L'installazione dell'artista italiana Maria Cristina Finucci a Palazzo di Vetro fino al 19 ottobre mira a sensibilizzare sul problema dell'inquinamento della plastica negli oceani
La sua superficie ricopre un’area di circa sedici milioni di chilometri quadrati e si divide in cinque isole oceaniche. No, non stiamo parlando di uno stato, ma dell’enorme arcipelago di plastica che si trova nell’Oceano Pacifico, nell’Oceano Indiano e nel Mar dei Sargassi. Un accumulo avvenuto negli anni, di un’enorme quantità di rifiuti, soprattutto plastici (bicchieri, bottiglie, buste per la spesa, ciabatte, salvagenti, flaconi) dispersi e abbandonati in mare negli ultimi 50 anni. Un problema ambientale irrisolto dato che i detriti per la maggior parte non sono visibili a occhio nudo e a cui l’artista italiana Maria Cristina Finucci ha dedicato un’installazione chiamata Garbage Patch State: un messaggio al mondo per far capire l’uso scriteriato che nel pianeta si fa della plastica.
Dopo aver esposto l’opera a Venezia, Roma, Madrid e Parigi, l’installazione composta da sacchi di plastica e da tappi di bottiglie, da oggi campeggia al Palazzo di Vetro dell’Onu di New York dove vi resterà fino al 19 ottobre.
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Un’installazione per sensibilizzare al problema della plastica
L’inquinamento della plastica nei mari comporta molte problematiche dal momento che le specie animali finiscono per ingerirle provocando implicazioni disastrose sulla catena alimentare. Ma un altro problema correlato è che il manto di plastica agisce da filtro per i raggi solari e impedisce la fotosintesi di quella specie di alghe che sono proposte ad ossigenare il mare. «Per effetto della fotodegradazione i rifiuti plastici che dalle coste vengono trascinati dalle correnti al centro degli oceani sono ridotti in pezzi sempre più piccoli fino a diventare microscopici. Si forma così la famosa ”zuppa di plastica”, un brodo colorato formato da frammenti di varie dimensioni. Si stima una concentrazione media di 46.000 pezzi per miglio quadrato. Senza contare le particelle microscopiche che, in proporzione al plankton, sono in ragione di 6 a1. Vuol dire 1 parte di plankton ogni 6 di plastica!», commenta Maria Cristina Finucci.