L'idea dei farmer market arriva dagli Stati Uniti. In Italia i primi a sperimentarli sono stati i pugliesi. Non solo filiera corta, ma anche un rapporto di fiducia tra contadino e consumatore
L’idea dei farmers’ market viene dall’estero, da New York e in generale dagli Stati Uniti. In Italia le prime sperimentazioni risalgono al 2005 in Puglia: a Taranto, in pieno centro città, va in scena il Mercato degli Agricoltori promosso da Coldiretti e tuttora attivo. Qui si trovano sempre frutta, verdura, formaggi e altri derivati del latte; spesso sono in vendita miele e prodotti dell’apicoltura, carni fresche e salumi, conserve, vini e aceto, olio di oliva. Qualche volta, si possono acquistare anche cereali, farina e pasta, legumi, piante e fiori, uova, pane e prodotti da forno, latte fresco alla spina, persino lumache, oli essenziali e lavanda. Oggi i farmer’s market sono diffusi in tutta Italia e sono un vero e proprio appuntamento per ritrovare la connessione col territorio e le sue risorse.
Cosa sono i farmers’ market?
Il termine, di derivazione americana, si traduce letteralmente con “mercato degli agricoltori“. Qui, infatti, avviene la vendita diretta di prodotti dal produttore al consumatore, nell’ottica della cosiddetta filiera corta, che riduce la strada che fa il cibo per arrivare alle nostre tavole. I farmers’ market, inoltre, sono un ottimo modo per incrementare la produzione agricola locale, valorizzando i prodotti del territorio che vanno persi nella grande distribuzione. Si tratta, inoltre, di un ottimo modo per rendere più vivili le città e i centri, migliorando la qualità della vita di chi li abita attraverso un appuntamento fisso settimanale.
Dove si trovano i farmers’ market
Per fare la spesa al farmers’ market più vicino è possibile consultare i calendari delle varie organizzazioni che si occupano di coordinare a livello nazionale la vendita diretta di prodotti agricoli. Un esempio è l’organizzazione Campagna Amica, la rete dell’omonima Fondazione emanazione di Coldiretti. C’è poi il circuito internazionale dei Mercati della Terra organizzati da Slow Food: sono presenti in 28 nazioni del mondo e in Italia ce ne sono ben 43 sparsi lungo tutta la penisola.
La rete di Campagna Amica
Quando si parla di Farmers’ market, la rete più strutturata è sicuramente quella della fondazione Campagna Amica. Basti pensare che a livello nazionale sono presenti oltre 1000 mercati, dislocati equamente fra nord e sud. La tendenza, inoltre, è in crescita: nel 2021 Campagna Amica ha preso attivamente parte alla Coalizione Mondiale dei farmers’ market, n vero e proprio ponte fra tradizione e modernità. Il modello, che vuole essere anche replicato nelle zone del Sud del Mondo, punta alla prossimità dei prodotti agricoli. E infatti la coalzione è supportata anche dalla Fao.
Quanto costa fare la spesa al Farmers’ market?
Uno dei punti di forza dei Farmers’ market è spesso il prezzo della merce: l’assenza di intermediatori, infatti, dà la possibilità di offrire alimenti a prezzi più accessibili. Ad esempio, nei mercati organizzati dalla Coldiretti gruppi di agricoltori associati vendono direttamente ai consumatori prodotti agricoli del territorio impegnandosi a garantire un risparmio di almeno il 30% rispetto ai prezzi medi al consumo. B
isogna comunque tenere presente che filiera corta non è sempre sinonimo di prezzo basso. Ci sono per esempio alcune eccellenze agroalimentari che hanno costi di produzione superiori perché vengono coltivate in minori quantità e, di conseguenza, il prezzo del prodotto finale sale. Il biologico, poi, cui si dedica parte degli agricoltori, ha bisogno di cure particolari e il prezzo, di conseguenza, può salire anche per il consumatore finale.
I vantaggi dei farmers’ market
La filiera corta tipica dei farmers market, nonché il contatto diretto tra produttore e consumatore offrono a quest’ultimo frutta e verdura di stagione e della zona, a vantaggio dell’ambiente e delle papille gustative. C’è poi l’aspetto delle tutela della biodiversità: nei farmers market si possono trovare prodotti della tradizione dimenticati come il cavolo nero, il cavolo riccio tipico pugliese o varietà di frutta non presenti in grande distribuzione (in Italia, ad esempio, esistono cinquantina di varietà diverse di arance).
Le garanzie
I produttori si impegnano anche a garantire la provenienza, la tracciabilità, la qualità e la salubrità dei prodotti in vendita: tutti devono dichiarare nome, cognome, indirizzo e recapiti telefonici della propria azienda. C’è chi lo fa a voce, la maggior parte, chi tramite un dépliant. Non esiste uno standard né è stata ancora elaborata una scheda tecnica per quanto riguarda i farmers market. Molti produttori hanno però il loro sito Internet dove raccontano cosa fanno e come lo fanno, valori aggiunti e metodi di coltura, in particolare le aziende agricole che devono “giustificare” prezzi più alti uniti a garanzie di sicurezza. È il caso del biologico: la certificazione non solo garantisce il processo produttivo ma anche che i campi non si trovino vicino a zone industriali o a falde acquifere contaminate.