Wise Society : Human Technopole Italia 2040: nasce il dopo Expo

Human Technopole Italia 2040: nasce il dopo Expo

di Fabio Di Todaro
25 Febbraio 2016

Trentamila metri quadrati con sette centri di ricerca, novanta scienziati a capo dei diversi team che annovereranno, complessivamente, più di 1400 ricercatori e dottorandi

La missione, per dirla con le parole di Roberto Cingolani, vale la chiamata in causa di una “guerra”. Il fine è arginare nei prossimi trent’anni l’avanzamento rapido dei tumori e delle malattie neurodegenerative nel mondo. Lo Human Technopole Italia 2040, il progetto presentato questo pomeriggio a Milano dallo scienziato a capo dell’Istituto Italiano di Tecnologia, dal premier Matteo Renzi e dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, è «una sfida enorme di uomini e mezzi» che ha l’obiettivo di «rendere l’Italia il Paese più longevo al mondo». Invecchiare più degli altri va già bene. Farlo meglio degli altri è il prossimo passo da compiere.

AL TIMONE L’ECCELLENZA MILANESE – Tre mesi dopo l’annuncio, il progetto ha preso forma di fronte ad autorità e stampa accomodati nella platea del teatro Piccolo. Lo Human Technopole Italia 2040 nasce con l’idea di dare un seguito a quanto fatto durante i sei mesi di Expo 2015. A guidare la sfida sarà Roberto Cingolani, scienziato individuato da Renzi per «mettere in cantiere la possibilità di regalare le migliori opportunità ai nostri figli». Il fisico, però, non sarà da solo al timone di una struttura che conta di snodarsi su un’area da trentamila metri quadrati con sette centri di ricerca, novanta scienziati a capo dei diversi team (saranno selezionati attraverso procedure internazionali) che annovereranno, complessivamente, più di 1400 ricercatori (500 dovrebbero essere dottorandi). Il polo scientifico milanese nascerà all’insegna del “potpourri”, dal momento che nella governance è previsto il coinvolgimento di tre atenei meneghini (Università Statale, Università Bicocca, Politecnico), di sei istituti di ricerca clinica e ospedaliera già esistenti sul territorio (Besta, Humanitas, San Raffaele, Istituto Europeo di Oncologia, Istituto Nazionale dei Tumori, Istituto Mario Negri), della Fondazione ISI di Torino, del CINECA  di Bologna, della Fondazione Edmund Mach di Trento e del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (Crea). Come precisato nel corso dell’incontro, «si tratta di una lista che potrà essere ampliata nella fase di start-up del progetto, ma che coprirà i primi tre anni».

SETTE LE AREE DI RICERCA – Quella di raccogliere le eccellenze è stata una scelta voluta, ma pure necessaria, se si considerano le sette aree di ricerca che saranno portate avanti nell’hub pronto a sbocciare sui terreni fino a ottobre occupati da Expo: genomica medica (a guidarla sarà Pier Giuseppe Pelicci), neurogenomica (Stefano Gustincich), genomica nutrizionale (Roberto Viola), scienze della vita computazionali (Andrea Cavalli), nanotecnologie (Guglielmo Lanzani), raccolta di big data (Mario Rasetti) e utilizzo degli stessi in chiave predittiva (Fabio Pammolli e Piercesare Secchi). Al centro del progetto lo studio del Dna, i big data e le nuove tecniche di diagnostica per sviluppare il filone della medicina di precisione. «Personalizzazione» è la parola d’ordine di chi oggi vive nei laboratori di ricerca biomedica: della diagnostica, delle cure, della dieta. Attraverso i contenuti con cui si è scelto di riempire lo Human Technopole Italia 2040, il Paese ha dunque scelto di battere questa strada per trovare una risposta ai tumori, alle malattie neurodegenerative, ma pure alla sfide che attendono la ricerca in agricoltura.

UNA SCELTA CHIARA DA PARTE DEL GOVERNO – Matteo Renzi non ha nascosto la soddisfazione per aver visto nascere in meno di tre mesi un progetto che in Italia non ha precedenti. Con Human Technopole Italia 2040, il Paese si candida avere un centro di ricerca avanzato sullo stesso livello del Broad Institute e del Massachussetts Institute of Technology (Boston), del National Institute of Health (Bethesda), dell’Alan Turing Institute (Londra), del Decode Genetics (Reykjavik) e delle università di Chicago, New York, Cambridge: giusto per fare qualche nome. La vera novità per l’Italia sta nel massiccio coinvolgimento dell’industria privata (Renzi spera di arruolare tra gli investitoti anche Apple) e nella convivenza tra le eccellenze della ricerca diffuse lungo la Penisola. Renzi vorrebbe coinvolgere anche il Centro Nazionale delle Ricerche (da pochi giorni presieduto dal fisico Massimo Inguscio) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso. «È giunta l’ora di mettere al servizio della comunità una qualità diffusa che ci viene riconosciuta in tutto il mondo», ha affermato senza timore di smentita il Presidente del Consiglio. Capacità, innovazione, futuro: in Human Technopole l’Italia vuole creare il giusto mix di questi ingredienti per guardare al futuro con più ottimismo.

Twitter @fabioditodaro

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