Wise Society : Ecomafia, i numeri di Legambiente sui crimini ambientali

Ecomafia, i numeri di Legambiente sui crimini ambientali

di Monica Giambersio
17 Agosto 2023

Secondo il report “Ecomafia 2023”, realizzato dall’associazione nel 2022, i reati e gli illeciti amministrativi hanno sfiorato quota 100 mila. Il comparto più colpito è quello del cemento

Anche nel 2022 il fenomeno i crimini ambientali non ha accennato a diminuire. Secondo il report di Legambiente Ecomafia 2023 sono infatti ben 30.686 i reati ambientali registrati, con una media di 84 reati al giorno e una crescita rispetto al 2021 dello 0,3%. A registrare un incremento sono anche gli illeciti amministrativi che arrivano a quota 67.030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%). Se si mettono inoltre insieme questi dati – reati e illeciti amministrativi – le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora).

Discarica abusiva

Foto Shutterstock

Ecomafia, i settori più colpiti

I reati contro l’ambiente possono essere di varia natura ma il report di Legambiente mostra come siano tre, in particolare, i settori che registrano il più alto numero di illeciti ambientali: il ciclo illegale del cemento, i reati contro la fauna e il ciclo dei rifiuti. Entriamo più nel dettaglio per scoprire di cosa si tratta e i numeri legati a ciascun fenomeno, andando poi a capire quali sono gli altri possibili reati perpetrati a danno dell’ambiente in italia.

Illegalità nel comparto del cemento

Per quanto riguarda il settore del cemento, che detiene il primato per numero di illeciti (dall’abusivismo edilizio, agli appalti), il dato è pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021. Nello specifico, le persone denunciate sono state 12.430, in crescita del 26,5% rispetto al 2021, mentre le ordinanze di custodia cautelare sono aumentate del 97%. A registrare il dato record del + 298,5% è stato il numero dei sequestri e delle sanzioni amministrative, che hanno superato gli oltre 211 milioni di euro. “Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio”, spiega Legambiente in una nota.

Reati contro la fauna e ciclo illegale dei rifiuti

In seconda posizione, tra i reati più diffusi, ci sono inoltre quelli contro la fauna, con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Al terzo posto troviamo infine il ciclo illegale dei rifiuti, con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, (−33,8%), sia delle persone denunciate (6.087, −41%). Ad aumentare sono invece le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Crescono anche gli illeciti amministrativi (10.591, +21,4%) e, in misura leggermente minore, le sanzioni, che sono state 10.358, pari al +16,2%.

Reati legati a roghi dolosi, settore agroalimentare e archeomafia

In quarta posizione ci sono poi i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del – 3,3%). In quest’ambito sono in aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%). “Come sempre – precisa Legambiente in una nota – un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi”. Per quanto riguarda infine l’archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022.

Corruzione ambientale

Infine, a preoccupare Legambiente è, come si legge nella nota – “il virus della corruzione ambientale”. Dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 sono state infatti censite dall’associazione ambientalista ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale e sulla crescita dei clan mafiosi. “Dal 1994 ad oggi – si legge in nota – sono 375 quelli censiti da Legambiente. Inoltre il fatturato illegale delle diverse “filiere” analizzate nel Rapporto resta stabile a 8,8 miliardi di euro”Cosa serve mettere in campo”.

Le proposte di Legambiente per combattere l’ecomafia

Report Ecomafia di Legambiente

Foto Legambiente

Per Legambiente le due strade principali da percorrere per contrastare in modo efficace il fenomeno dell’ecomafia sono, da un lato, il rafforzamento delle attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il PNRR; dall’altro la messa a punto di un quadro normativo condiviso su scala internazionale, che parta dall’Europa e consenta di far fronte a un fenomeno diffuso ben oltre i confini nazionali.

Le azioni da promuovere

Nello specifico l’associazione ritene fondamentale l’approvazione delle riforme non ancora realizzate, anche in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l’attuale legislatura europea. “È necessario, sul versante nazionale – precisa Legambiente in nota – rivedere, in particolare in merito al meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, i punti previsti dal nuovo Codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il PNRR”.

Occorre inoltre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore.

È necessario agire in fretta

“Mai come in questo momento storico – sottolinea in nota Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. Bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea. Ma soprattutto è necessario recuperare i ritardi accumulati finora”.


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Monica Giambersio

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