Wise Society : Abusivismo edilizio: qual è la situazione in Italia?

Abusivismo edilizio: qual è la situazione in Italia?

di Andrea Ballocchi
21 Marzo 2023

Il problema, sebbene in calo, è ancora presente. Per comprendere il fenomeno, occorre comprendere cos’è e cosa ancora ci sia da fare per debellarlo. Ecco una fotografia della situazione italiana

L’abusivismo edilizio è una piaga non ancora sanata in Italia. Per conoscere e cercare di ridurre questo fenomeno, lo scorso anno il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha istituito la Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio in cui saranno raccolte e rese disponibili le informazioni sugli immobili e le opere realizzate in violazione di legge. Sarà un lavoro che richiederà tempo, perché è ampio e radicato.
Nel frattempo si continuano a leggere episodi di cronaca legati a questa mala pratica: nelle isole Eolie si registra l’ultimo episodio che ha prodotto sette denunce. Sebbene in calo, nel 2021 l’Istat segnalava che nel nostro Paese fossero 15,1 le abitazioni abusive ogni cento autorizzate con forti variazioni tra regioni del Nord e del Sud.

Esempio di abusivismo edilizio in Italia

Foto Shutterstock

Che cos’è l’abusivismo edilizio

Per comprendere questo problema che è divenuto una costante in Italia è bene domandarsi: che cos’è l’abusivismo edilizio? Secondo la Treccani, esso definisce l’attività edilizia realizzata in violazione delle norme urbanistiche, “eseguita, cioè, in assenza di concessione edilizia o altri tipi di permessi o in difformità da quanto prescritto in essi”.

A proposito di abusivismo edilizio gli esempi non mancano: singole costruzioni, totali o parziali sia trasformazioni più ampie di tipo urbanistico-edilizio “alle edificazioni che hanno apportato gravi danni nei centri storici e nelle zone di maggior pregio paesaggistico”, si segnala ancora nell’enciclopedia di scienze, lettere e arti, mettendo in rilievo come il tema sia molto più ampio di una costruzione edilizia: esso abbraccia “problematiche ampie riguardanti il territorio, l’ambiente, la convivenza civile e la legalità”, oltre al degrado provocato.

Secondo Istat, l’abusivismo si registra in calo dal 2018 dopo una fase di crescita decennale. Ma sottolinea anche nell’Indice BES 2021 come:

“resta viva, in ogni caso, la preoccupazione per la situazione nel Mezzogiorno, dove una quota rilevante dell’attività edificatoria continua a svolgersi nella parziale o completa illegalità, producendo degrado del paesaggio, rischio sismico e idrogeologico, lavoro irregolare”.

Casa abusiva

Foto di Hans da Pixabay

Abusivismo edilizio in Italia

Anche se non ci sono Paesi in Europa esenti, il fenomeno dell’abusivismo edilizio in Italia è una caratteristica costante. Da Nord a Sud il problema è diffuso, anche se si concentra soprattutto nel Sud Italia ed è presente in misura non trascurabile nelle regioni del Centro, mentre può considerarsi marginale in quelle del Nord. Basti vedere l’indice dell’abusivismo edilizio, regione per regione, per comprendere meglio: dal più virtuoso esempio del Trentino Alto Adige (su 100 costruzioni autorizzate solo 3,2 sono abusive) al Veneto (4,7) si va all’estremo opposto con la Sicilia (45,8) o peggio Calabria e Basilicata (47,7) per toccare il vertice con la Campania (48,8).

Abusivismo edilizio: reato e sanzioni

L’abusivismo edilizio è un reato e ha rilevanza amministrativa e penale. È regolamentato dal Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia (D.P.R. 380/2001) che spiega chi siano i responsabili titolare del permesso di costruire, il committente e il costruttore sono responsabili, ai fini della conformità delle opere alla normativa urbanistica: il titolare del permesso di costruire, il committente e il costruttore, nonché il direttore dei lavori. Essi sono, sempre secondo il decreto, tenuti al pagamento delle sanzioni pecuniarie e solidalmente alle spese per l’esecuzione in danno, in caso di demolizione delle opere abusivamente realizzate.

Lo stesso Testo Unico, a proposito di abusivismo edilizio e sanzioni, riporta che per interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività e accertamento di conformità, i colpevoli sono tenuti al pagamento di un’ammenda fino a 10.329 euro e, nei casi più gravi, fino a due anni di arresto e 51.645 euro da pagare nel caso di lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio.

L’abuso edilizio, trattandosi di un reato minore, va in prescrizione dopo 4 anni, e fino a 5 anni se il responsabile ha subito un processo con relativa condanna. Tuttavia, la prescrizione riguarda soltanto la sanzione penale (cioè il reato) mentre non va in prescrizione l’ordine di demolizione da parte della Pubblica Amministrazione.

A questo proposito, va segnalato l’impegno di Legambiente che da anni si batte per cercare di approvare in maniera più snella ed efficace la possibilità di demolire opere abusive: dal 2004 al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo. La stessa associazione ambientalista ha stimato in 2,3 miliardi annui il giro d’affari del mercato illegale generato dall’abusivismo edilizio, lungo tutta la filiera.

Andrea Ballocchi

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