Wise Society : Ecocidio, definizione del nuovo crimine contro l’umanità

Ecocidio, definizione del nuovo crimine contro l’umanità

di Maria Enza Giannetto
23 Novembre 2021

Grazie al lavoro di attivisti e della fondazione Stop Ecocide, oggi il reato ha una definizione più formale che fa ben sperare nel suo riconoscimento come quinto crimine contro l'umanità di competenza del tribunale dell'Aia

Distruggere un ecosistema, sterminare una specie, rubare terra e acqua a essere viventi e popolazioni indigene. Tutti questi reati ambientali, che rientrano nel reato di ecocidio, diventeranno presto (almeno così pare) crimini contro l’umanità al pari del genocidio e degli altri crimini contro la pace. Un riconoscimento molto atteso a coronamento di una battaglia lunga decenni.

Cartello su ecocidio

Foto Shutterstock

Che cos’è l’ecocidio

Il termine ecocidio esiste fin da circa 50 anni, quando fu usato nella Conferenza sulla guerra e la responsabilità nazionale a Washington. Da allora, accademici, attivisti  e studiosi di diritto hanno sostenuto l’esistenza e il riconoscimento del reato di ecocidio. Ma è da giugno 2021, dopo un lavoro lungo mesi da parte di 12 avvocati esperti indipendenti convocati dalla Stop Ecocide Foundation alla fine del 2020, che è arrivata la nuova definizione di ecocidio che si identifica, appunto, con «atti illegali o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una probabilità sostanziale di danni gravi e diffusi o a lungo termine all’ambiente da tali atti».

E se il termine ecocidio indica, da sempre, tutti i danni ambientali diretti causati alla terra, al mare, alla flora e alla fauna all’interno degli ecosistemi colpiti nonché l’impatto che ne deriva sul clima, sarà però il riconoscimento come crimine internazionale a rendere più omogenei la giurisprudenza e il perseguimento di questi crimini.

La lunga battaglia per far riconoscere l’ecocidio come crimine

Il dibattito sulla criminalizzazione dell’ecocidio –  reato globale che ha impatti negativi sia a livello ambientale sia a livello culturale, psicologico, emotivo e sociale –  non è affatto recente. Nel 1972, il primo ministro svedese Olof Palme, durante la conferenza ambientale delle Nazioni Unite di Stoccolma, sottolineo la necessità di una legge di questo tipo accusando di ecocidio il governo statunitense per l’utilizzo in Vietnam dell’agente arancio (erbicidi utilizzati per rendere aride le terre e affamare la popolazione).

Lo spunto di Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin

Jeremy Rifkin – Foto Ufficio Stampa Museo della Scienza Milano

Il termine Ecocidio è legato anche al nome dello scrittore Jeremy Rifkin che, nel suo saggio Ecocidio: ascesa e caduta della cultura della carne, del 1992 (pubblicato in Italia nel 2001), consiglia di diventare vegetariani per non essere conniventi con la mostruosa industria della carne.

Rifkin parla infatti di un mondo in cui gli abitanti dei paesi poveri muoiono di fame perché una parte considerevole di cereali viene utilizzata come mangime per rendere la carne bovina più grassa e più gradita ai cittadini delle nazioni ricche. I quali, anche a causa di questo tipo di alimentazione, muoiono a milioni per infarto, tumore e diabete.

La svolta con Polly Higgins

Ma la vera svolta nel dibattito arriva nel 2010 quando l’avvocata scozzese Polly Higgins trasmise alla commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite una proposta di legge per riconoscere l’ecocidio come un crimine contro l’umanità. Quella proposta non fu approvata, ma creò un precedente e la Corte dell’Aja da quel momento ha accettato di trattare casi di distruzione ambientale come “crimini contro l’umanità” quando viene accertato un impatto “sufficientemente grave” sulla popolazione di un’area. Nel 2017, Polly Higgins e l’attivista inglese Jojo Metha hanno unito le forze nella campagna di sensibilizzazione Stop Ecocide International, per far inserire l’ecocidio tra i crimini internazionali perseguibili dal tribunale dell’Aia (che può già pronunciarsi su questi casi in base agli effetti provocati sulle persone). Nel 2019 l’avvocata Higgins è morta ma il suo impegno viene portato avanti dalla fondazione e, infatti, nel 2020 il gruppo composto da 12 esperti di giustizia climatica e diritto internazionale (con Philippe Sands e Dior Fall Sow alla guida), ha cominciato a lavorare sulla bozza di legge sull’ecocidio.

Ecocicio

Foto Shutterstock

La bozza di configurazione formale del reato di ecocidio

La definizione presentata da Stop Ecocide foundation rappresenta un grande passo avanti perché ad oggi non esiste una legge di protezione della Terra a livello internazionale. Anche se i vari Paesi hanno leggi e regolamenti ambientali, locali e nazionali (in Italia, in passato, varie associazioni hanno chiesto l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale), nel caso della distruzione di ecosistemi e comunità non c’è persecuzione penale ma sanzioni e compensazioni pecuniarie.

La bozza di configurazione formale del reato, presentata dalla fondazione Stop Ecocide (piattaforma di finanziamento globale creata per finanziare la legge sull’ecocidio) farà, invece, rientrare nella fattispecie di “ecocidio” vari reati: dalla deforestazione dell’Amazzonia fino all’uccisione di uno degli animali a rischio di estinzione. L’iter ora prevede che la definizione predisposta dagli esperti possa essere adottata come emendamento allo Statuto di Roma che regola il lavoro della Corte penale internazionale.

In questo modo, la devastazione ambientale diventerà il quinto dei reati processati dalla Corte penale internazionale (assieme al genocidio, ai crimini contro l’umanità, ai crimini di guerra e ai crimini di aggressione). E, ovviamente, verrebbe stabilito un dovere, non solo etico, ma anche legale nei confronti del Pianeta riconoscendo la decimazione degli ecosistemi, la distruzione della biodiversità e comunità e delle popolazioni civili e la minaccia del cambiamento climatico per la vita sulla terra.

La roadmap

Nel momento in cui l’emendamento verrà inserito nello Statuto di Roma, alcuni crimini ambientali potranno essere perseguiti dalla Corte dell’Aia. Ora che la definizione esiste gli Stati possono, inserire la definizione di ecocidio all’interno dei propri ordinamenti nazionali anche se i tempi per l’iscrizione dell’ecocidio tra i reati perseguiti dalla Corte penale internazionale sono lunghi e incerti.

In effetti, ora, qualunque Paese che abbia ratificato il trattato istitutivo della Corte penale internazionale può presentare proposte di emendamenti allo Statuto in seno all’Assemblea degli Stati Parte (Asp) e per essere ammessa alla discussione, la proposta di emendamento deve essere votata da una maggioranza semplice. A quel punto si aprirebbe  una fase di discussione e di possibili modifiche della proposta, che viene adottata solo se approvata dai due terzi degli Stati dell’Assemblea. Infine, ogni Stato dovrebbe ratificare perché la giurisdizione della Corte possa estendersi al crimine in questione e permettere a ogni procura di perseguire per ecocidio.

Maria Enza Giannetto

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo: