Gli studi commissionati dall'Organizzazione mondiale della sanità dicono che wi-fi e cellulari non sono pericolosi. Ma la situazione va ancora monitorata
Già nel 1974, su indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, fu creato un primo gruppo di lavoro sulle radiazioni non ionizzanti, poi sostituito, nel 1992 dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection). Negli anni Novanta l’ICNIPR ha pubblicato le Linee guida per la limitazione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici variabili nel tempo e a campi elettromagnetici fino a 300 GHz, documento cui si ispirano varie norme nazionali e direttive europee. La Commissione ha confrontato tutti gli studi compiuti sull’argomento e ha valutato gli effetti diretti e indiretti delle radiazioni elettromagnetiche sul corpo umano per fissare dei limiti che fornissero una protezione adeguata, limiti di sicurezza volti a scongiurare il rischio di surriscaldamento degli organi interni e i conseguenti danni. Come sostiene il dottor Michael Repacholi, presidente dell’ICNIRP fino al 1996, il rischio che al di sotto di questa soglia si sviluppi un danno biologico non è da escludere ma non è stato ancora provato. In sostanza, per stabilire un potenziale effetto biologico negativo è necessario che il peso delle prove che lo dimostrano superi quello dei dati che affermano che non c’è alcun effetto. Considerati i livelli di esposizione, non è stato scientificamente dimostrato che le radiazioni emesse dalle reti wi-fi possano causare danni alla salute. Quindi, pur affermando la necessità di continuare a monitorare la situazione, sia l’Oms sia l’Istituto superiore di sanità invitano a installarle e usarle senza problemi.