In Nord America è aumentata vertiginosamente la vendita di robot industriali. Le macchine stanno prendendo il posto degli esseri umani? Cosa succederà al mondo del lavoro? Ecco cosa emerge dagli studi sul tema
Cresce l’impiego dei robot nel lavoro. Le aziende del Nord America hanno iniziato l’anno acquistando il maggior numero di robot in un solo trimestre, con 11.595 robot venduti per un valore di 646 milioni di dollari. Secondo l’Association for Advancing Automation (A3), associazione di rilievo nel settore a livello mondiale, questi numeri rappresentano una crescita rispettivamente del 28% e del 43% rispetto al primo trimestre dello scorso anno e segnano un +7% e +25% rispetto al miglior trimestre precedente, che era stato il quarto del 2021. Sono quindi sei mesi consecutivi che si registrano dati straordinari di crescita. Secondo il vicepresidente A3, Alex Shikany, “i robot non solo possono sostituire i lavori ripetitivi e pericolosi nonché difficili da occupare, ma possono salvare e creare posti di lavoro in quanto l’automazione li aiuta a far crescere il loro business”. Si registra così la crescita dei robot in azienda, motivata dalla carenza di manodopera. Ma è davvero questo il motivo della crescita dell’impiego dei robot?
La pandemia spinge l’impiego dei robot nel lavoro
Da una parte si deve segnalare come il mercato del lavoro statunitense a marzo abbia segnato un record di 4,5 milioni di lavoratori che hanno lasciato il proprio posto di lavoro, secondo i dati dell’Ufficio di statistica del lavoro. Ma non basta certo questo a giustificare la crescita delle macchine nei luoghi di lavoro.
La pandemia è una delle cause più significative del progressivo utilizzo dei robot nel lavoro. Come riporta il Wall Street Journal, essi sono presenti in un numero maggiore di stabilimenti e linee di assemblaggio, “mentre le aziende lottano per assumere un numero sufficiente di lavoratori per soddisfare gli ordini in aumento”.
Intanto si assiste alla crescita dell’uso dei robot nelle catene di montaggio nel settore auto. Nel Nord America, le case automobilistiche e i produttori di componenti hanno rappresentato il 47% degli ordini di robot nel primo trimestre dell’anno e i loro ordini sono cresciuti del 15% su base annua. Diverse case automobilistiche hanno annunciato investimenti per attrezzare ulteriormente le loro fabbriche per nuovi modelli di auto a trazione elettrica o per aumentare la capacità di produzione di batterie. Questi grandi progetti continueranno a creare domanda di robot industriali nei prossimi anni.
Ma non c’è solo l’automotive a trainare la richiesta di robot. Tutt’altro: riporta l’International Federation of Robotics che gli operatori del settore non automobilistico hanno ordinato più robot di quelli auto. A livello mondiale, l’industria elettrica ed elettronica è il più forte acquirente.
Robot, alleati dell’uomo e dell’occupazione
Arriviamo così al dilemma: l’accresciuto numero di robot per il lavoro è una buona notizia oppure no? Detto in altro modo: i robot sono alleati o sostituti dell’uomo? Secondo il World Economic Forum, entro il 2025, i datori di lavoro divideranno equamente il lavoro tra uomini e macchine. “I ruoli che sfruttano le competenze umane saranno sempre più richiesti. Le macchine si concentreranno principalmente sull’elaborazione delle informazioni e dei dati, sulle attività amministrative e sui lavori manuali di routine per le posizioni impiegatizie e operaie”.
Con l’evoluzione dell’economia e dei mercati del lavoro, emergeranno 97 milioni di nuovi ruoli nella care economy, nei settori tecnologici della industria 4.0 come l’intelligenza artificiale e nei campi della creazione di contenuti. Le mansioni in cui gli esseri umani manterranno il loro vantaggio comparativo riguardano le attività di gestione, consulenza, processo decisionale, ragionamento, comunicazione e interazione. Ci sarà un’impennata della domanda di lavoratori in grado di occupare posti di lavoro nella green economy, ruoli all’avanguardia nell’economia dei dati e dell’AI, nonché nuovi ruoli nell’ingegneria, nel cloud computing e nello sviluppo di prodotti.
