Wise Society : MIGRANT WORKERS JOURNEY – Viaggio nel Sud, i lavoratori stagionali negli scatti di due fotografi italiani
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MIGRANT WORKERS JOURNEY – Viaggio nel Sud, i lavoratori stagionali negli scatti di due fotografi italiani

di Redazione Wise Society
18 Gennaio 2012

Una lucida mostra fotografica documenta la vita e il lavoro, in condizioni estreme, dei tanti migranti irregolari che sopravvivono nel nostro Paese

Michele Palazzi e Alessandro Penso, due fotografi italiani, hanno immortalato in immagini intense la vita dei lavoratori stagionali che ogni anno, in una sorta di pellegrinaggio, percorrono molti chilometri da Est a Ovest e da Sud a Nord del nostro Paese.
Secondo i dati della Caritas, in Italia ci sono almeno 4.900.000 immigrati di cui almeno 700 mila sono irregolari e l’INEA – l’ente pubblico di ricerca nel campo strutturale e socio economico del settore agro-industriale – ha censito 102 mila lavoratori nel campo dell’agricoltura. Tuttavia questi “irregolari” sono esclusi dal conteggio. Non hanno alcun diritto e giorno per giorno sono impiegati in ogni fase del raccolto di prodotti agricoli quali meloni, pomodori, uva, olive e arance. Un lungo periodo che dura sei o perfino sette mesi. In particolare questa mostra (a cura di Gigliola Foschi e Andrea Dall’Asta, con l’allestimento di Umberto Dirai) descrive in modo specifico e cerca di documentare le condizioni umane e sociali di lavoro di queste persone in un periodo (Agosto e Settembre) che segna profondamente le loro vite: durante la raccolta dei pomodori nel sud dell’ Italia. Ci sono circa 3000 immigrati disposti a lavorare fino a 12 ore al giorno per soli 25 euro: vivono, o meglio sopravvivono, in case spoglie senza elettricità e acqua, in condizioni di estrema povertà. Oltre a non avere alcun diritto non hanno alcun tipo di assistenza. Sono in balia di padroni, soprattutto italiani, controllori non solo del loro lavoro ma della loro stessa vita. I nuovi schiavi oggi vengono definiti clandestini o lavoratori stagionali, ma lo sfruttamento è rimasto lo stesso. Non hanno nessuna voce e neanche il diritto di ammalarsi e di farsi curare in ospedale perché, se privi di permesso di soggiorno, rischiano fino a quattro anni di carcere e il rimpatrio. Ogni giorno devono procurarsi un lavoro nei campi, spostandosi per l’Italia e a fine giornata devono sparire dentro abitazioni di fortuna e cercare di resistere, nonostante i tuguri dove sono costretti a vivere, nonostante la sporcizia, l’avvilimento, la solitudine e lo sconforto. È questo che ci mostrano le immagini nitide e dirette di Michele Palazzi e Alessandro Penso: la condizione degli immigrati che lavorano come stagionali nei campi della Basilicata, della Calabria e della Puglia, ma anche e soprattutto la loro devastante disperazione. Una disperazione che emerge con forza, immagine dopo immagine, proprio perché nell’approfondita ricerca di questi due autori non c’è nessun pietismo, nessun tentativo di ostentare il loro dolore, di sottolineare la drammaticità delle loro condizioni di vita. Le loro immagini si limitano a mostrare, con serietà e rigore, dove vivono e lavorano questi immigrati irregolari. E proprio per questo ci rivelano la crudeltà e le responsabilità collettive protese a non sapere, non capire, non immaginare. Perché l’unica domanda che ci facciamo è quanti sono gli stranieri immigrati in Italia ma non ci chiediamo mai chi sono, come sono obbligati a vivere, da dove vengono e perché hanno voluto o dovuto lasciare il loro Paese.

 

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