Il prezzo da pagare per avere uno dei cervelli più evoluti in natura? Il suo invecchiamento precoce: una scoperta scientifica importante che può portare a molti sviluppi nel campo della prevenzione
Il cervello umano? Un organo incredibile, evoluto e con grandi capacità ma proprio per questo più fragile e sensibile ai danni dell’invecchiamento. È la conclusione a cui sono arrivate le ricerche più recenti dei neuroscienziati. Gli studi hanno messo in luce che le regioni più avanzate del cervello umano, in particolare la corteccia prefrontale, sono quelle più vulnerabili all’invecchiamento. Queste nuove ricerche, pubblicate su riviste internazionali come Science Advances e Nature e indicizzate in PubMed, gettano luce su un aspetto affascinante e inquietante dell’evoluzione umana: le aree cerebrali che ci rendono unici, permettendoci di sviluppare ragionamenti complessi e abilità cognitive superiori, sono anche le prime a mostrare segni di declino con l’avanzare dell’età. Queste scoperte, oltre al loro valore scientifico, possono contribuire allo sviluppo di strategie mediche per mantenere la mente attiva e la memoria brillante anche in età avanzata, grazie a cure e prevenzione mirate.

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Il paradosso dell’evoluzione: più intelligenti, ma più vulnerabili
I ricercatori hanno analizzato immagini cerebrali di centinaia d’individui per osservare quali aree subiscono il maggior restringimento della materia grigia nel tempo. I risultati indicano che le regioni del cervello che si sono evolute più recentemente negli esseri umani, come la corteccia prefrontale dorsolaterale e le aree associative, mostrano una maggiore suscettibilità all’atrofia rispetto a strutture più antiche come il cervelletto o l’ippocampo.
Questo suggerisce che il costo dell’evoluzione potrebbe essere proprio questa maggiore vulnerabilità all’invecchiamento: le capacità cognitive avanzate che ci distinguono dagli altri primati derivano da un’espansione massiccia di alcune regioni cerebrali, ma proprio queste aree sembrano deteriorarsi più rapidamente con l’età.

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Il ruolo della corteccia prefrontale
La corteccia prefrontale è fondamentale per il pensiero astratto, la pianificazione, il controllo delle emozioni e il comportamento sociale. Tuttavia l’analisi dei ricercatori ha evidenziato che proprio questa regione subisce una perdita di volume più accelerata rispetto ad altre parti del cervello. Questo dato è coerente con il fatto che, con l’invecchiamento, molte persone sperimentano difficoltà nelle capacità di memoria importanti per il lavoro (ricordare dati, ricollegare situazioni e informazioni…), nel problem solving e nell’adattamento a nuove situazioni.
Un aspetto cruciale della ricerca riguarda il confronto con i cervelli dei primati non umani che comunque, come noi, risentono dei danni dell’età. Gli studiosi hanno esaminato il declino cerebrale in scimmie come i macachi e gli scimpanzé e hanno scoperto che nei loro cervelli il restringimento è molto meno marcato rispetto a quello umano. Questo rafforza l’idea che le aree più recentemente evolute del cervello umano non siano state “progettate” per durare a lungo, ma per massimizzare le capacità cognitive durante l’età adulta e la fase riproduttiva.
Non tutte le aree cerebrali sono ugualmente vulnerabili. Secondo gli studi, le regioni più antiche del cervello, come il cervelletto e le strutture sottocorticali, tendono a mantenere una maggiore integrità strutturale nel tempo. Questo potrebbe spiegare perché alcune funzioni motorie e automatiche restano più stabili anche in età avanzata, mentre le abilità cognitive complesse sono invece più soggette al deterioramento.
Cervello e invecchiamento: questa scoperta aiuta la prevenzione
Queste scoperte hanno importanti implicazioni per la prevenzione. Capire quali aree del cervello sono più vulnerabili può, infatti, aiutare i ricercatori a sviluppare strategie mirate per preservare la funzione cognitiva con l’invecchiamento e proteggere il cervello dai danni prematuri. Inoltre, queste ricerche potrebbero aprire la strada a nuovi approcci terapeutici per contrastare il declino cognitivo e le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, sviluppando trattamenti mirati che agiscano sulle aree più vulnerabili.

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Consigli per mantenere il cervello “in forma” a lungo
La ricerca quindi avanza, ma anche noi possiamo impegnarci in prima persona per avere un cervello in forma a lungo. Ci sono alcune attività e abitudini di salute utilissime. Eccone alcune da seguire fin da giovani per proteggere mente, memoria, capacità relazionali, insomma tutto quello che serve per invecchiare bene e in salute!
Coltivare attività stimolanti
Mantenere la mente attiva attraverso attività cognitive stimolanti, come la lettura, la risoluzione di cruciverba o l’apprendimento di nuove abilità, come studiare una lingua straniera o sviluppare capacità digitali, contribuisce a preservare le funzioni cerebrali. Queste attività promuovono la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di adattarsi e riorganizzarsi.
Curare la qualità del sonno
Un sonno regolare e di qualità è essenziale per mantenere ottimali le funzioni cognitive. Durante il sonno il cervello si “rigenera” perché rimuove le scorie metaboliche attraverso il sistema glinfatico, ripristinando una corretta funzionalità dei tessuti cerebrali. Imparare i rudimenti dell’igiene del sonno è quindi molto importante.
Mantenere buone relazioni sociali
Mantenere buone relazioni sociali stimola il cervello e contribuisce al benessere mentale. Il confronto attivo con gli altri aiuta a mantenere la mente agile e reattiva. Un esempio? Gli anziani in gran forma e lucidissimi delle Blue Zone, aree del mondo in cui si invecchia bene e in salute, fra cui c’è la nostra Sardegna: lì le persone in età avanzata (a volte centenari), oltre a seguire una dieta sana e a beneficiare di una predisposizione genetica favorevole, vivono pienamente inserite nel contesto sociale, danno il loro apporto alla comunità e ne ricevono supporto e sostegno preziosi.
Lucia Fino