Secondo Forrester, una delle più influenti società di ricerca e consulenza al mondo, l’automazione toglierà 11 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti entro il 2032, ma sarà in gran parte compensata dalla crescita di nuovi posti di lavoro. Cresceranno nuovi posti di lavoro in settori quali i servizi professionali, le energie rinnovabili e le infrastrutture intelligenti. Inoltre, saranno creati più di 9,6 milioni di posti di lavoro nell’arco di un decennio, che ridurranno così il numero di posti di lavoro persi da 11 milioni a meno di 1,5 milioni.
“Un robot sostituisce più di 3 lavoratori”
Sulla perdita di lavoro a seguito dell’avvento dei robot, l’economista del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, Daron Acemoglu aveva posto rilievi importanti nel 2020. Secondo lo studio da lui condotto, dal 1990 al 2007 l’aggiunta di un robot in più ogni mille lavoratori ha ridotto il rapporto occupazione/popolazione nazionale di circa lo 0,2%, con alcune aree degli Stati Uniti molto più colpite di altre. Ciò significa che ogni robot aggiuntivo nel settore manifatturiero ha sostituito in media circa 3,3 lavoratori a livello nazionale. L’aumento dell’uso dei robot sul posto di lavoro ha anche ridotto i salari di circa lo 0,4% nello stesso periodo.
Lo stesso Acemoglu, sempre a proposito delle motivazioni dell’impiego dei robot nel lavoro, l’anno successivo, ha scritto che l’invecchiamento demografico è stato “uno dei fattori più importanti ad aver portato all’adozione della robotica e di altre tecnologie di automazione”. Tuttavia, secondo i ricercatori, l’invecchiamento da solo non spiega solamente il 35% della variazione nell’uso dei robot tra i vari Paesi, ma anche il 20% della variazione nelle importazioni di robot.
Robot nel lavoro: la situazione positiva in Europa
In Europa, uno studio pubblicato lo scorso maggio rivela un quadro decisamente più positivo dell’impiego dei robot nel lavoro. L’analisi, realizzata da Piotr Lewandowski, dell’Institute for Structural Research, e intitolata “The Impact of Robots on Labour Market Transitions in Europe”, ha rilevato che l’adozione dei robot ha aumentato l’occupazione e ridotto la disoccupazione soprattutto nei Paesi europei con livelli bassi o medi di costo del lavoro.
In particolare, riguardo gli effetti dell’esposizione ai robot, esse sono generalmente maggiori in termini assoluti nei Paesi con livelli bassi o medi del costo del lavoro rispetto a quelli con livelli elevati. Questi effetti sono particolarmente pronunciati per coloro che svolgono lavori manuali o cognitive di routine, ma sono insignificanti per i lavoratori che svolgono mansioni cognitive non di routine.
Uno studio pubblicato di recente, a cura di Joonas Tuhkuri (anche lui del MIT di Boston) e di due docenti finlandesi, basato sulle aziende del Paese nord europeo, ha messo in luce nuove evidenze sugli effetti delle tecnologie avanzate sull’occupazione, sulla domanda di competenze e sui risultati aziendali. Il risultato principale è che le tecnologie avanzate hanno portato a un aumento occupazione e nessun cambiamento nella composizione delle competenze. Il loro progetto di ricerca principale, focalizzato su un programma di sovvenzioni tecnologiche in Finlandia, ha evidenziato che esso ha indotto un forte aumento degli investimenti tecnologici nelle imprese manifatturiere.
Uomini e robot: il futuro sorride, ecco perché
I robot nel lavoro si rivelano spesso alleati dell’uomo e lo diventeranno ancora di più per supportare i lavoratori umani nelle attività manuali, soprattutto in ambienti pericolosi. Non solo: sarà la possibilità di lavorare in modo complementare a essere un fattore positivo per noi umani. Pensiamo, per esempio, all’impiego degli esoscheletri per aiutare i lavoratori in mestieri particolarmente faticosi e usuranti. Oppure nelle operazioni chirurgiche, che presuppongono i più elevati standard di sicurezza e in certi casi un maggior grado di perfezione.
Nel settore ospedaliero o nell’assistenza i robot potrebbero diventare essenziali per garantire assistenza a pazienti per la riabilitazione, per esempio. Sono solo alcuni esempi che mostrano come uomini e robot possano coesistere nel mondo del lavoro, con vantaggi sensibili per gli umani.
Andrea Ballocchi