Wise Society : Anna Zavaritt: aziende investite nelle mamme
Wise Incontri

Anna Zavaritt: aziende investite nelle mamme

di di Cecilia Metella
18 Novembre 2010

L'ideatrice di Moms@work spiega com'è nato il suo progetto per aiutare le donne con figli a rientrare nel mercato del lavoro. Spesso discriminate perché considerate, a torto, meno efficienti delle loro colleghe single, possono invece essere una valida risorsa in tempi di crisi economica. Perchè più flessibili e più "fedeli"

Anna Zavaritt e Cecilia SpanuAnna Zavaritt, giornalista milanese, ha lavorato per gruppi d’informazione economica e finanziaria nazionali e internazionali quali Bloomberg e Il Sole 24 ore e attualmente gestisce un blog sul tema dell’occupazione femminile (La révolution en rose). Mamma di due bambini piccoli, sa bene quanto sia difficile conciliare lavoro e maternità: insieme a Cecilia Spanu ha creato Moms@work, primo progetto di intermediazione professionale tagliato su misura per le mamme che lavorano

 

Quali sono i maggiori ostacoli che incontrano le mamme lavoratrici nel nostro paese?

 

In Italia la maternità è uno dei fattori più critici per la donna che lavora. Solo una su quattro ha un part-time (dati ISTAT 2010) e spesso poco qualificato. Il tasso di abbandono della vita professionale dopo la nascita del primo figlio è tra i più alti in Europa (il 27,1 percento), con una conseguente perdita sociale ed economica per il Paese. Del resto l’Italia è in fondo alla classifica europea anche per quando riguarda i fondi dedicati alle politiche familiari e, secondo l’ultimo rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) il tasso di occupazione femminile nel nostro paese è solo del 45 percento, contro, tanto per fare un esempio, il 62 percento della Francia o il 78 della Norvegia.

Expectant mother at work, Don Mason/Corbis

Come è nato Moms@work?

 

Abbiamo studiato per più di un anno sia la normativa italiana sia le esperienze positive di altri mercati del lavoro, come quello americano ed anglosassone, che sono riusciti a trovare soluzioni valide per non escludere dal circuito produttivo le donne con figli. Quello che abbiamo capito è che la soluzione si chiama flessibilità: è questa l’arma vincente per conciliare famiglia e carriera. Per trattare direttamente con le aziende ci siamo quindi rivolte a Gi Group, società di intermediazione del lavoro, che ha reso operativo il nostro progetto, per il quale abbiamo avuto anche il supporto della regione Lombardia. Moms@work si propone di aiutare le donne che vogliono rientrare dopo la maternità mettendole in contatto con aziende interessate al lavoro flessibile, fornendo ad entrambe le parti servizi di recruitment e consulenza specializzati. Nella prima fase di questo progetto pilota ci siamo concentrati sulla creazione di una banca dati di profili di lavoratrici qualificate (abbiamo ricevuto una valanga di curricula, oltre 2000 soltanto nella prima settimana); attualmente stiamo realizzando il database di aziende disponibili alla sperimentazione.

 

Maternity Work, Roy McMahon/CorbisQuali sono stati i risultati del progetto pilota?

 

Abbiamo presentato ufficialmente i primi dati sei mesi fa. Dai 3100 curricula che ci sono stati inviati risulta che oltre la metà delle donne è in possesso di una laurea, ha un’esperienza lavorativa media di 10 anni e, per la maggior parte, proviene dall’area amministrativa, dal marketing e dal product management. Su 80 aziende contattate, 58 hanno risposto positivamente. Le 22 che hanno declinato il nostro invito hanno motivato il rifiuto perché il tema maternità e lavoro non era ritenuto strategico. Tra le aziende interessate solo il 22 percento adotta una flessibilità a 360 gradi; il 40 percento invece ha utilizzato la flessibilità oraria per un periodo limitato. Il restante 38 percento è spaventata sia dai costi che dalla necessità di una riorganizzazione delle risorse aziendali. Nonostante le tipologie aziendali molto diverse, le criticità evidenziate nell’attuazione di forme di concilizione famiglia-lavoro sono comuni e trasversali. Abbiamo anche rilevato una scarsa conoscenza del quadro normativo di riferimento da utilizzare per implementare la flessibilità del lavoro. Come sintesi possiamo dire che gli strumenti di flessibilità e conciliazione nel mondo del lavoro sono ancora poco conosciuti e utilizzati dalle aziende, che li percepiscono come un costo anziché un’opportunità. In realtà in una congiuntura economica come quella odierna, un’organizzazione più flessibile del lavoro, che consenta di coniugare vita professionale e impegni familiari, può rivelarsi un fattore di successo: diversi studi internazionali dimostrano che le politiche di flessibilità riducono sensibilmente turnover e assenze dei dipendenti, migliorando le performance aziendali. Viceversa la “non flessibilità” può portare alla perdita di capitale umano sul quale fino a quel momento si era investito.

 

Come vedi il futuro del progetto Moms@work?

 

Siamo ancora all’inizio, ma sono ottimista. Il progetto continuerà e si allargherà ad altre regioni. Dobbiamo imparare a vedere il lato positivo di questa crisi economica che ha costretto un sistema rigido a piegarsi: sempre più aziende, un tempo poco propense a prendere in considerazione le forme flessibili di lavoro, stanno cambiando la loro organizzazione interna e offrono posizioni di part-time che prima erano degli autentici miraggi.

Moms@work

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi:
Continua a leggere questo articolo: