Wise Society : Come sopravvivere all’iperconnessione da smartphone, internet e social

Come sopravvivere all’iperconnessione da smartphone, internet e social

di Andrea Ballocchi
14 Novembre 2018

La trasmissione Presa diretta ha evidenziato un problema: l’iperconnessione da smartphone, tablet e altri strumenti mobili. Come intervenire specie su bambini e ragazzi? La parola all’esperta Chiara Crivelli

Quante ore passiamo davanti al cellulare? “Da quando nel 2007 è entrato per la prima nella nostra vita, lo smartphone è sempre con noi” segnala la trasmissione Presa Diretta nel servizio intitolato “Iperconnessi”.

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Iperconnessione: nel mondo ci sono 7,8 miliardi di sottoscrizioni alla telefonia mobile contro i 7,5 miliardi di abitanti che popolano il pianeta, Image by iStock

SMARTPHONE, UNA TERMINAZIONE DIGITALE – Ormai gli smartphone sono un’appendice digitale, su cui trascorriamo una parte sempre più ampia della nostra vita. Nella trasmissione condotta da Riccardo Iacona sono stati presi in esame le abitudini di tre persone differenti. È una questione che tocca tutti noi: i ricercatori hanno studiato quanto si viva ormai in simbiosi con dispositivi tecnologici. Basti pensare che “oggi sulla Terra ci sono più schede SIM che persone”, sottolinea Presa Diretta, segnalando che si registrano 7,8 miliardi di sottoscrizioni alla telefonia mobile contro i 7,5 miliardi di abitanti. In Italia siamo terzi al mondo per diffusione capillare dello smartphone: più di 8 persone su 10 ne posseggono uno. Secondo i dati Apple, nel 2016 un utente medio ha sbloccato e attivato il suo Iphone 80 volte al giorno, che si trasformano in 30mila volte in un anno.

UN MILIARDO DI ANNI ONLINE – “Stiamo su Internet mediamente 6 ore al giorno, che moltiplicate ai 4 miliardi di persone CHE hanno una connessione, vuol dire che nel corso del 2018 passeremo un miliardo di anni online. Una montagna di dati e informazioni da cui praticamente non è più possibile staccarsi”, è il commento nel servizio, cui si offrono altri dati utili per comprendere quanto siamo iperconnessi. Il livello di iperconnessione è così alto che ogni giorno nel mondo viaggiano:

  • 150 miliardi di email
  • 66 miliardi di foto su Instagram
  • 42 miliardi di messaggi su Whatsapp

È talmente radicato l’uso che nove persone su dieci sono convinte che stia vibrando in tasca anche quando non accade ed è solo il frutto di piccoli spasmi muscolari.

DIPENDENZA E PATOLOGIE – Lo smartphone è divenuto “come il pupazzo della nanna”, afferma Laurent Karila, psichiatra francese specializzato nelle dipendenze. Una specie di copertina di Linus, che ci rassicura e ci rende meno ansiosi: “lo smartphone sono la stessa cosa a ogni età” prosegue il medico a Presa Diretta, accennando alla nomofobia, ossia la paura di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile.

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Il livello di iperconnessione è così alto che ogni giorno nel mondo viaggiano 150 miliardi di email, 66 miliardi di foto su Instagram, 42 miliardi di messaggi su Whatsapp, Image by iStock

È una delle patologie digitali di recente nascita, ma che già colpiscono molti utenti, specialmente gli adolescenti: e così c’è l’insonnia indotta dal bisogno di restare collegati in chat (vamping), che si collega alla patologia denominata “Fear of missing out”, ovvero il disturbo del sonno che colpisce il 15% degli adolescenti. C’è poi la tendenza compulsiva di scattarsi foto intime e inviarle in rete (sexting), se non la cybersex addiction, dipendenza da sesso virtuale, la net compulsion, ovvero la dipendenza dai giochi in rete, oppure insorgono problemi di autostima legati ai “like” presi per un post su Facebook o sugli altri social network.

POSSIBILI RIMEDI – Di fronte a questa situazione come porre un rimedio? Quali accorgimenti prendere? «Innanzitutto, il problema legato all’eccessivo uso dei social media comincia sin dalla tenera età. È basilare allora cominciare a educare i figli, fin da piccoli ad avere un giusto rapporto con questi strumenti», afferma Chiara Crivelli, psicologa e psicoterapeuta nel servizio. «Non è possibile vietare un utilizzo di questi device, ma servono regole sui tempi, modi e luoghi dove utilizzarli, abituando i bambini che il cellulare, per esempio, a tavola non va usato, come in camera da soli. Come da soli e in utilizzo esclusivo non vanno mai lasciati smartphone, tablet, strumenti di gioco. Lo stesso computer sarebbe meglio posizionarlo in un ambiente domestico in cui ci sia la possibilità di un uso controllato, anche se non invasivo, specie con i ragazzi».

Altrettanto importante, segnala la specialista, è anche fornire ai bambini e ai ragazzi degli stimoli esterni, delle proposte che possano spaziare dall’attività sportiva a quella che li possa coinvolgere in modo costruttivo senza impiegare tecnologie: «non vanno demonizzate le tecnologie, alcune patologie sono espressione di un disagio che non è causato da esse, anche se i device possono esserne un mezzo o un’espressione». Occorre che gli stessi adulti, i genitori «si relazionino con loro in maniera diversa: c’è bisogno di dedicare del tempo con i propri figli», conclude Crivelli. Il rapporto umano vince.

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