È il bilancio della prima edizione del Rapporto Osservasalute Aree metropolitane 2010 redatto dall’Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiane
In città si vive meno e male. È quanto emerge dal Rapporto Osservasalute aree metropolitane 2010, curato dall‘Osservatorio per la salute nelle regioni italiane presso l’Università cattolica di Roma, e coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di igiene della Facoltà di medicina.
15 città italiane (Torino, Milano, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina. Catania e Cagliari) rivelano, a parte poche eccezioni, chiari segnali di sofferenza: aria irrespirabile, mobilità pubblica arretrata, scarsa attenzione all’ecocompatibilità, bassa fecondità, tassi di mortalità superiori alla media nazionale e una distribuzione poco omogenea di personale medico e infermieristico e di posti letto ospedalieri.
A ciascuna provincia va riconosciuto un particolare primato positivo: dal verde urbano della capitale alla giovinezza delle mamme catanesi; dall’ecosostenibilità di Venezia al numero contenuto di incidenti stradali a Genova; dalla rilevante riduzione degli aborti a Bari all’aria pulita di Reggio Calabria. Il bilancio resta tuttavia negativo:le aree metropolitane italiane sono di fatto «isole» di malessere.
Uno degli indicatori più allarmanti è la qualità dell’aria: il numero di giorni di superamento del limite previsto per le polveri sottili (Pm10) non è ancora sufficientemente basso rispetto ai 35 giorni previsti dalla normativa. In alcune città del Sud si osserva un forte aumento (Messina +300%; Napoli +187,2%) mentre Torino e Milano, rispettivamente con 150 e 111 giorni oltre il tetto, superano di gran lunga la media nazionale, che è di 61 giorni.