Wise Society : Bruno Ventre: spesa bio online. In gruppo conviene ancora di più
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Bruno Ventre: spesa bio online. In gruppo conviene ancora di più

di di Francesca Vercesi
17 Settembre 2010

Il fondatore del sito d'incontro tra gruppi d'acquisto solidale e produttori agricoli Equalway.org ci racconta come si fa a risparmiare fino al 30 percento sui prezzi di mercato

Bruno Ventre, imprenditoreUn luogo d’acquisto tra gruppi d’acquisto e produttori agricoli sulla rete. Si chiama equalway.org e gli ingredienti principali che gli hanno dato vita sono un gruppo di amici con la passione per l’informatica e l’agricoltura biologica. L’obiettivo? Essere una piattaforma d’incontro su base nazionale tra privati, gruppi di acquisto solidale e produttori, ci racconta l’ideatore Bruno Ventre. E’ nato così il social network che dovrebbe far risparmiare fino al 30 per cento rispetto ai prezzi di mercato. Un modo per dare spazio ai gruppi di acquisto solidale che in Italia sono ancora n una fase embrionale, nonostante esistano ormai da tempo. Ogni gruppo deve infatti cercarsi i produttori più vicini che offrono i prodotti con le caratteristiche richieste per poi mettersi d’accordo su quantità, prezzi e modalità di consegna. In genere si tratta di prodotti biologici o comunque che, se anche non presentano una precisa certificazione, sono senza conservanti, coloranti o pesticidi.

 

Da dove siete partiti?

 

L’idea è nata come hobby cinque anni fa tra amici e colleghi. Nel 2007 è uscito un bando di gara del Ministero delle politiche giovanili e, in modo piuttosto casuale, abbiamo partecipato. Inaspettatamente abbiamo vinto. Così, dopo un po’ di tempo, siamo riusciti ad avere il finanziamento di 35mila euro previsto. In realtà siamo partiti con i nostri fondi dato che i soldi siano arrivati solo un mese fa! In ogni caso, siamo andati on line nell’ottobre 2009 e quando è arrivato il finanziamento l’abbiamo usato per rientrare dei costi: sviluppatori, progettazione, ufficio stampa, comunicazione. Ora siamo una cooperativa di quattro persone e arriveremo ad essere una decina ma chiunque può partecipare. Io al momento continuo a occuparmi di e-commerce per un’azienda di telefonia ma l’idea è di poter vivere solo di questo progetto.

equalway.org

Qual è il vostro modello di business?

 

Al momento abbiamo mille produttori a cui ne vanno aggiunti circa 300 tra quelli più strutturati, ovvero coloro che hanno caricato sul sito molta informativa legata alla loro attività produttiva. La maggior parte, infatti, ha inserito solo pochi e essenziali dati: in questo caso l’inserimento è gratuito. Chi, invece, carica fotografie e schede prodotto, paga 100 euro più Iva. Sul nostro sito non c’è alcuna spesa di intermediazione all’interno delle transazioni tra utenti e produttori. Il listino poi arriva direttamente al produttore e, a quel punto, ci si mette d’accordo per le modalità di consegna e di pagamento. Tutto questo può essere realizzato solo se lo scambio di conoscenze, prodotti e servizi è agevole, se i piccoli produttori non hanno barriere all’ingresso in termini di competenze e tecnologia, se i gruppi di acquisto possono accedere alle informazioni e ai prodotti più facilmente che andando a fare acquisti in un centro commerciali. L’acquisto comunque, considerando tutto, è conveniente se lo si fa in gruppo.

 

equalway.orgSul vostro sito, c’è una parte d’Italia più rappresentata di un’altra? E la questione delle certificazioni?

 

I produttori presenti sul nostro sito sono distribuiti su tutto il territorio italiano ma la presenza maggiore è nel centro sud mentre i consumatori sono di più al centro nord. I produttori che scelgono di avere una propria pagina su Equalway.org possono anche raccontare la propria storia, spiegare ai possibili acquirenti come si svolge la loro giornata, come nascono le loro scelte, cosa c’è alla base dei loro progetti. Sulla certificazione, invece, la questione è delicata. Tra i gruppi di acquisto solidale, la maggior parte ragiona in termini di garanzia più che di certificazione, nel senso che garantiscono il produttore in base ad alcuni criteri relativi alle modalità e alla qualità di prodotto. Non necessariamente sono certificati con la certificazione biologica.

 

Parliamo dei vostri obiettivi…

 

Crediamo che in un periodo di crisi dei modelli economici tradizionali per uscire da questa cappa grigia sia importante puntare sulla conoscenza, sulla condivisione e sulla responsabilità personale. Non solo scambi commerciali, dunque. Quello che vorremmo attivare è un processo di conoscenza e di incontro sul territorio, sui prodotti, sulle tecniche di produzione. Una comprensione critica del modello di consumo e di produzione. Immaginiamo che un mondo economico “altro” fatto di produzioni biologiche, equosolidali, di acquisti a chilometro zero e consumi responsabili possa essere il mezzo per raggiungere la consapevolezza necessaria. Uno dei più importanti accordi che abbiamo appena fatto si chiama “Addio Pizzo”: tutti i produttori che hanno denunciato il pizzo a Palermo vanno sul sito gratuitamente. Nel frattempo stiamo cercando di stringere relazioni coi gruppi del biologico.

 

 

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