e la lana di yak. La stampa delle cinture è stata invece realizzata ad Alba, in una struttura che ha ricevuto la Certificazione Oeko-tex Standard 100 grazie al suo impegno nella sostenibilità. La terza Love Story Amorilla rende omaggio alla prima, India. In questa collezione viene proposto nuovamente il vestito Kimono, che è stato il best seller indiscusso della prima collezione. Il kimono dress é stato tinto e stampato a mano utilizzando colori certificati Azo Free.
Quali sono i punti cardine di questo progetto?
Intanto si tratta di una collezione di pezzi unici, in cui la cosa più importante è la fiducia che si instaura tra i vari attori nelle varie fasi della filiera. Il cotone biologico, magari, può non avere la certificazione perché a un contadino indiano costerebbe davvero troppo, ma il rapporto che si instaura con il piccolo produttore è, già di per sé, una certificazione. Ovviamente, un processo di grande qualità per forza deve costare un po’ di più, ma la durata ammortizza il costo negli anni e, comunque, il prezzo è giustificato dall’equo compenso per i lavoratori e dal basso impatto sull’ambiente.
Puoi dare, in pillole, qualche consiglio su come capire se un capo è davvero sostenibile?
C’è proprio un mio video “concentrato ” con qualche consiglio su come comprare sostenibile. Qualche dritta? Bisogna controllare bene le rifiniture perché le cuciture posso dire tanto su come è prodotto; leggere sempre l’etichetta per capire di che tessuto è fatto, cercando di evitare il poliestere e scegliere cotone, lino e fibre naturali; guardare il prezzo: se è troppo basso non è sostenibile perché di sicuro che il taglio sul prezzo va a toccare il lavoratore che è stato sfruttato ma allo stesso tempo, il prezzo alto non è sinonimo di sostenibilità.