Avviata nella regione la gelsibachicoltura, grazie a tre giovani che su di essa ha creato un’attività ecosostenibile e in grado di valorizzare il territorio
La produzione della seta torna in Italia. Per la precisione in Calabria, regione che visse un periodo d’oro nel XII secolo grazie a questo materiale naturale. Catanzaro era considerata la capitale della seta: attorno al capoluogo si crearono le condizioni per la nascita di una vera e propria “via della seta calabrese”, un corridoio che congiungeva la costa tirrenica a quella ionica. Quella stessa via torna grazie alla volontà di Miriam, Domenico e Giovanna, tre giovani calabresi titolari della cooperativa Nido di Seta, spiegandolo bene sul loro sito web, che propone alcune basi di conoscenza storica di un fenomeno produttivo che grazie a loro sta rinascendo.
Nido di Seta: una produzione tutta italiana
Nido di Seta è una cooperativa agricola fondata tre anni fa, spiegano i soci: «abbiamo storie diverse, ma un amore in comune: la nostra terra».
La loro storia esprime la voglia di riscoprire le proprie radici e affrontare difficoltà vissute da molti loro coetanei: Domenico, nato e cresciuto in Calabria e laureato con lode in Sociologia quattro anni fa all’università Federico II di Napoli «cercava in ogni modo e in ogni luogo di trovare un posto di lavoro», raccontano. Miriam nata in Calabria, ma vissuta altrove, dopo aver lavorato come hostess per una nota compagnia aerea è stata licenziata cinque anni fa insieme ad altre 160 persone. Giovanna, nata e cresciuta qui, si è diplomata nell’istituto d’arte di Squillace e cercava lavoro.
«Nell’estate 2013 decidiamo di fare una scommessa enorme: chiedere al Comune di San Floro (Catanzaro) la gestione di 5 ettari di terra dove erano situate 3500 piante di gelso utilizzate nel passato per l’allevamento del baco da seta (ma completamente abbandonate) per recuperarle e far rifiorire l’arte serica che aveva dato tanto lustro secoli addietro al nostro territorio. Abbiamo visto la nostra terra come una risorsa e abbiamo fatto del nostro passato le fondamenta del nostro futuro».
Il ritorno della Gelsibachicoltura per la seta calabrese
La gelsibachicoltura è così divenuta la loro attività principale, seguita in ogni fase, dalla terra fino alla produzione del filato, all’interno di un contesto naturalistico in cui è situato il gelseto. Un percorso complesso e ricco di sfide: «avere a che fare con la seta non è semplice. Per questo le prime conoscenze le abbiamo ricevuto da alcuni anziani del posto, ma non erano sufficienti per avviare un’attività». Da qui è l’inizio di un lungo viaggio nel mondo per scoprire nuove tecniche artigianali e industriali per la lavorazione del prezioso filato che li porta in Thailandia, all’International Silk festival, «dove abbiamo rappresentato la seta calabrese e avuto l’occasione di confrontarci con l’artigianalità asiatica».
L’anno successivo è la volta della Gran Bretagna, partecipando a un evento di settore «e poi siamo andati in India dove abbiamo ottenuto la specializzazione in Silk reeling technology e abbiamo avuto l’occasione di incontrare diversi produttori di macchinari industriali per la lavorazione della seta».
Tutta questa esperienza acquisita ha portato diversi frutti come testimoniano i premi vinti, il primo dei quali nel 2014 nella loro terra, come impresa giovanile emergente e promettente. «Nel 2016 abbiamo vinto il primo premio regionale della Coldiretti come Giovane impresa e siamo stati finalisti nazionali del premio Oscar Green 2016 nella Categoria we green- Giovani impresa». La loro idea è premiata anche con il riconoscimento “Sulla Buona Strada Calabresi DOP”, ricevuto dall’associazione “Incontra” presieduta da Pippo Callipo, imprenditore e fondatore dell’omonimo gruppo e pochi giorni fa hanno ricevuto il premio speciale giovane impresa innovativa della Camera di commercio di Catanzaro nell’ambito del premio della fedeltà al lavoro e del progresso economico.
Nido di Seta: una pratica completamente sostenibile
L’ecosostenibilità è il pilastro dell’impresa su cui si basa Nido di Seta.
Lo spiegano bene Miriam, Domenico e Giovanna: «il gelseto nasce in una vallata sempre ricca d’acqua, quindi non c’è bisogno di irrigazione e non c’è possibilità di dispersione idrica. Da novembre abbiamo ottenuto ufficialmente la certificazione biologica e questo ci permetterà di certificare anche la nostra seta. Utilizziamo esclusivamente energia rinnovabile attraverso impianti di pannelli solari con batteria, nel nostro processo di allevamento e successivamente di lavorazione del filato non abbiamo scarti: gli stessi escrementi del baco vengono utilizzati come fertilizzante, i nostri filati serici vengono tinti esclusivamente con elementi naturali del nostro territorio, senza andare ad inquinare in nessun modo il nostro ecosistema».
I prodotti sono realizzati in seta greggia e per colorare i vari manufatti (scialli, coperte, tovaglie…) si impiegano prodotti naturali quali la stessa mora di gelso, il papavero, la cipolla di Tropea, i fiori di ginestra il mallo di noce. La radice di robbia, erba perenne usata fin dall’antichità per tingere i tessuti, è stata impiegata per colorare di rosso la fibra del tessuto del copri inginocchiatoio per il Papa: il prodotto si trova oggi in Vaticano.
Una leva per l’occupazione
La cooperativa è attiva in tre settori: agricoltura, artigianato e turismo. Il primo con l’allevamento del baco da seta e la trasformazione delle more di gelso in confetture e liquori certificati bio, dato che i bachi si cibano esclusivamente delle foglie; il secondo con la post produzione del bozzolo di seta, ottenendo i filati e realizzando gioielli, stoffe e capi d’abbigliamento; il terzo fa vivere il mondo della seta a 360 gradi. «Il primo anno abbiamo accolto 2500 persone, il secondo 3500 e quest’anno siamo al terzo e fino a luglio abbiamo registrato 4200 persone – dicono con legittimo orgoglio – Questo ha una ricaduta sull’intero territorio, facendo da stimolo alle attività commerciali del posto. Abbiamo anche creato dei circuiti virtuosi con le città di Catanzaro e Squillace, facendo muovere in questo modo l’economia locale». I prossimi obiettivi sono la certificazione di tutto il processo di produzione serica e la creazione di un proprio marchio di abbigliamento. «Ovviamente puntiamo a portare sempre più persone nel nostro Nido». La via della Seta calabra è appena cominciata.