Wise Society : L’1% della popolazione mondiale più ricca produce 1000 volte più CO2 dell’1% di quella più povera

L’1% della popolazione mondiale più ricca produce 1000 volte più CO2 dell’1% di quella più povera

di Monica Giambersio
16 Marzo 2023

Secondo uno studio il 10% della popolazione dei Paesi più ricchi emette quasi la metà delle emissioni di CO2 su scala globale. Ecco i dati di IEA.

Il livello di emissioni di CO2 legate al consumo di energia varia da Paese a Paese in base al reddito, facendo emergere in maniera netta il contributo molto più rilevante dei Paesi ricchi rispetto a quelli più poveri. A evidenziarlo è uno studio della IEA (Intenrational Energy Agency) secondo cui nel 2021 l’1% della popolazione degli emettitori di anidride carbonica più ricchi a livello globale ha prodotto un quantitativo di CO2 più di 1000 volte superiore a quello registrato dall’1% della popolazione degli emettitori più poveri. Quello che emerge è dunque un quadro fortemente dicotomico che mostra come i diversi stili di vita e modelli di consumo tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo si traducano anche in un maggiore impatto ambientale, facendo concentrare le maggiori emissioni nelle poche zone più ricche del pianeta.

Grafico che evidenzia le emissioni procapite nei paesi del mondo

Grafico IEA

CO2, il divario tra le emissioni dei Paesi ricchi e quelle dei paesi Poveri

Entrando più in dettaglio, lo studio, focalizzato sul consumo energetico, sottolinea inoltre come nel 2021, a livello globale, il 10% della popolazione dei Paesi più ricchi sia stato responsabile di quasi la metà delle emissioni globali di CO2, mentre, in modo speculare, la stessa percentuale di popolazione riferita ai Paesi più poveri abbia generato non più dello 0,2%. Questo trend è confermato anche dai dati relativi alla produzione di CO2 pro-capite. La IEA evidenzia infatti come il 10% della popolazione dei Paesi più ricchi abbia generato in media, a livello pro-capite, 22 tonnellate di CO2 all’anno, un valore 200 volte superiore a quello dei Paesi più poveri.

I Paesi che emettono più CO2

Dal report della IEA emerge inoltre come il 10% dei maggiori emettitori, che corrisponde alla popolazione con maggiori risorse economiche, sia presente a livello geografico in tutti i continenti. Di questo 10%, in particolare, l’85% vive in Australia, Canada, Unione Europea, Giappone, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Regno Unito e Cina. Il resto proviene dal Medio Oriente, dalla Russia e dal Sudafrica, Paesi caratterizzati da elevate disuguaglianze relative al reddito. Diversamente, il 10% dei Paesi emettitori più poveri a livello globale è collocato in Africa e Asia.

Le emissioni di CO2 variano a seconda della tipologia di consumo energetico

Un altro elemento chiave evidenziato dal report della International Energy Agency è il fatto che le emissioni individuali, direttamente correlate ai consumi energetici, variano in base ai diversi ambiti di utilizzo dell’energia. Ci sono, quindi, alcuni settori in cui i dati dei consumi energetici – e quindi delle emissioni di CO2 – fanno emergere con chiarezza un quadro dicotomico tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri; e altri settori in cui invece questa distanza è meno evidente.

Emissioni di CO2, il divario maggiore è nei trasporti

Se, ad esempio, la CO2 connessa al consumo di energia a livello domestico si caratterizza per un divario meno netto tra i Paesi ricchi e quelli più poveri, le emissioni causate dai consumi energetici legati al trasporto personale fanno emergere invece delle disparità molto marcate tra le diverse economie, mostrando l’importanza di promuovere politiche mirate che vadano a incidere sui consumi dei Paesi più ricchi.

Inquinamento atmosferico

Foto di Pétrin Express su Unsplash

Ridurre le emissioni puntando a un approccio etico

In generale, da questi numeri ben si comprende la dimensione etica nella lotta al cambiamento climatico sia una questione cruciale. In questo contesto un concetto chiave è quello di giustizia climatica, definito dal dizionario Treccani, come il “Principio etico per cui si costituisce una condizione di parità ed uguaglianza dei diritti, dei doveri e delle risorse di fronte ai cambiamenti climatici di dimensione locale e planetaria, in particolare quelli negativi, nei quali ha un forte impatto l’azione umana”.

In altre parole, quando si parla di contrasto al cambiamento climatico, la sfida principale è quella di fare delle distinzioni, considerando la correlazione tra aspetti economici e ambientali e dando il giusto peso alla maggiore responsabilità dei Paesi più industrializzati rispetto a quelli più poveri. Solo così sarà realmente possibile portare avanti in modo efficace il processo di transizione ecologica.


>> LEGGI ANCHE >>> Il movimento Fridays for future si schiera per i Mapa: chi e cosa sono <<<


Monica Giambersio

© Riproduzione riservata
Continua a leggere questo articolo: