In provincia di Palermo, il progetto di due cooperative siciliane prevede modello molto speciale di coltivazione e gestione del suolo nel segno dell'accrescimento della biodiversità. Un sistema agroforestale in grado di mantenere l’armonia della natura già presente ispirandosi al bosco
Cinque ettari di verde: tra alberi, agrumi, arbusti, ortaggi ed erbe aromatiche. Sta nascendo in Sicilia una food forest molto speciale che coniuga la resistenza al sistema mafioso con la coltivazione bio e sostenibile in un nuovo modello di gestione del suolo, fatto di tutela e accrescimento della biodiversità.
La food forest siciliana
Il progetto della Food Forest ha sede a Partinico, in provincia di Palermo, dove si sono incontrate le visioni etiche ed ecosostenibili di due realtà: la cooperativa agricola Valdibella e la cooperativa sociale NoE (No Emarginazione). La prima si occupa da quasi 30 anni di coltivazione bio ed etica, la seconda, dal 1998, gestisce la vasta area di terreno, chiamata Fondo Parrini, confiscato al clan Madonia. Le due cooperative hanno individuato nella food forest il modo migliore per utilizzare il vasto fondo agrario anche grazie all’intuizione dell’ecologo brasiliano Rafael da Silveria Bueno.
Che cos’è una food forest?
La food forest o foresta commestibile è un sistema agroforestale in grado di mantenere l’armonia della natura già presente e, allo stesso tempo, arricchirne la biodiversità. Si tratta di sistemi coltivati che si ispirano però al bosco, alla spontaneità dell’accrescimento e sono finalizzati alla produzione di cibo e prodotti utilizzabili dagli esseri umani.
La grande particolarità, infatti, è che un bosco non ha bisogno di potature, trattamenti, lavorazioni del suolo o manutenzioni particolari e ha la grande capacità di produrre biomassa grazie all’equilibrio dinamico tra i diversi componenti. Inoltre, il “bosco di cibo” non richiede semina annuale ma è composto soprattutto da piante perenni e perennanti, che convivono in sinergia in un ambiente in cui ogni specie trova il suo ruolo nell’ecosistema. Un ecosistema che si basa sulla consapevolezza che nei campi coltivati non ci possono essere davvero esseri, insetti e piante dannose ma che tutto è funzionale. E per questo, la la foresta edibile è formata da una prevalenza di piante perenni e perennanti che, una volta messe a dimora, potranno essere ritrovate sempre senza doverle ripiantare.
Foresta edibile: l’esperienza di Fondo Parrini in Sicilia
L’esperienza siciliana va avanti spedita, anche grazie al sostegno, economico ed “emotivo” di tanti appassionati. Il progetto – sostenuto economicamente da FPT Industrial, marchio che fa parte del gruppo CNH Industrial attraverso l’iniziativa di Slow Food Italia che qui ha individuato la prima comunità del cambiamento, mentre l’associazione ZeroCo2 contribuirà all’adozione di trecento specie di piante e alberi – ha subito destato tanta attenzione tanto che il crowdfunding, dopo un mese si è concluso con la raccolta di 66 mila euro (6 in più della somma richiesta).
“Siamo già entrati in possesso della somma raccolta – racconta l’agronomo Massimiliano Solano, presidente della cooperativa Valdibella – e a parte gli acquisti di piante e la predisposizione di tutto il necessario per l’impianto di irrigazione, abbiamo deciso di affidare a una società svizzera il monitoraggio ambientale che ci permetterà di valutare il progresso ecologico che farà questa realtà in cinque anni. Si tratta di studi interessanti per comprendere la validità di alcune tecniche ecologiche e per capire qual è l’impatto in cifre. Inoltre, abbiamo già prenotato le piante che saranno messe al più presto a dimora, seguendo i ritmi stagionali”.
Piante tipiche della macchia mediterranea, insieme a ulivi, frassini da manna, noci, agrumi dal pompelmo rosa all’arancia tarocco, corbezzoli, piantagioni di passiflora, fino all’impianto di 160 esemplari di avocado e 60 di annona. “Abbiamo voluto prestare anche grande attenzione ai frutti antichi siciliani e ci siamo rivolti alla competenza di un vivaio siciliano che riserva particolare attenzione alla conservazione e la tutela delle specie autoctone antiche”.
Tutto nell’ottica di un sistema pensato anche nell’ottica della conservazione del suolo che eviti lo spreco di risorse idriche. La food forest, infatti, sarà in grado di rigenerarsi da sola e verranno applicate le più avanzate tecniche di permacultura e principi dell’agroecologia. Inoltre, l’intera filiera fino alla commercializzazione sarà seguita all’interno della “foresta”. Questo permetterà anche di creare occupazione e reddito.
Maria Enza Giannetto